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18/02/2025
11/02/2025 OBICI
''Non sentiamo più la necessità di orientarci, ma piuttosto l'ambizione di perderci per ritrovarci in un posto diverso...''
Eccolo “Solipsistic Horizon”, il nuovo disco degli OBICI ovvero Francesco Armani e Maurizio Viviani. Parla di post-rock, di new-wave, parla di forme di pop e di ricorsive soluzioni melodiche davvero interessanti, in bilico tra un futurismo sfacciato e antichi classicismi figli di nuove avanguardie anni ’80. Colpisce l’attenzione dei palati in cerca di novità. Allo stesso tempo resta ancorato a chi non riesce troppo a staccarsi dalle abitudini della forma canzone.
Un disco dai mille piani di lettura di stile. Dal classico pop/rock a manciate di psichedelia, post-rock e new wave. E se volessimo definire una direzione, così per orientarci? ''Non sentiamo più la necessità di orientarci, ma piuttosto l’ambizione di perderci per ritrovarci in un posto diverso che speriamo migliore. In altre parole nemmeno noi abbiamo una definizione del nostro genere. Sicuramente abbiamo ascoltato e suonato molte cose diverse, assorbendo stili e sonorità a volte contrastanti. Ora cerchiamo di usare questi stili come un alfabeto per scrivere la nostra storia''.
“The Falling Pieces” è forse il mio brano preferito. Trovo potente anche l’elettronica e gli effetti sulla voce che la frammentano all’ascolto… allegorie che rendono visibili una caduta, un fallimento. Le aperture in maggiore mi richiamano alla rinascita. Forse condotto da pregiudizi miei, ha senso se vi dicessi che è questo il cuore del disco? ''Il brano è volutamente costruito sul contrasto tra luci ed ombre, sottolineato dall’alternanza tra maggiore e minore. Anche il testo parla di contrasti tra presente e passato, felicità e malinconia, vitalità e morte. Come spesso accade nella vita, anche nella canzone queste emozioni sono mescolate tra loro generando quel tumulto che esplode nel finale''.
“Fuzzy Blues” invece è il manifesto di sperimentazione di questo disco. La sperimentazione a quanto pare non avviene solo per i suoni ma anche per la scrittura melodica e armonica… anzi soprattutto per quella, o sbaglio? ''Credo che anche la sperimentazione ritmica sia da sottolineare in questo brano. Su questa abbiamo costruito uno degli episodi più particolari del disco andando a cercare il limite melodico e armonico. La sperimentazione è sicuramente uno dei motori principali che ci muove nella scrittura. La sfida è sperimentare riuscendo comunque ad arrivare al pubblico''.
Il singolo che troviamo in rete è in italiano. Ovviamente va in automatico la domanda: perché la scelta dell’italiano solo per questo brano? Sapete che forse avete acquistato qualcosa in più che il resto del disco pare non abbia? Ma non so dirvi cosa… che ne pensate? ''La domanda sulla lingua è sicuramente una delle più gettonate. Anche qui non ci siamo dati delle regole: Il testo di ''Catafalco'' è stato scritto e cantato da Maurizio in italiano perché lui ha scelto così, mentre gli altri testi li ho scritti e cantati io (Francesco) che ho preferito l’inglese. Il fatto che un brano in italiano dia qualcosa in più ci fa piacere perché dare qualcosa in più è uno dei nostri obiettivi''.
Tutto questo suono in due è riproducibile dal vivo? Oppure sul palco troveremo altri contributi? ''Dal vivo chiaramente non si può pretendere di portare tutto quello che si sente nel disco e quindi abbiamo scelto un approccio più “rock”, semplice e diretto. Le nostre prime esperienze live sono state al Veneto Rock Contest di Luca Norcia dove abbiamo vinto il premio della critica. In queste date ci ha aiutato Andrea Villi alla chitarra, che cogliamo l’occasione per ringraziare. L’obiettivo futuro è preparare un set completo che sia all’altezza del disco, ma aggiungendo un’ulteriore dimensione live''.