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03/12/2024
21/09/2023 DALILA SPAGNOLO
''Canto le fragilità, la crescita personale, i timori e tutto ciò che la gente fugge, di cui ci si vergogna...''
Giovane, sensibile ed emotiva, Dalila Spagnolo è una giovane cantautrice leccese. Nel 2020 si classifica al secondo posto al Premio Lunezia e partecipa al Premio Musica Contro le Mafie, l’anno successivo è semifinalista al MEI-Meeting degli indipendenti e, come vincitrice di Area Sanremo, arriva in semifinale per il Primo Maggio a Roma nel 2022.
E’ uscito di recente ''La Fame nelle Scarpe'', il suo nuovo album, e per l’occasione le abbiamo fatto qualche domanda.
Hai di recente pubblicato ''La Fame nelle Scarpe'', il tuo nuovo album, vuoi raccontarci come nasce questo lavoro e chi sono i musicisti che ti accompagnano? ''La Fame nelle Scarpe è il disco rappresentativo della mia tormentata e al contempo speranzosa interiorità.
La Fame nelle Scarpe è un viaggio a piedi, in cui ho trovato lo scopo (la fame) e la motivazione per procedere con verità. Questo album mi rende orgogliosa del percorso che ho fatto, mano per mano con la parte più profonda di me. Le tracce di questo disco sono state scritte nel corso di due anni, periodo in cui ho composto tantissima roba diversa sperimentandomi. Due anni di crescita personale intensa, di domande esistenziali, di paura e tanta insicurezza. Di fiducia ritrovata, voglia di perdonare e di chiedere una pace e una tregua al mondo, di una resistenza a diventare adulta e di una consapevolezza di dover diventarlo, senza perdere la parte bambina.
In questo disco, hanno collaborato con me, Petit Solo Diabatè, che ha suonato due strumenti africani (balafon e ngony) e ha prestato la sua voce, Mylious Johnson alla batteria di due brani, Rachele Andrioli alla voce dell'ultima traccia "Crisci Figghia mia", al contrabbasso e al basso Davide Codazzo, alle batterie Antonio De Donno, al violoncello Antonio Alemanno, al violino Francesco Del Prete, a tutti gli arrangiamenti, in qualità di produttore artistico che sapientemente mi cuce addosso le sonorità che ascoltate, Luigi Russo''.
Ti definisci cantautrice di fragilità, c’è una qualche correlazione con la tua personalità? Ti senti fragile? ''E chi non lo è? È lo stato per eccellenza dell'essere umano. La spinta evolutiva, che fa la differenza, è riconoscerlo, accettarlo, lavorare ad un equilibrio personale.
Canto le fragilità, la crescita personale, i timori e tutto ciò che la gente fugge, di cui ci si vergogna a parlare e soprattutto ciò che ho bisogno di elaborare interiormente''.
Una canzone italiana che avresti voluto scrivere tu? E perchè? ''La prima a cui ho pensato è "Ho amato tutto", scritta da Pietro Cantarelli ed interpretata magistralmente da Tosca. E' un brano romanticissimo ed allo stesso tempo melanconico. Nel testo sono presenti delle metafore stupende e la linea melodica è qualcosa che si snoda e galleggia nel cuore, fino ad esplodere nell'ultimo ritornello''.
Il tuo sound spazia dal pop alla world music e fonde generi e stili musicali diversi, Quali sono le band o cantanti che ti hanno influenzato? ''Quando scrivo, ed insieme al mio produttore artistico Luigi Russo arrangiamo i brani, riemerge tutto il bagaglio musicale che nel tempo abbiamo assorbito.
Ho da sempre ascoltato l'R'nB, il Soul, ma da qualche anno mi sono avvicinata molto alla musica italiana dei grandi cantautori: Pino Daniele, Lucio Dalla, Battisti e dei contemporanei Bungaro e Tosca, del modernissimo e fresco Fulminacci, dell'intimissimo mondo sofferto di Niccolò Fabi. Ancora, ho ascoltato ripetutamente dischi di musica africana, da Oumou Sangarè a Fatoumata Diawarà, Sona Jobarteh, ma soprattutto la discografia di Richard Bona. Tutto questo mi ha influenzato inconsciamente e consciamente, e mi piace!''.
Come nasce il tuo interesse per le sonorità world? ''Tutto è iniziato con il viaggio in Africa, nel 2019 sono partita per il Burkina Faso e lì mi si è aperto un mondo di sonorità nuove: ritmi, vocalità, atmosfere e approcci linguistici da ascoltare, riprodurre e contaminare con la mia musica. E' un universo sonoro vastissimo e ci vorrebbe un'intera vita per viaggiare e scoprirlo, vorrei ritornarci presto in Africa!''.
Nei testi dei tuoi brani si parla anche di timori, quali sono le tue più grandi paure? ''Per rispondere concretamente a questa domanda è necessario entrare nel profondo... e quindi non basterebbe un quaderno per esporre tutto!
Posso dire solo che chi fa arte, spettacolo, musica, in qualche modo sente il bisogno di essere visto e necessita di essere ascoltato. Di conseguenza ed all'opposto, la paura del rifiuto intrinseca alla personale esistenza, è forte. Vivere senza amore, senza passioni, senza scopo è la mia paura, ma sono convinta che sia quella di tutti''.
“Superpower” è uno dei brani estratti dal nuovo album, se tu avessi un super potere cosa cambieresti dell’attuale settore musicale? ''Sicuramente ciò di cui avverto l'assenza, e forse non solo nel settore musicale, è il valore della meritocrazia e della coerenza etica dell'artista. Se avessi un super potere mi piacerebbe mostrare alla luce del sole quale e quanta Vocazione spinge le persone a fare Arte. Mi piacerebbe anche che si avesse maggiore cultura musicale, visto che il pubblico è sempre più "ignorantizzato" dalle mode provenienti dalla massa a cui i media si piegano, creando un grosso e dannoso circolo vizioso che non porterà che al decadimento della cultura (generale)''.
Grazie, Dalila.