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21/05/2024   NOVAMERICA
  ''Nel corso degli anni, ho trovato significati nei miei testi che non avevo considerato quando li ho scritti...''

La vita di un trentenne contemporaneo dentro gli stilemi di un synth pop anni ’80. L’intento di Novamerica, all’anagrafe Carlo Cerclin Re, è quello di portare nelle nostre abitudini un suono altro che arriva da America e Inghilterra, come ci dirà. Su questo punto mi trova un poco perplesso, visti i risultati di questo lavoro che comunque trovo interessanti ma non certo densi di unicità. È da indagare sicuramente… “A nessuno piace lavorare” è sicuramente un disco di pop indipendente, sicuramente un concentrato di liriche mature e ben affilate… il mix di tante cose però sembra riportarci proprio in quel tempo famoso che citeremo a seguire…

C’è un velato gusto retrò ma neanche tanto velato. Il passato è un punto fermo per te? ''Gran parte dei miei ascolti, soprattutto riguardo alla musica italiana, consiste principalmente di brani che risalgono al massimo ai primi anni '90. Per cui è ovvio che ne risenta l'influenza, ma in realtà non vorrei che il passato diventasse un punto di riferimento fisso; piuttosto, vorrei guardare avanti. Alcuni brani, come "Dio è diverso da lei" o "A due che come noi", a mio avviso, non suonano retrò''.

E a tal proposito si respira forte quel gusto indie pop che The Giornalisti e compagnia bella hanno sdoganato. Le tue radici quali sono? ''Le mie radici sicuramente non risiedono nell'indie pop italiano; l'unica band italiana attuale di cui apprezzo il sound sono i Verdena. Probabilmente io e gli altri artisti italiani contemporanei siamo influenzati dagli stessi cantautori del passato''.

Ironia: non la mandi a dire ma certamente, tra una allegoria e l’altra, denunci lo stato di cose e con molta verità. Pensi che il messaggio arrivi come deve? ''Penso che le canzoni siano estremamente interpretative. Da una parte, spero che il mio messaggio raggiunga il pubblico, ma dall'altra mi piace l'idea che ciascuno possa vivere i testi a modo proprio, basandosi sulle proprie esperienze di vita. Anche io, nel corso degli anni, ho trovato significati nei miei testi che non avevo considerato quando li ho scritti''.

Questa immagine di copertina: una scritta vera trovata sul muro? Oppure una realizzazione fatta all’occorrenza? ''La scritta è stata creata appositamente per la copertina; l'idea del titolo mi è venuta mentre leggevo la raccolta di poesie di Pavese "Lavorare stanca", la quale in qualche modo mi ha suggerito questa frase. Successivamente, insieme al mio graphic designer Lorenzo Fanton, abbiamo pensato alla scritta sul muro del bagno, come se qualcuno l'avesse voluta scrivere per frustrazione, ma in modo un po' ingenuo''.

Il suono di Novamerica? Anche qui: passato o futuro? Cosa stai inseguendo? '' Vorrei portare nella musica italiana il sound che si sente in Inghilterra, America o Australia, lo fanno in pochi e pochissimi lo fanno bene''.