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11/12/2024   PoST
  ''La nostalgia è un punto di passaggio nell'elaborazione di un percorso mentale...''

Il nome per esteso suona così: Proud of Serving Tuna. Sono i PoST che ci regalano l’ascolto di "Ten Little Indies”, disco di spiccata matrice pop-rock americana, di forme decisamente meno attente alle mode radiofoniche e per questo promettono una ricerca personale ben mirata. Nella tracklist spazio anche per un brano cantato in italiano che non so bene quanto giovi all’identità del progetto. Di certo la band torinese sa bene di aver messo sul tavolo di gioco un disco che non si appoggia su melodie accattivanti ma chiede l’ascolto e l’immersione anche con un certo grado di leggerezza (che non significa superficialità).

Ho come l’impressione che si stia tornando piano piano al suono suonato… che ne pensate? ''Ci speriamo e qualche segnale sembra esserci. Non siamo certamente contro la tecnologia, anzi, ma la possibilià di farsi un disco in cameretta con il pc o il telefono, in molti casi sta alimentando un calderone di musica, definita oggi come “indie”, che suona tutta uguale. Per noi l’indie è un’altra cosa''.

Che titolo particolare… chi sono i dieci piccoli indiani? Chi o cosa rappresentano? ''Qui giochiamo con le parole parafrasando il titolo di una nota filastrocca americana. In realtà le dieci “indies” sono i brani del disco, raffigurati sulla copertina con altrettante figure umane. Dieci punti fermi a cui aggrapparsi, il nostro rifugio dal caos''.


E anche il moniker che vi portate dietro: Proud of Serving Tuna. Cioè? Chi è il tonno, se è giusta la traduzione? ''Tutto nacque da una sorta di gioco, di scherzo. Ad un certo punto ci accorgemmo che il nome “PoST” dava qualche problemino di rintracciabilità nel mondo del web in espansione. Pensammo che associarlo ad un acronimo avrebbe aiutato, ma non ci veniva in mente nulla di particolare. Finché un giorno saltò fuori quest’assurdità dei “servitori di tonno”. Era talmente senza senso che lo adottammo''.


Quanta biografia e quanta provocazione sociale c’è dietro tutto questo? ''C'è della biografia nelle esperienze citate nei testi, relativamente a situazioni proprie ed altrui. Alcuni brani invece (soprattutto “Shine” e “More”) derivano da fenomeni sociali od eventi specifici, rivisti attraverso i nostri occhi''.

In particolare in brani nostalgici come “My City” o nel brano in italiano… l’accettazione o la provocazione verso altro? ''Abbiamo trattato la nostalgia come elemento della sfera di coscienza in alcuni brani. In “My City” la si prova pensando alla propria città, in “Non dirmi che” riguarda la perdita di una persona dalla propria vita. E' un punto di passaggio nell'elaborazione di un percorso mentale, senza dover essere per forza dominante, porta ad un ragionamento sulla propria condizione''.