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03/04/2024   FAVERAVOLA
  ''La musica senza un supporto tangibile lascia molta tristezza...''

Inizierei, non a caso, con il più classico incipit di una bella fav(ea)vola: “C’era una volta una Contea dei sette castagni ed un Castrum Zumellarum”…

Eh già, quel lunghissimo arco temporale di ben dieci secoli che convenzionalmente viene denominato Medioevo, è stato, e continua ad essere, un’inesauribile fonte di ispirazione per numerose band di area progressiva (e un patito del “Mago Merlino delle tastiere” Rick Wakeman come chi scrive non può non ricordare il suo classico ''The Myths and Legends of King Arthur and the Knights of the Round Table'', A&M, 1975) e metallica (Iron Maiden e Saxon su tutti, per limitarsi alla NWOEHM), soprattutto i secoli centrali, con i motivi più noti e ricorrenti, pur se stereotipati, quali castelli, cavalieri in lotta con avversità di ogni genere, draghi compresi (pensiamo alla saga di Beowul per citare un classico della letteratura inglese) alla conquista di dame affascinanti e proibite nell’ambito dell’amor cortese. Il tutto all’insegna di una componente fondamentale (se non caratterizzante rispetto alle altre specie) della più profonda natura di Homo Sapiens di tutte le epoche e culture presente fin dai suoi primordi, la dimensione immaginifica e narrativa.

Una di queste progband è quella che ci apprestiamo a presentarvi, un gruppo veneto di chiara matrice settantiana targato Lizard Records (Giancarlo Nicorelli, tastiere, piano, voce narrante; Adriano Durighetto, basso; Paolo Coltro, batteria; Alessandro Secchi, voce; Consuelo Marcon, Violino; Gianluca Tassi, chitarra elettrica; Relato Bettello, flauto, sax soprano; Flavio Miotto, chitarra acustica, con la partecipazione straordinaria di Bianca Luna, voce, coro di Sant’Anselmo in Anno Domini DXXV; Direzione artistica e arrangiamenti – con Faveravola di Loris Furlan), matrice che è riuscito, efficacemente aggiungo, a mantenere adattandola al presente.

Ciao Giancarlo, benvenuto a Music Map; partirei con un po’ di storia (siamo in tema!), ovvero dal come-quando vi siete formati e quali le principali tappe che vi hanno portato “in Contea” dopo un lungo periodo di stop… ''Caro Mauro bentrovato… Mi presento… sono Giancarlo Nicorelli, tastierista del gruppo, nonché compositore dei testi e delle melodie di base, mentre nell’arrangiamento corale poi ognuno ci mette del suo, facendo la sua parte con grande entusiasmo. Prima di tutto Faveravola è un gruppo di Amici. Il gruppo l’abbiamo fondato io e Adriano Durighetto, il bassista, che molti lustri or sono, precisamente negli anni settanta, suonavamo in due gruppetti locali, lui nei Dinoterium e io nei Diamond Red. Successe che Adriano e il batterista dei Dinoterium vennero a suonare con noi e per due o tre anni suonammo insieme, fino a quando la vita ci disse brutalmente che il tempo dei giochi era finito (anche se noi due dall’età di quindici anni, lavoravamo già in fabbrica). Prima partì Adriano per la naja e sette/otto mesi dopo partii anch’io. Al ritorno il gruppo non c’era più, cambiammo lavoro e iniziarono i preparativi per farci una famiglia, questo fu la pietra tombale dei Diamond Red ma non della nostra passione, che rimase intatta, latente dentro di noi. Molti anni dopo (circa trentacinque) ci ritrovammo di nuovo e, ora che eravamo grandi e “postati”, decidemmo di riprendere a suonare. Nel frattempo io come artigiano, conoscevo Loris Furlan, che mi teneva la contabilità e un giorno chissà come, andammo sull’argomento musica e drizzando le orecchie, fu subito prodigo di consigli e miracoli. Era il 2004 e il buon Loris, portò in Contea i componenti che mancavano. Ricordo ancora con molta emozione il primo brano realizzato. Fu quel giorno che coniai la parola FAVERAVOLA da dare per nome al gruppo, poiché il riprendere a suonare davvero, per me e Adriano è stata una favola che si avverava… una favola vera! Due anni dopo, sul finire del 2006 usciva il nostro primo album “La Contea dei cento castagni” piuttosto autobiografico, è vero, ma sentito e voluto da tutto il gruppo''.

E dopo la “Contea” … il Castello. In questo ultimo disco, come accennavo nella sua recensione, pur mantenendo gli stilemi sonori e narrativo-immaginifici del primo lavoro, si apprezza un’evoluzione (anche) in direzione di una più marcata personalità e “maturità” della proposta musicale, in particolare della cura dei suoni… vi pare? ''Castrum Zumellarum è senza dubbio alcuno più maturo. Anche grazie all’aiuto del fonico Sergio Polo, che con molta pazienza, assieme a Loris, ha passato serate intere a mixare e in caso a farci riprovare alcuni passaggi precari, per renderli al pari del resto. Per quanto riguarda i suoni, sono stati certamente più curati, l’arrivo di nuovi elementi come Renato Bettello (flauto e sax), Flavio Miotto (chitarra acustica) e Alessandro Secchi (voce che ha sostituito Franco Violo ex Asgard e Helreid, emigrato in Germania per lavoro) hanno sicuramente influito. Naturalmente il tutto nelle nostre possibilità, da non professionisti dell’industria della musica… siamo solo un gruppo di amici che amano suonare, oltre che a ritrovarci a ridere e scherzare in compagnia, con le gambe sotto al tavolo della locanda degli Elfi alati''.

Castrum Zumellarum ci racconta in nove episodi la saga del Castello di Zumelle e l’appassionante storia, anche a tinte anche drammatiche, del cavaliere Muricimiro e la bella Atleta. Volete tracciarci le principali trame narrative? ''La Storia nasce nel 535 D.C. quando Amalasunta, figlia di Teodorico Re degli Ostrogoti, diventa, alla morte del padre, Regina reggente per il figlio Atalarico erede al trono ma ancora bambino. Rimasta vedova, la regina sposa in seconde nozze Teodato, il quale, per usurparne il potere, la fa rinchiudere sull’isola di Bolsena. Ella allora, incarica il suo fidato factotum Genserico di prendere una parte del tesoro e con Eudosia, la sua ancella più cara e un gruppo di servi fedeli, e di andare alla ricerca di un posto sicuro dove costruire un castello, ove lei, una volta liberata, li avrebbe raggiunti. Cosa che purtroppo non accadrà perché dopo la partenza di Genserico e quindi a sua insaputa, il vile Teodato la farà uccidere. La leggenda narra che il gruppo fosse guidato da uno sparviero verso un luogo visto in sogno da Eudosia. Nell’estate del 535 essi arrivarono nel territorio di Mel, nell’attuale Valbelluna. Costruito il castello, Genserico sposò Eudosia ed ebbe da lei due gemelli, Goffredo e Jusprando. Da qui il nome del castello. Passa più di un secolo e mezzo ed ecco che a Zumelle nasce da Liusperto, conte di Zumelle, e Ildegarda, figlia di Ferdante Signore di Concordia, il nostro Murcimiro, protagonista di questa tragica storia. Quindi la prima traccia ''Anno Domini DXXXV'' è un antefatto volutamente composto per organo e coro per creare l’enfasi del tempo. La seconda traccia “Anno del Signore 2024” riporta ai nostri tempi il racconto musicale di quella che potremmo definire un’opera rock, riportandola ai giorni nostri. Nella terza traccia “Murcimiro”, il protagonista si racconta e si presenta per quello che è, ovvero un valente e formidabile Cavaliere, benvoluto e amato da tutti i suoi sudditi, senza rivali nei tornei e durante la premiazione della giostra di Turcherio Signore di Castel D’Ardo, vede e s’innamora perdutamente di sua Figlia Atleta e inizia a sognare. Quarta traccia “Atleta”… in questo brano piuttosto dolce e romantico Atleta, che forse è più innamorata di Murcimiro, duetta con lui a distanza sognando un futuro insieme. La voce splendida di Bianca Luna qui dà corpo ai sogni di Atleta, mentre Murcimiro continua a sognare a distanza e ancora ignaro del triste destino della sua amata, viene svegliato bruscamente da un messaggero con la ferale notizia La quinta traccia “L’attesa” narra appunto della spasmodica attesa del Signore di Zumelle, per il rifiuto alla richiesta della mano della figlia di Turcherio, in quanto ella era stata promessa in sposa, per questioni di alleanze politiche, al vecchio conte Azzo di Feltre. L’amore per lei lo acceca e quindi inizia a preparare il suo rapimento che avverrà il giorno in cui… lei viene condotta a Feltre. La sesta traccia “Il rapimento” come dice il titolo, Murcimiro si presenta sulla strada per Feltre con sessanta cavalieri e sbarra la strada al corteo e alla scorta di Atleta intimando di consegnarla a lui. Orleo, fratello di Atleta incautamente, spada in pugno, sfida il Cavaliere di Zumelle e lo attacca ma il misero, quasi senza rendersene conto, si ritrova a terra senza vita. Atleta dunque, sbaragliata la scorta, viene rapita e portata a Zumelle. Il fato s’era compiuto! La settima traccia “L’amore conquistato con la spada” canta di Atleta che dopo qualche mese di sofferenza per la morte del fratello, inizia a conoscere nel profondo il vero animo di Murcimiro e il suo amore per lui cresce di giorno in giorno, tanto da sposarlo e dargli un figlio… che chiameranno Adelardo. Per ambedue, il loro sogno si è avverato e lo vivono felici. Ma il destino è crudele… L’ottava traccia “L’Assedio (L’amore ucciso dall’odio)” vede Murcimiro sugli spalti della torre che scruta l’orizzonte tristemente pensieroso. Egli sa che il suo gesto non verrà dimenticato né perdonato, sa di essere al sicuro con la sua famiglia tra le mura del maniero di Zumelle, che molte volte negli anni fu attaccato ma mai conquistato. Ma egli non può sapere che il tradimento quella notte è in agguato. Infatti, grazie a due traditori venduti, Turcherio penetra nel castello nottetempo con il suo esercito e attraverso dei passaggi segreti, nel sonno, attacca la guarnigione del castello. L’estrema difesa di Murcimiro è inutile e dopo aver abbattuto innumerevoli nemici, viene ferito a morte e cade in ginocchio. Atleta e Adelardo vengono trascinati via, mentre Zumelle brucia, e con le lacrime agli occhi, abbracciandolo…il menestrello raccoglie le ultime parole del suo Signore. L’ultima traccia, la nona “Canto d’amore di un menestrello”, vede la fine drammatica della storia, col canto toccante di Atleta, e seppur morente Murcimiro lascia a questo mondo così distratto, egoista e violento, una morale e un messaggio, che ogni Uomo e Donna di questo pianeta… dovrebbero fare propri. …“menestrello io ero e mi disse le parole che tu puoi cantare, sul mio cuore l’amore le scrisse ama l’amore…e da lei… fatti amare…”.

Sono rimasto particolarmente colpito dal grande impatto “epico” di apertura scandita da un maestoso coro sostenuto da un imponente tappeto di organo... come siete arrivati a questo suggestivo inizio? ''Il primo brano l’ho immaginato subito con un organo imponente da Cattedrale e con un canto corale in latino. Non abbiamo trovato esattamente un coro Gregoriano, ma il “Coro Sant’Anselmo” è stato per noi un dono meraviglioso, una magìa che resterà per sempre nello scrigno della storia dei Faveravola… nel cuore della Contea''.

La musica progressiva, e la vostra ne è una classica espressione, è caratterizzata per una fruizione “lenta” e multisensoriale, direi quasi rituale, dove l’immagin(azion)e la qualità dell’ascolto (con i relativi supporti, vinile, CD, impianti hi-fi) svolge un ruolo non di semplice corredo alla musica e al testo (parimenti significativo) o peggio, di marketing, ma ne completa l’essenza (mi piace ricordare come uno dei molti ma rappresentativi esempi, che l’impatto della musica dei “miei” mitici Yes non sarebbe stato tale senza le “magiche copertine di Roger Dean – e naturalmente vale per molti altri), ben diversa dall’ascolto in digitale tanto in voga oggi che tende ad enfatizzare un'unica componente sensoriale (uditiva), relegando tutte le altre in spazi angusti con un approccio frettoloso, disattento o magari incollati al PC o allo smartphone, e soggetto a quell’obsolescenza programmata (Latouche) funzionale alle implacabili leggi del mercato. Come vi ponete, come uomini e come artisti, nei confronti di questa trasformazione epocale in cui siamo immersi che riguarda inevitabilmente anche la musica? ''Come ben puoi notare la copertina, il retro, il CD e il sotto CD, non sono frutto dell’intelligenza artificiale ma della splendida arte manuale di Marta De Martin, che tra l’altro è la moglie di Gianluca il chitarrista. Un capolavoro fatto tutto a pastelli come il precedente… e se il buon Dio lo vorrà, anche (piccola anticipazione) del prossimo album che si intitolerà “Universimondo”. Per il momento non dico di più, ma una cosa è certa… non faremo passare altri diciotto anni. Resta il fatto (questa è una mia opinione personale) che la musica in pennetta, senza un supporto tangibile da poter tenere in mano, rigirarlo apprezzandone la copertina e potendo guardare le foto e leggere i testi e i contenuti all’interno del libretto, mi lascia molta tristezza e mi fa temere per la passione per la musica, che ha portato noi a resistere e inventare Faveravola… ma che avrà molte difficoltà, un domani, con la deriva che sta subendo la musica con l’avvento dell’intelligenza artificiale''.

Oltre alla promozione del disco (anche in concerto?), potete dirci cosa avete in cantiere nel prossimo futuro? ''Per quanto riguarda qualche concerto... mai dire mai! Anche se in realtà, essendo un po’ sparsi per le province trevisana e veneziana, diventa un problema fare le dovute e necessarie prove. Nelle nostre intenzioni ci potrà essere qualche presentazione con un nuovo concetto di concerto, diverso, speriamo molto interessante, che stiamo mettendo a punto e quando saremo pronti, sarà un piacere per noi fartelo sapere. Per il futuro, come già anticipato, abbiamo in cantiere un nuovo album che si intitolerà “Universimondo”, che dovrebbe essere preceduto da un singolo Faveravolesco tratto da una novella del Decamerone di Boccaccio, che avevamo composto (ma mai registrato) oltre ai tre brani che sono presenti nei cofanetti tematici di Colossus con pubblicazione della storica label francese Musea. Poi c’è qualche altra idea nel cassetto, le sorprese non mancheranno… comunque non mettiamo limiti alla provvidenza''.

Bene Giancarlo. Nel ringraziarti-vi per questa bella chiacchierata, come mio solito, a voi la parola per rivolgervi direttamente ai frequentatori di Music Map… ''Un caro saluto e un grazie a te caro Mauro e a tutti coloro che seguono Music Map e amano la musica con cuore sincero''. (MauroProg)