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29/10/2024   STREA
  ''Esistono strumenti, tra cui l’arte, per provare a riscrivere le proprie storie...''

Benvenuta Strea (Irene Ettori). Dalle note Bio si legge che molto presto hai cominciato a studiare canto e pianoforte. Agli inizi, con quali generi musicali ti sei approcciata? ''Mi sono appassionata fin da subito al mondo e alle vocalità del Rock, da bambina uno dei primi ricordi musicali che ho è l’audiocassetta di ''Made in Japan'' dei Deep Purple di mio padre e da adolescente, dopo un’inizio in cui sono stata rapita dai primi lavori di Elisa, sono tornata al Rock. A 15 anni mi sono innamorata di Freddie Mercury e da lì sono poi passata a varie band sia contemporanee che storiche del Rock e dell’Hard Rock''.

Prima di arrivare al tuo debut-album “Gold and mess” che esce in questi giorni, come ti sei mossa a livello discografico e quali sono stati gli incontri che ti han sostenuto in questo percorso? ''Il mondo della discografia è stato in realtà abbastanza lontano dal mio percorso iniziale in cui sicuramente centrale è stata invece la “gavetta” con le varie cover band e situazioni live in cui ho avuto modo di cantare, per fare esperienza e conoscere la mia vocalità. Ho iniziato a concretizzare il lavoro da cantautrice nel 2019. Indubbiamente sempre rilevante è stata la presenza di Nicola Sanzogni alla chitarra con cui ho modo di collaborare da tanti anni, e successivamente di Nicola Panteghini, altro chitarrista del progetto, che ci ha aiutati a capire come orientare meglio la creatività''.

Indubbiamente si tratta di un album denso, poetico e passionale, nel quale i tuoi testi sono ben messi in evidenza dalla tua bella voce. Quali messaggi sono percepibili nei 7 inediti inclusi? ''Gold and Mess è indubbiamente nato in un momento emotivamente molto carico della mia vita. I brani non vogliono lanciare messaggi, sono un modo di riflettere attorno a tematiche dolorose che mi è tornato molto utile e ritengo prezioso. Forse quindi il messaggio è quello che esistono strumenti, tra cui l’arte, per provare a riscrivere le proprie storie''.

Nella tracklist, sono presenti anche 2 cover e 1 presenza prestigiosa. Ce ne parli in dettaglio? ''Sono molto vicina al mondo delle cantautrici femminili che hanno arricchito gli anni '80 e '90. Fare un tributo a una delle “capostipiti” di questa generazione era quasi dovere così ho pensato al brano iconico di Kate Bush, ''Running Up that Hill''. Il tributo agli Anathema con ''The Lost Song pt. II'' è anch’esso molto vicino ai miei ascolti. Apprezzo molto i lavori della band e questo brano mi è rimasto nel cuore. La collaborazione con Colin Edwin è nata grazie ad Alessandro Pedretti, che ha curato le parti di batteria nell’album. Ha avuto modo di lavorare con Colin in alcuni progetti e, dopo aver sentito la demo di ''Ophelia'', ha subito avanzato l’idea di proporla a Colin. Vederlo prendere parte a quest’album è una delle emozioni più grandi che questo progetto mi ha regalato''.

Già 4 i singoli estratti : “Ophelia”, “Hazel”, “Running up that hill” e “July”, a dimostrazione che l’album include tanti brani di un certo effetto. Con quale criterio li hai scelti: per intensità emotiva, per profondità tematica, oppure? ''Sono indubbiamente legata a tutti i brani dell’album e la scelta è stata difficile. Ho cercato di scegliere qualcosa che desse una panoramica ricca e chiara del lavoro sia dal punto di vista musicale che dal punto di vista testuale e tematico. ''Ophelia'' era un mondo che andava assolutamente presentato. Il rimando a Kate Bush era d’obbligo e ''Hazel'' e ''July'' sono due ballad molto intense, una, ''Hazel'', si apre ad una dimensione più speranzosa, l’altra, ''July'', è forse il brano con il carico emotivo maggiore dell’intero album, più cupo e introspettivo. Era un contrasto che andava presentato''.

Nel 2022 sei stata finalista di Area Sanremo. Presumo esperienza positiva ma che poi non fa seguire uno sviluppo importante. Com’è andata e cosa hai imparato in quel contesto? ''L’esperienza è stata indubbiamente interessante e soprattutto inaspettata. Mi sono divertita e ho potuto esplorare un po’ il mondo più pop della musica italiana. Ho capito che indubbiamente la dimensione che mi appartiene di più è quella più alternativa e meno commerciale, ma è stato interessante entrare a contatto con tanti artisti e vedere qualcosa di diverso''.

Il tuo cantare rimanda a stilismi di Elisa, Tori Amos, PJ Harvey ed altre storytellers. Sono questi i nomi ai quali ti ispiri maggiormente o ce ne sono altri? Nel salutarti, ci segnali le prossime date live? ''Elisa e Tori Amos sono indubbiamente dei riferimenti molto importanti. Un altro riferimento vocale che mi ha fatto avvicinare al canto è senza dubbio Amy Lee degli Evanescence, che ha accompagnato la mia adolescenza. Crescendo è poi subentrato un grande interesse per il mondo progressive: Steven Wilson, sia nei lavori solisti che con i Porcupine Tree è indubbiamente stato un elemento molto presente nei miei ascolti insieme a Pain of Salvation, Dream Theater, Anathema e Symphony X. Per quanto riguarda i live, sono molto contenta di potervi annunciare i primi:
15\11 Il Baretto - Monastier (TV)
16\11 Arci Soresina (CR)
24\11 Dal Palco di Casa Mia - live streaming
06\12 Esotericproaudio Theater - Villafranca Veronese (VR)
14\02 Bottega Roots - Casa del Popolo - Colle Valdelsa (SI)
(Max Casali)