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28/05/2024   PETRIGNO
  ''La sofferenza ed il dolore portano dentro una potenza immensa...''

Si parla spesso d’amore, Petrigno racconta l’apocalisse. Cantautore, polistrumentista e illustratore, Petrigno sin da piccolo naviga tra la musica e il disegno facendo coesistere le due cose e lasciando che l’una ispiri l’altra. Il suo battesimo musicale comincia con il punk ma presto B.B. King e il blues diventeranno la sua principale ossessione. Iniziano le prime collaborazioni, tra le quali spicca quella con il cantautore Fabrizio Cammarata, e presto arrivano anche i primi esperimenti discografici e i tour nazionali e internazionali. ''La lingua del Santo'', primo album solista di Petrigno, nasce a seguito di un lacerante lutto che spinge il cantautore ad abbandonare Palermo, sua città natale, e a trasferirsi in una casa immersa nel bosco laziale.

Petrigno, cantautore e polistrumentista, hai da poco pubblicato il tuo primo album solista, sei soddisfatto di questo lavoro? ''Assolutamente sì, abbiamo messo tutto l'impegno e il dolore che avevamo per riuscire a ricreare quello che avevo in testa e nel petto, dico abbiamo perché tutti coloro che hanno partecipato alle registrazioni hanno dato davvero tutto comprendendo bene l'idea che c'era dietro''.

Ascoltando l’album affiorano sentimenti come sofferenza e solitudine, pensi che il dolore si trasformi sempre in qualcosa di buono, come in questo caso? ''Il dolore va incanalato e adoperato a nostro vantaggio, non credo che sempre si trasformi, io ho sentito il bisogno di trasferire tutto all'interno dei brani. Ma a volte, e anzi troppo spesso, si trasforma in morte e autodistruzione. Ma la sofferenza, il dolore portano dentro una potenza immensa che come dicevo però va incanalata, in musica, in pittura, nella scrittura, in qualcosa comunque''.

Come è nata la collaborazione con Valerio Mina, tuo attuale produttore? ''Conosco Valerio da tantissimo tempo, sapevo che lavorava in uno studio molto bello e conoscevo anche Angelo di Mino, il proprietario e super musicista. Con Angelo abbiamo condiviso musica e serate e sapevo che il suo gusto era affine al mio, lui è un musicista grandioso e un grande amico, gli ho mandato dei brani registrati in casa in un periodo molto duro per me e lui li ha sposati subito, mi ha richiamato subito dopo il primo ascolto. Lavorerei così sempre, è stata una grande esperienza. Il suo lavoro è stato fondamentale in ogni sua fase sia come musicista che come producer che come sound enginner, in tutto''.

C’è una traccia dell’album alla quale sei più legato? Se sì perchè? ''Sono legato ad ogni singola traccia e, ad ognuna, per un motivo a se. Certo "Tu lo sai" è una caduta dentro un vulcano mentre stavi passeggiando in un campo di margherite, parla e si rivolge ad un amico che non c'è più e mi ha lacerato, mi ha condannato ad una galera eterna. Quindi forse quello è il più importante per me''.

Come nascono le canzoni di Petrigno? Parti dal testo o dalla musica? ''Non c'è quasi mai un'idea di base, può nascere musica e testo contemporaneamente, se scrivo poi ovviamente metto la musica ma se sto suonando arrivano le parole contemporaneamente a cascata''.

Hai lasciato Palermo per trasferirti sulle colline laziali, i luoghi dove hai vissuto hanno influenzato, in qualche modo, la tua musica? ''Ho abitato a Tolfa per quasi due anni, all'interno di un bosco meraviglioso, insieme al mio cane, e sì, è stato molto influenzato tutto il lavoro di stesura, tra animali selvatici, corvi, cinghiali, lepri, e una vegetazione assurda e bellissima e spiazzante. Nebbia da non vedere nulla, camino, legna da tagliare. È stata un'esperienza molto forte. Ma viene comunque tutto da una base solida che è stata quella a Palermo''.

Sogni nel cassetto? ''Non smettere mai di fare musica e di disegnare''.