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28/05/2024   BRUNO GENÈRO
  ''Ho utilizzato le macchine per ricreare i suoni delle savane, delle foreste e dei mercati africani...''

Tanti anni passati nel continente che affascina, denso di magia, di spiritualità e di futuro. L’Africa l’ho sempre vista così… come il futuro di una radice antica. Si mescola il tempo e il suo stile anche dentro “Ekùn”, questo nuovo disco del grandissimo Bruno Genèro che sceglie l’elettronica e il polso di Alain Diamond per colorare un vinile 180 gr. e un suono che fondamentalmente parla di vita. Ed è per questo che ora indaghiamo sulla vita, sull’uomo, sulle sue macchine…

L’uomo e la macchina si incontrano. Chi vince? Se c’è un vincitore… ''A mio avviso entrambi sono vincitori. Il motivo per cui da tempo desideravo realizzare un album avvalendomi della musica elettronica è molto semplice: il groove. Questo è l'elemento che accomuna davvero la musica africana e la techno-dance-house: l'essere strettamente legate al “muoversi”. Ho utilizzato le macchine per ricreare i suoni delle savane, delle foreste e dei mercati africani che mi hanno accompagnato in tanti viaggi e avventure, arricchendo la mia immaginazione e ispirazione. Penso che noi siamo fatti di tante 'cose' e questa ricerca mi ha permesso di scoprirne alcune in più''.


E ancora, possiamo vederla in altro modo: l’uomo si serve della macchina o è il contrario? ''Nel mio caso, sicuramente l'uomo si è servito delle macchine. L'elettronica mi ha permesso di aumentare la risonanza naturale del mio djembe, arricchendolo di frequenze contemporanee. Ho utilizzato i suoni analogici dei miei tamburi, accordati accuratamente fra loro, per dare un colore interessante alle macchine attraverso le ritmiche e, soprattutto, grazie alle pronunce e ai fraseggi delle poliritmie africane, risultate poco codificabili dall'elettronica. Le macchine sono un risultato tecnologico amplificato all’ennesima potenza creato dall’uomo; danno la possibilità di viaggiare nell’intero pianeta e “oltre”, restando seduti in uno studio''.

E tu e Alain come avete dialogato? Chi ha seguito o contaminato chi? ''Nell’estate del 2019 sono arrivato in studio dal dj producer Alain Diamond con una valigia piena di avventure ed esperienze, vissute viaggiando per oltre 30 anni in tre continenti con il mio tamburo. Gli ho chiesto di aiutarmi a costruire una nuova forma all’interno del mio linguaggio musicale e lui è stato molto bravo a mettere le proprie competenze al servizio di questo progetto e a leggermi dentro. A poco a poco ha imparato a conoscermi attraverso le varie storie che gli raccontavo, che sono state la base del nostro incontro e del lavoro svolto in studio. Con lui ho potuto scoprire e imparare l’uso delle macchine, che mi han dato la possibilità di ricreare quelle atmosfere vissute sul territorio africano, ancora fortemente vivide nella mia memoria emozionale. Alain, invece, ha avuto con me l’occasione di conoscere il linguaggio e le poliritmie del djembe, tamburo dell’Africa occidentale, territorio dell’epico ex regno Mandé (XIII sec.), rimanendone affascinato. Nella produzione di “EKÚN”, la bussola è stata proprio la fusione di ingredienti digitali e analogici sempre in un sottile equilibrio, che ci ha portato in un entusiasmante tuffo nell’ignoto''.

Perché l’Africa? Che cosa significa questa terra e quel certo modo di stare al mondo? ''Avevo 17 anni, ero a Parigi e studiavo per diventare un batterista jazz. Una sera, scendendo nel metro di Montparnasse, ho sentito per la prima volta i tamburi africani suonare, e lì c’è stata una vera e propria chiamata. Così decisi di seguire il suono di quello strumento, che ancora oggi non ho abbandonato. In tanti anni trascorsi sul territorio africano, ho avuto l’opportunità di entrare in contatto con me stesso proprio attraverso quelle culture e saggezze antiche, creando una risonanza che mi ha portato ad una profonda ricerca personale e spirituale, attraverso il linguaggio musicale. Posso dire realmente che in tutti questi anni sono riuscito a identificarmi con uno strumento che non mi appartiene di cultura, ma che è stato il canale perfetto per la mia espressione personale e professionale''.

E non hai mai pensato ad un video ufficiale che provenisse da quella terra? ''L’Africa ha contato e conta molto per me, ma il viaggio deve continuare. L’esigenza di fare un album con base elettronica mi ha portato a lavorare ad un video che uscirà a breve, con un’impronta fortemente urbana nella forma, ma con un’essenza di legno e pelle, legata alla terra africana. “EKÙN” rappresenta chi sono oggi, senza bandiere e senza frontiere, dove le esperienze confluiscono in un suono oltre tempo''.