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23/07/2024   ROBERTO GROSSI
  ''Una bella canzone è tale se lo è anche ascoltata solo con chitarra e voce...''

Eccolo "Le stelle della sera", dentro cui c’è spazio anche per quella “Neve” che aveva raggiunto un buon successo con i suoi Subbuglio!. Oggi cambia rotta Roberto Grossi e pensa ad un suo percorso personale: un disco che vede anche la direzione artistica di HELLE e che sfoggia un pop d’autore raffinato e per niente presuntuoso, pulito, solido di classicismo e mestiere. Perché parliamo di artisti che ormai hanno nel DNA quell’artigianato musicale che fa la differenza… anche dentro canzoni semplici di nessun tipo di avanguardia.

Partiamo da questo titolo assai “dalliano" come direbbe qualcuno… vero? ''Il titolo è semplicemente quello della prima canzone. L'ho scelta come apertura dell'album perché è tra quelle che forse rappresenta meglio molte delle atmosfere che si ritovano un po' in tutto il disco, originate dalla sperimentazione di sonorità elettroniche senza rinunciare al calore di stumenti più tradizionali''.

Che poi il suono non riesco a geolocalizzarlo nel tempo: moderno per alcuni aspetti, antico per molto altro. Mi aiuti? ''Hai colto l'essenza di questo lavoro. Come accennavo prima, abbiamo cercato di sviluppare un progetto musicale che affonda le sue radici nella tradizione della canzone d'autore ma che ricerca e sperimenta sonorità contemporanee''.

Nel disco troviamo la firma artistica anche di Helle. Una giovanissima che ha dimostrato di tornare all’essenza della canzone d’autore partendo da un suono digitale. Come ti sei trovato a lavorare con lei? ''L'incontro artistico con Helle è stata un'esperienza straordinaria, credo che rappresenti il futuro della musica italiana, per me è stato ed è un privilegio lavorare con lei a questo progetto''.

Girandosi attorno, secondo te… si sta tornando alla sintesi e ad una dimensione classica, quasi da purista della canzone pop? ''È una domanda difficile. Oggi, credo per fortuna, non esistono modelli che indentificano la nuova canzone d'autore. C'è, spero, una nuova consapevolezza che senza contenuti importanti ed emozioni da trasmettere, anche il più bello degli arrangiamenti è in fondo fine a sé stesso. Una bella canzone è tale se lo è anche ascoltata solo con chitarra e voce. Detto ciò, a me personalmente, piace essere talvolta un po' più "barocco" nella parte musicale e non troppo scarno''.

Nel disco ripeschi anche “Neve” dei tuoi Subbuglio!… perché questo “amarcord”? ''Per diversi motivi. Intanto questo mio album in qualche modo racconta anche da dove provengo, mette un punto e apre un nuovo progetto musicale: per questo motivo ho inserito anche alcuni brani provenienti da quella esperienza che però non erano mai stati pubblicati prima in un disco. In particolare "Neve" è un brano a cui sono molto legato per ragioni personali e anche perché ci ha suonato la fisarmonica un musicista straordinario, Nico Rosa, che oggi non c'è più. Rispetto alla versione precedente c'è un nuovo mixaggio del sempre bravissimo Marco Barusso e, soprattutto, la voce di Chiara Buratti, un'amica e artista davvero molto speciale''.