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20/12/2024
13/12/2022 CLAUDIO MELCHIOR
''Quanto è importante pensare criticamente, riflettere con la propria testa, trovare il proprio modo di interpretare il mondo...''
Ciao Claudio. Appena maggiorenne imbracci la chitarra con destinazione Europa, suonando le cover dei big. E poi? Quali svolte hai voluto dare alla tua vita artistica? ''Ciao a te e grazie per l'intervista. Da quando suonavo la chitarra in giro per le strade è passata tanta acqua sotto i ponti. Negli anni ho fatto molti remix e produzioni elettroniche con vari progetti e pseudonimi ma dopo un po' questo tipo di linguaggio musicale mi è risultato un po' stretto. Alla fine ho scoperto di preferire il cantautorato, per poter esprimere quello che sento con maggiore chiarezza. E poi, più di tutto, amo il pop, per la sua semplicità e per il fatto che è un linguaggio aperto a tutti''.
Ti sei diviso tra esperienze teatrali e radiofoniche conservando, tuttavia, la priorità per la musica? ''Sai che ho sempre considerato queste esperienze come molto più simili e collegate tra loro di quello che si pensi? Il teatro, la radio, la musica sono tutte basate sul ritmo, sul catturare l'attenzione, sulla capacità di esprimersi e di comunicare. Alla fine io vedo tutte queste "deviazioni" come un percorso unico e organico''.
Il tuo mondo artistico è costellato, da sempre, da aspetti ludici che contraddistinguono la tua anima “jolly”, multitasking e, per certi versi, beffarda e sarcastica, come conferma anche il tuo nuovo album “Io sono un gatto”. Ce ne parli? ''“Io sono un gatto” è un album bifronte. Ci sono come sempre gli aspetti ironici e sarcastici, che fanno parte della mia cifra stilistica e che amo molto, ma contemporaneamente ho sentito l'esigenza di essere anche serio, o "denso", perché gli anni che abbiamo passato, che sono gli anni in cui abbiamo realizzato quest'album, sono stati complicati e non ammettevano solo la cifra della leggerezza. Basta ascoltare "Schivare la pioggia", una canzone a cui tengo molto, per rendersi conto di questa “serietà” di fondo, che forse è anche una maturazione. "Io sono un gatto" invece è l'esempio di come queste cose possano convivere in un pezzo solo, come su un doppio binario: una canzone leggera nella forma e nel modo, ma in realtà non molto leggera dal punto di vista del contenuto''.
È indubbio il tuo eclettismo per “affogare” suoni e ritmi in una mescolanza atipica, messa già in evidenza nel precedente album “Ho molti follower”. Quanto ti impegna il processo creativo? ''Come dice il maestro, 'le mie canzoni nascono da sole, vengono fuori già con le parole"... :-) A parte gli scherzi, il lavoro produttivo in senso stretto è lungo e articolato (registrazioni, mix, mastering) ma la fase di composizione e arrangiamento, dove si definisce e si concretizza l'idea, sono processi abbastanza naturali e istintivi e nel mio caso nascono realmente abbastanza da soli, senza bisogno di grandi sforzi. A volte poi ci vuole molto tempo per trovare la parola o il suono giusto che manca per finire la bozza, ma questa è la parte più divertente di tutto il lavoro...''.
Continua la pregiata collaborazione con il batterista Matteo Dainese (Il Cane). Oltre a lui, chi sono gli altri musicisti che partecipano nell’album? ''Matteo è il motore dell'album. Tra l'altro in questa occasione abbiamo dato più spazio alle sue percussioni, oltre che alla batteria, e in futuro credo che questo spazio percussivo aumenterà ancora, perché ci piace molto: seguiremo la linea dettata da Tom Waits... Per il resto nell'album ci sono collaborazioni con musicisti molto bravi: ci sono i fiati di Mirko Cisilino, i violini di Lucia Violetta Gasti, le chitarre di Luca Franzolini, oltre all'importante apporto di Michele Pirona che ha curato e realizzato l'arrangiamento acustico di "Schivare la pioggia", la bonus track che chiude l'album''.
Cosa ti colpisce del gatto, oltre al fatto di essere considerato un animale dall’assoluta personalità? Cosa simboleggia per te? ''Il gatto per me è la libertà. È un animale folle e poetico al tempo stesso. Per me significa il non dover dipendere da nessuno, la tenerezza delle fusa e dello strusciarsi, la capacità di saltare dieci volte più degli altri, l'uso aggressivo delle unghie ma anche l'assoluta velocità nello scappare, sempre con la stessa identica dignità. Il gatto vive sempre a testa alta...''.
Come professore di Sociologia dei processi culturali e comunicativi, c’è in te la tentazione di trasmettere ai ragazzi la tua imprescindibile voglia di musica? Che correlazione c’è tra le due attività che svolgi? ''In realtà non parlo di musica agli studenti, cerco di tenere separate le due cose, anche se ovviamente non è sempre facile. Comunque nelle mie lezioni cerco di far capire agli studenti quanto sia importante pensare criticamente, riflettere con la propria testa, trovare il proprio modo di interpretare il mondo senza subire le parole chiave imposte dagli altri. Dopodiché, queste sono cose che l'artista fa, o dovrebbe cercare di fare, sempre. E io, nel mio piccolo, provo a farlo con le mie canzoni''. (Max Casali)