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14/01/2025
09/01/2025 OSAKA FLU
''Fare tesoro di ogni verso, usando tutto lo spazio per creare equilibrio e bellezza...''
Osaka Flu, non ci sentiamo da un po'. Quindi, come state? Che periodo della vostra vita state vivendo? ''Ciao ragazzi, noi stiamo bene. Siamo molto contenti di aver portato a termine questo disco e non vediamo l’ora di farlo ascoltare a tutti.
Ci abbiamo messo molto tempo (5 anni), ci siamo buttati in un’avventura enorme, un disco di 13 pezzi.
Tutti ci dicevano che non aveva senso, che un disco di 13 canzoni è una follia, ma noi siamo testoni, ci piace andare controvento.
Siamo soddisfatti, ma sappiamo che il vero lavoro inizia ora, tra preparare live, promozione e tutto quello che comporta l’uscita di un disco, soprattutto per una band indipendente, che si autoproduce, autopromuove e autofinanzia''.
"Mio caro me", il vostro nuovo singolo, è forse la sintesi di questo momento di vita. Spiegate la canzone a chi ancora non l'ha ascoltata... ''Abbiamo iniziato a scrivere il disco durante il confinamento della pandemia, ci confrontavamo in lunghe sessioni di videochiamata.
“Mio caro me” nasce da una lettera di Fitzgerald segnalata dalla nostra collaboratrice, Alice Vittoria; Daniele era rimasto particolarmente colpito e coinvolto dal contenuto e ha buttato giù diverse bozze a cui abbiamo tutti lavorato molto, non sempre con successo; tutto è cambiato quando Daniele ha tirato fuori il gancio di tutto il pezzo, l’intestazione della lettera, “Mio caro me”.
Ne è uscita fuori una lettera indirizzata a sé stessi, una riflessione schietta sulle proprie brutture, sulla strada da imboccare e sulle colonne portanti della propria vita. Lavorando sul testo abbiamo scelto di rispettare l’approccio della lettera originale di Fitzgerald, basato sulla schiettezza ma anche sulla leggerezza e l’ironia, non volevamo restituire un senso di malinconica riflessione, ma piuttosto uno slancio vitale scaturito da un denudamento, dalla volontà di guardarsi in faccia senza sconti e giustificazioni.
“Mio caro me” è un vademecum per il futuro basato sulle lezioni passate, ma ha un intento collettivo e corale, come sottolinea il verso “Pensa all’epoca in cui vivi, a dissentire e partecipare”, volto a ricordare a chi ascolta che la dimensione umana è intrinsecamente sociale. Il destinatario (e mittente) della lettera “Mio Caro Me” non può che immergersi nel mondo, nudo, onesto e consapevole che gli altri sono la salvezza e non l’inferno, e che talvolta si può rinunciare alla ricerca di un equilibrio, che possiamo anche lasciarci andare al caos, alla vertigine e alla poesia''.
L'ultimo vostro disco che abbiamo recensito è stato "L'Italia è fuori dal mondiale". Ci piacque molto, ma crediamo il vostro modo di scrivere da allora si sia evoluto. Avete lavorato in modo diverso o è stata una cosa naturale? ''Fare un disco è un esperienza che ti crea dei solchi nella pancia, come una lunghissima seduta di psicoterapia, solo che il terapeuta ti odia!
Quando abbiamo finito ''L’Italia Fuori dal Mondiale'' eravamo molto contenti, ma consapevoli che potevamo fare di meglio, dal punto di vista di sound e composizione.
Come per “L’Italia” ci siamo avvalsi dell’aiuto di Alice Vittoria Berti per la stesura dei testi e abbiamo usato lo stesso metodo di lavoro, ma lasciandoci più tempo per riflettere e affinare gli elementi testuali, dando priorità alla pregnanza espressiva dei versi, alle tematiche.
Soprattutto abbiamo scelto di raccontarci più onestamente, attraverso le nostre esperienze personali ed i nostri dolori, le incertezze; l’idea era quella di fare tesoro di ogni verso, usando tutto lo spazio per creare equilibrio e bellezza.
Non ci siamo accontentati, ecco.
Di solito dopo l’uscita di un disco, a forza di suonare e riascoltare i pezzi nei concerti, ci troviamo sempre a parlare di difetti e imperfezioni e anche questo ci ha spinto verso un lavoro più approfondito. É il bello di fare musica''.
Domanda semiseria: non siete mai stati contattati da qualche talent (X Factor...)? Ultimamente sembra che la scena rock alternative faccia gola in certe occasioni. Voi come la vedete? ''No, non siamo mai stati contattati da un talent, sinceramente non ci interessa. Siamo una band indipendente e vediamo il nostro gruppo come una piccola start up.
Partecipare a concorsi di quel tipo comporta la cessione dei diritti d’immagine e dei diritti sulle proprie canzoni. Per noi é sempre stato fondamentale mantenere il pieno controllo su quello che facciamo, fin dall’inizio ci siamo ripromessi di suonare mossi esclusivamente dall’amore verso la musica senza ricercare il consenso ad ogni costo, perciò non crediamo di essere adatti.
Abbiamo le idee molto chiare su quello che facciamo: ho paura che dentro un carrozzone del genere avremmo vita breve''.
Ci hanno detto che un nuovo disco è già pronto. Cosa ci avete messo dentro? ''Dentro ci sono tutti e 5 questi anni di lavoro, tutta la paura, la vita, la gioia, le scoperte e i viaggi. Abbiamo cercato di frugarci dentro e raccontare quello che abbiamo incontrato di nuovo e spaventoso.
Inoltre in questo disco abbiamo voluto fare diversi esperimenti compositivi, ci sarà un pezzo rap, un pezzo pop, un sintetizzatore e per la prima volta tutti i membri della band cantano delle canzoni.
Abbiamo anche messo più attenzione nella scrittura dei testi cercando di sfruttare al massimo lo spazio delle canzoni per esprimerci''.
Un grazie per aver passato del tempo con noi. Salutateci a modo vostro... ''Ciao Belve!''.