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03/05/2023   THE LAST DROP OF BLOOD
  ''Tutto è temporaneo, dalle emozioni ai sentimenti, alla nostra stessa esistenza...''

Benvenuti. Come nasce l’idea di formare la band, dopo aver militato nei collettivi di Facciascura, Ranji e Claudia Or Die? ''Tra i progetti che hai citato quello che ha funzionato come “centro gravitazionale” è sicuramente il progetto Facciascura. Da qui, tra cambi di formazione e incontri artistici fondamentali come quello con Shawn Lee il progetto è mutato trasformandosi in THE LAST DROP OF BLOOD''.

Nel 2018 esce l’omonimo debut-album, con l’intenzionalità di arrivare ad una platea internazionale. Da 5 anni a questa parte, come sono state le reazioni all’estero e quali sono state le esperienze più importanti? ''Tra le reazioni più importanti ci sono sicuramente le recensioni positive al nostro disco di debutto da parte di Andy Platts, leader dei Mama’s Gun, e del compositore losangelino A.M., che ci hanno riempito di orgoglio. Sul fronte live invece, dopo una serie di date italiane (accompagnati da Shawn), avevamo stretto un accordo con la booking agency Wires per un tour europeo. Ma è arrivata la pandemia a guastarci la festa''.

Il nuovo disco “Season II” vede alla produzione, come in passato, il mitico Shawn Lee (già all’opera con Buckley ed Amy Winehouse). In qual occasione lo avete incontrato e cosa lo ha colpito per abbracciare la vostra progettualità? ''E’ una storia che abbiamo raccontato molte volte, ma è sempre bello rifarlo. L’anno è il 2013. Avevo composto un brano per il secondo disco dei Facciascura, intitolato “New songs are no good” e dopo averlo inciso riascoltandolo sono stato colpito da questo preciso pensiero: “su questo brano ci starebbe da Dio la voce di Shawn Lee”. Questo però era un pensiero da fan, nel senso che non avevamo nessun contatto professionale con lui. Ed ecco l’idea: assieme a mio fratello Carlo siamo andati a cercare su internet un contatto mail (nel 2013 era ancora possibile), lo abbiamo trovato e abbiamo mandato una richiesta di collaborazione. In linea di massima credevamo che sarebbe arrivata una risposta negativa da parte del management e invece in meno di due minuti è arrivata la risposta direttamente di Shawn che ci chiedeva di mandargli il brano perché lo potesse valutare. Glielo abbiamo mandato. Lui lo ha ascoltato e la sua risposta è stata “New songs are no good. It’s fun and I like it. I’ll do it”. Il resto per noi è storia''.

Parliamo dei due singoli estratti: “Blood Everywhere” e “Feelin’ good”, col primo che annovera il feat. di Andrea Chimenti. Quali tematiche volete rimarcare in essi? ''“Ogni cosa si muove verso la propria fine” dice il poeta. La temporaneità di tutto, dalle emozioni, ai sentimenti, alla nostra stessa esistenza. Questo è il nucleo tematico del testo di “Feelin’good”, che infatti al secondo verso sottolinea “for no good reason”. Del resto all’iconografia spietata del western si addice una filosofia dura. “Blood Everywhere” è un brano strumentale. Se mi chiedi cosa c’è dentro, direi in una sola parola “destino”''.

La vostra idea di base è quella di fornire, col vostro sound, un immaginario particolare che evochi delle soundtracks da serie televisive. A chi vi ispirate? ''La parte più cinematografica/ televisiva della nostra musica, credo peschi da moltissime parti. Ma due sono i capisaldi: Morricone e Badalamenti''.

Molto bello il videoclip di “Blood Everywhere”. Che tecnica è stata utilizzata per realizzarlo? Qual è il nucleo ideativo della story-board in rosso e nero? ''Lo spunto creativo che ci caratterizza di più come band e che personalmente ritengo piuttosto creativo, è quello di immaginare noi stessi come protagonisti di una “serie televisiva che non c’è”, intitolata “THE LAST DROP OF BLOOD”. Una specie di gioco metacinematografico/metatelevisivo (evidente nel titolo del nostro disco “Season II”), che come regista ho voluto portare alle estreme conseguenze ideando dei veri e propri “opening credits” ispirati liberamente ai titoli di testa della trilogia del dollaro di Sergio Leone. La tecnica utilizzata è quella del green screen. La successiva postproduzione mi ha permesso di ottenere questo effetto di “ombre cinesi” su un fondo rosso sangue, capace di rendere visivamente questo senso di “minaccia del destino” che il tema musicale porta con sé''.

“Season II” esce nei classici formati CD, LP ma anche nella particolare versione FONOSTAMPA: in cosa consiste? Avete già in cantiere date per live-show? ''Durante la recentissima crisi del vinile, mi sono trovato a fare alcune riflessioni sulla necessità o meno di un supporto fisico per la musica. E sono giunto alla personale convinzione che un supporto è necessario. Il supporto è come un recinto che protegge la musica nuova, che da’ ad essa valore. E se i supporti esistenti hanno dei limiti, bisogna farsi venire nuove idee. La mia idea è la “fonostampa”: una stampa d’arte, a tiratura limitata, su carta pregiata, con sul retro un qr code per scaricare i file wav ad alta risoluzione. Sulle piattaforme digitali si possono trovare solo i singoli, mentre la versione digitale integrale è accessibile solo attraverso la fonostampa, che non è un semplice pezzo di carta, ma un oggetto d’arte e quindi ha un suo valore intrinseco. Una forma d’arte ne aiuta un’altra. In più c’è un collegamento alla storia dell’audio: la prima registrazione della storia infatti fu realizzata proprio su carta da Léon Scott de Martinville nel 1860''. (Max Casali)