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20/12/2024
26/11/2024 MAITEA
''Se un artista ha una sua personalità intrinseca, questa emerge anche in generi diversi...''
Eccola l’ultima traccia di un esordio omonimo che segna il nuovo presente di Maitea. Si intitola “Vento” questo singolo che troviamo in tutti i canali di promozione discografica. Il testo, divertente e autoironico, invita a smettere di aspettare che le cose succedano e a prendere in mano le redini della propria vita, senza aspettare che il vento sia favorevole: sono gli esseri umani stessi a dover diventare “vento”. Una riconoscenza urbana dentro un profilo decisamente pop. Interessante il suo piglio vocale dai colori scuri, quasi blues…
L’elettronica di questo brano sembra tornare indietro nel tempo... o sbaglio? ''Non sbagli, nella strumentale abbiamo inserito degli elementi che richiamano la synthwave, sottogenere dell’elettronica che si rifà a sonorità anni ’80. La cosa divertente è che questo brano inizialmente aveva tutt’altra impronta, ma poi insieme a Marco Sirio Pivetti di Metrò Rec, con cui ho prodotto l’album, abbiamo provato a sperimentare un po’ e lo abbiamo stravolto, divertendoci tantissimo''.
La copertina di questo primo disco è decisamente semplice e molto poco “moderna”... un richiamo anche questo? ''Essendo il primo album abbiamo voluto inserire alcuni elementi che mi rappresentano sia come musicista che come persona. Io sono una grande sognatrice, sempre con la testa tra le nuvole, e un altro elemento che mi caratterizza è che sono molto legata agli elementi naturali, che inserisco spesso anche nei miei brani, associandoli a stati d’animo. Con la fotografa Lorenza Daprà e con il grafico (nonché mio ragazzo) Daniele Brusinelli abbiamo cercato di ricreare un immaginario sognante, fuori dal tempo, malinconico, nostalgico e in un certo senso “vintage”''.
Che poi, a proposito di richiami, sembra qualcosa di religioso… ''Religioso direi di no, lo definirei piuttosto spirituale, etereo''.
Un synth pop che arriva da dove? Radici e idee? ''Bella domanda… le mie influenze sono varie e penso che ascoltando l’intero album questa cosa si percepisca. Ci sono brani legati al mio animo più rock, come “Armatura” e “Chissà”, brani più intimi ed eterei come “Neve”, che presenta anche degli elementi elegantemente soul, e “Foglie sparse”, altri ancora di gusto più indie pop. Le sonorità synth pop di “Vento” si ritrovano ad esempio anche nel brano di apertura “Sogni a metà”, forse proprio per questo li abbiamo messi ai due estremi, per creare una forma ciclica. Sono consapevole che il mercato musicale spesso richieda una presa di posizione in quanto a genere, perché così il “prodotto” musicale è più facile da “vendere”, ma io sono dell’idea che non ci si debba limitare troppo e che se un artista ha una sua personalità intrinseca, questa emerga anche in generi diversi. In particolare, essendo questo il mio primo album ho voluto farlo divertendomi, senza impormi troppi paletti e soprattutto mostrando le varie sfumature che fanno parte di me''.