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20/12/2024
07/12/2022 LUK
''Stiamo sviluppando sempre di più un senso di apatia, la coltiviamo come se fosse normale...''
Benvenuto. Il tuo approccio in musica comincia ad 11 anni con lo studio del pianoforte: poi, che percorso hai fatto in questi ultimi 20 anni? ''Ho cominciato a suonare il pianoforte da solo a 11 anni e lo suono molto male tutt'oggi. Non ho mai cantato fino ai 16 anni e neanche credevo di esserne capace. Ho cominciato con il pianobar, a 18 anni ho scritto la mia prima canzone e ho iniziato ad esibirmi piano e voce nei piccoli locali della mia città. Nel 2013 ho messo su una band insieme ad altri due cantautori, Alessandro Freschi e Lorenzo Campese. Il gruppo si chiamava "Isole Minori Settime" e abbiamo suonato in giro per l'Italia per 4 anni, dopodiché mi sono dedicato al mio progetto solista, quindi è nato LUK''.
Hai adottato come nome d’arte una canzone poco conosciuta di Dalla: perché? Presumo che Lucio sia uno dei tuoi maggiori ispiratori, e chi altro? ''Lucio Dalla è il motivo per cui scrivo canzoni. Credo che sia il miglior artista che abbiamo avuto in questo paese e la sua poetica, il suo estro, la sua vocalità sono un'ispirazione continua per me ancora oggi. Ho da sempre ascoltato e studiato i grandi cantautori italiani come Lucio Battisti, Franco Battiato, Francesco De Gregori, Francesco Guccini, Fabrizio De Andrè e Luigi Tenco, per citarne alcuni''.
Da poco è uscito il nuovo singolo “Numeri”: un brano altamente intimistico e toccante. Ce ne parli nel dettaglio? ''"Numeri" è stata sviluppata durante la residenza artistica di 12 giorni ai BoCs Art di Cosenza, durante la fase finale di Music For Change. Ad ognuno dei finalisti è stata assegnata una tematica sociale su cui scrivere il brano e a me è toccata "Migrazioni e Popoli". È stata veramente una sfida affascinante. Ho sempre scritto di temi sociali ed impegnati ma sempre in prima persona, sempre raccontando il mio disagio rispetto a determinante tematiche. Stavolta mi si chiedeva di scrivere riguardo qualcosa che non riguardasse me in prima persona, quindi mi sono documentato, ho studiato e ho immaginato queste quattro storie diverse tra loro ma legate da quel punto di vista che credo appartenga veramente a tutti: la ricerca di una "casa", non intesa come quattro mura ma un posto nel mondo dove crescere e sviluppare il proprio futuro, dove sentirsi al sicuro e liberi.
Sono molto contento del risultato ottenuto e vado veramente fiero di questa canzone''.
Ci sembra che “Numeri” rappresenti uno spaccato di una società che sta inevitabilmente cambiando, con i suoi pro e contro: per te, cosa c’è di buono e di sbagliato in quest’epoca? ''Stiamo sviluppando sempre di più un senso di apatia, la coltiviamo come se fosse normale. Viviamo in un momento storico dove osserviamo ricchezze smisurate, interi paesi di proprietà di un singolo individuo e contemporaneamente possiamo guardare una persona che dorme in strada e tutto ciò come se fosse naturale. Ci sono persone che decidono le sorti di altra gente: quando e come spostarsi in un altro paese, chi e come amare un'altra persona e così via, e credo che tutto ciò sia folle. Dobbiamo sfruttare al meglio tutti i mezzi, le tecnologie e la preparazione che nei decenni abbiamo sviluppato per poter debellare le diseguaglianze sociali e per poter vivere in un mondo dove a chiunque sia permesso di prosperare, di progredire, di realizzarsi''.
Da “Linea d’orizzonte” a “Nove sigarette”, i tuoi lavori mettono in evidenza l’anelito di delineare una tua precisa cifra stilistica, sperimentando il più possibile. Te lo prefiggi come esigenza spontanea o come un modo per rimetterti in discussione? ''Credo che chi faccia questo mestiere debba costantemente rischiare, mettersi in discussione, uscire dalla propria comfort zone. Ho l'esigenza di sperimentare nuovi suoni, nuovi modi di composizione e di scrittura, cercando di restare sempre fedele al mio modo di raccontare ciò che ho da dire''.
Interessante il progetto “Gli ultimi saranno” intrapreso con Alessandro Freschi, Massimo “Blindur” De Vita e Capone Bungt&Bangt che vi ha portato a suonare nelle carceri d’Italia. Cosa conservi di quella intensa esperienza? Continuerà in futuro? ''È una delle esperienze più entusiasmanti che mi siano mai capitate. Il nostro è uno spettacolo interattivo, dove artisti e detenuti si esibiscono insieme e si contaminano tra musica, teatro e poesia. A breve riprenderemo a suonare nelle carceri di tutta Italia e non vedo l'ora''.
Hai sfiorato più volte la vittoria, prima al Premio de Andrè nel 2016 e poi al Musicultura dello scorso anno ma, quest’anno è arrivata col Premio Music For Change 13th proprio con “Numeri”. Te l’aspettavi? Cosa seguirà? ''Fondamentalmente il mio approccio ai premi è stato sempre quello di fare ascoltare le mie cose a più persone, a prescindere dalle targhe. Sia il premio De Andrè che Musicultura sono state due esperienze davvero bellissime.
Music For Change ha cambiato la mia vita, sia dal punto di vista artistico che personale. Ho incontrato persone splendide, entusiaste e impegnate davvero. L'idea di mettere su un premio dove chi partecipa è spinto a comporre su tematiche importanti è davvero qualcosa di rivoluzionario, per questo ringrazierò sempre Gennaro De Rosa e tutto lo staff di Musica Contro le Mafie che porta avanti questa idea così potente. Sia la targa del primo premio che la Menzione Speciale del Club Tenco ovviamente fanno piacere. Credevo nella canzone e sono molto contento del risultato.
Sarò premiato a Casa Sanremo durante la settimana del Festival e saranno presenti anche gli altri sette finalisti.
Grazie a Music For Change aprirò il concerto del Primo Maggio a Taranto e seguiranno delle date in alcuni Festival nazionali.
Nel frattempo a gennaio entrerò in studio per registrare nuove canzoni.
Manca poco''. (Max Casali)