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20/12/2024
13/03/2024 LORENZO BONFANTI
''L’amore deve tornare al centro, esplorandolo in tutte le sue forme...''
Lo abbiamo conosciuto in squadra con Fedez ad X-Factor e ora lo ritroviamo qui in questo suo primo lavoro personale dentro cui il pop d’autore è fermo e deciso, dal suono curato… ha carattere ma forse un poco paga il prezzo di una scrittura che non si impone al primo ascolto, che non sfoggia una sua vera e propria identità. È un esordio, questo “Amare è così”, che certamente deve affinare carte e coltelli… dalla sua parte è già forte di un mestiere che sa bene come fare. Lo abbiamo intervistato per voi.
L’amore torna al centro della canzone italiana secondo te? ''L’amore deve tornare al centro, non solo nel modo in cui si parla sempre dell’amore, ma esplorandolo in tutte le sue forme.
Ora che le tematiche sono più incentrate sulla fine di un’amore o sulla volontà di fare successo, forse sarebbe bello tornare alla semplicità delle cose di tutti i giorni partendo da noi stessi''.
Da questo disco sembra venir fuori un messaggio forte: abbiamo bisogno di tornare alle cose semplici… che ne dici? ''Dal mio punto di vista sì. Viviamo in un’epoca in cui ostentare è diventato una prerogativa per misurare una persona, cosa che non giudico ma che trovo lontanissima da come sono io come persona. Quindi credo che un ritorno alla semplicità possa essere una buona chiave di lettura per rallentare un po’ questa corsa del mondo verso qualcosa che non sappiamo nemmeno se raggiungeremo o se esista''.
Lorenzo Bonfanti dove vive? Domanda strana certo… ma nel senso: ricerchi attorno la semplicità che hai messo nel disco oppure questo disco è una tua isola felice? ''Sono nato in una zona dove c’è molta “semplicità”, se si può chiamare semplice la grandiosità della natura.
Vengo dalla provincia di Lecco, tra colline, montagne e laghi: un posto che ha sempre ispirato la mia voglia di semplicità, di cui mi innamoro ogni giorno in modo diverso perché regala sempre delle sfumature eccezionali. La mia isola felice è diventata, per fortuna, la serenità di una vita dedicata alla musica in cui camminare in mezzo alla bellissima natura, in cui sono nato e cresciuto, e che è sempre stata una componente fondamentale''.
Le maschere della quotidianità? Contaminazioni o finzione? ''In una canzone, qualche tempo fa, ho scritto: "cosa siamo noi? No, non siamo eroi. Ma viviamo con le maschere sul viso”. Le maschere che ci mettiamo sono questa assurda voglia di mostrare una vita perfetta in cui le cose che facciamo sono le protagoniste. Togliersi la maschera vuole dire forse, capire che siamo noi i protagonisti della nostra vita, non le cose che facciamo.
Servono dei momenti in cui mascherarsi per portare in scena una parte della nostra personalità serve, quindi non sono contrario alle maschere, ma penso debbano essere usate nel modo corretto quando servono''.
Te lo chiedo anche per l’esperienza ad X-Factor: come l’hai vissuta e cosa ti sei riportato a casa? ''Io mi sono portato a casa la conoscenza di persone e artisti stupendi, trovate in un contesto di grande stress, quindi più propensi a raccontarsi e a legare.
L’esperienza in sé è stata interessante perché non mi ero mai messo alla prova davanti a delle telecamere in quel modo, quindi ho aggiunto qualche granello in più di esperienza. La verità è che l’ho vissuta con una spensieratezza incredibile, non avevo aspettative e mi sono divertito tantissimo, quindi esperienza approvata!''.