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17/10/2024   FABRIZIO MOCATA
  ''Qualsiasi sia il livello di ascolto, la musica ha una funzione sociale...''

Come descriveresti il tuo approccio alla musica tango? Ci sono elementi innovativi che hai cercato di integrare? ''Il mio incontro con il Tango avviene nell'anno 2000, da allora è stata una musica in cui mi sono riconosciuto e che ho appreso non solo nella sua forma musicale, ma anche nella sua essenza sociologica. Parto dal presupposto che un grande contributo nella creazione del genere è venuto proprio dai nostri emigranti nel Rio della Plata. I cognomi dei protagonisti del genere sono tutti italiani (Troilo, Bianco, Contursi, Esposito, Manzi, D'Arienzo, Di Sarli, Pugliese e ovviamente Piazzolla). Il mio approccio è di continua curiosità e anche di una profonda voglia di innovazione coniugata con il rispetto per la tradizione. Nel corso della mia carriera l'ho legato al belcanto italiano insieme al tenore Fabio Armiliato, facendo il tributo a due grandi interpreti e compositori, uno argentino e uno italiano, Carlos Gradel e Tito Schipa. Ho anche creato lo “Swango” che, mescolando lo swing e il tango in una fusione di strutture musicali e di accenti, identifica la cellula comune dei due generi. Entrambi i generi, in luoghi diversi, sono nati dalla fusione della cultura europea e di quella africana, mutuando ritmi e strutture di entrambe le culture per la creazione di un nuovo linguaggio. Nel tango utilizzo anche molto l'improvvisazione e le armonie complesse del jazz, senza però perdere mai la cantabilità tipica del genere''.

Qual è il messaggio che speri di trasmettere attraverso la tua musica? ''La mia musica è sempre nata dall'incontro e dalla condivisione, che per me sono valori fondamentali, perché ci aiutano a superare tutte le barriere culturali e sociali che l'ignoranza ci suggerisce. Mentre da un lato si sbandierano concetti di “Politically correct”, troppo spesso vedo nella pratica di tutti giorni sentimenti di rabbia e di intolleranza diffusa, che sono il male di oggi. Spero che la mia musica riesca a trasmettere questo senso di incontro, perché qualsiasi sia il livello di ascolto la musica ha una funzione sociale, che porta e stimola il benessere individuale e collettivo. Quello che la musica può fare è veramente magico e poderoso. Non è un caso che sia tra i soci fondatori, insieme a Fabio Armiliato, della Fondazione Daniela Dessì, e che si stato scelto come formatore da Mind 4 Children di Daniela Lucangeli''.

Qual è stata l'ispirazione principale per il tuo album candidato? Ci sono storie particolari dietro alcune delle tracce? ''“Tangos Cruzados” è il racconto di un incontro con l'argentino Franco Luciani, con cui condividiamo la stessa visione della musica. Le due sessioni di registrazione sono state svolte in Italia, a Vinci (FI) nello studio Mulino del Ronzone e l'altra a Buenos Aires nello studio liberty, con la partecipazione del contrabbassista Pablo Motta. Abbiamo fatto un incrocio di culture ma anche di genere, suonando un celebre tango in tempo di vals e un celebre vals in tempo di tango. Le tracce registrate erano molte di più, ma abbiamo fatto una attenta selezione perché nel disco tutto fosse riferito direttamente al tango. Tra gli incroci del disco il brano composto da Franco “Pazza e sensibile” è stato scritto in Italia con un titolo italiano, mentre il mio “Cruzando aguas” è stato scritto a Buenos Aires con un titolo in spagnolo. Riguardo a questo pezzo era stato già pubblicato in un predente lavoro discografico (cui ha dato il titolo) con il violinista argentino Fabian Bertero e i musicisti uruguayos Julio Cobelli e Jorge Pi. Quando abbiamo suonato il brano, Franco ha detto che voleva a tutti i costi registrare una sua versione, e forse questa è stata proprio la molla che ha fatto scattare la voglia di condividere un lavoro discografico. Anche altri particolari del disco mostrano questo incrocio, come la copertina, nata da una foto dell'argentino Mariano Bereseartu elaborata dall'Italiano Lorenzo Moriconi. La realizzazione sonora con l'argentino José Libertella per la sessione di Buenos Aires e l'Italiano Sergio Zanforlin per la parte italiana. La stampa italiana è stata supportata da FaiTango''.

Ci sono aspetti del tango che pensi meritino maggiore attenzione o valorizzazione nel panorama musicale attuale? ''Penso che si debba far conoscere il tango di oggi. In Italia siamo legati a una serie di cliché che già non esistono più. Chi pensa al tango con l'abito gessato e la rosa in bocca non sa che oggi li tango è musica viva. In Italia abbiamo conosciuto la versione del liscio, per nulla coerente con la realtà musicale del genere. Il Tango oggi è un campo aperto dove confluiscono anche sonorità moderne e c'è grande spazio per la creazione e l'improvvisazione. Di contro, ci sono anche molti fenomeni di orchestre “cover” che eseguono il repertorio nello stile della “Epoca de oro”. Per certi versi, essendo anche un jazzista, noto che molto spesso trovo più libertà nel fare tango, mentre trovo a volte che molti ambienti jazzistici siano un po' ingessati in convenzioni e settorializzazioni che portano molti bravi musicisti a seguire un mainstream che spesso non li rappresenta. In buona sintesi, il tango di oggi è una musica di grande respiro e di assoluta nobiltà musicale, che anela a un respiro universale. Non a caso è stato recentemente denominato anche patrimonio dell'umanità dall'Unesco''.