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20/12/2024
01/12/2022 LIMITE ACQUE SICURE
''Nessun calcolo, solo voglia di mangiare la torta invece che ammirarla solo in vetrina...''
Limite Acque Sicure è una band nata dalla intesa di membri con variegate esperienze di formazione musicale che si sono uniti, dando vita ad un album basato sui vari aspetti dell’evoluzione umana nel corso del cammino della vita. Il gruppo con cui andiamo a fare conoscenza, composto da Andrea Chendi (voce), Ambra Bianchi (flauto, voce e arpa), Antonello Giovannelli (tastiere), Luca Trabanelli (chitarre), Paolo Bolognesi (batteria), Francesco Gigante (basso), si colloca nel genere progressive, filone di nicchia rispetto alla musica usa e getta che oggigiorno va per la maggiore, ma veniamo a noi con l’intervista al tastierista Antonello Giovannelli.
Ciao Antonello e benvenuto su Music Map. Qual è stata la scintilla che ha dato vita alla band formata da elementi provenienti da visioni musicali così diverse tra loro, e quali emozioni vi ha dato realizzare e far conoscere al pubblico il vostro progetto? ''La scintilla è la passione per la musica, la buona musica, quella che ti allena il cervello a pensare, che ti allena l’anima a vivere le passioni. Nessun calcolo, solo voglia di mangiare la torta invece che ammirarla solo in vetrina. Gli elementi che formano il gruppo provengono da esperienze diverse, è vero, anche molto diverse, ma questo è un grande vantaggio, perché in questi casi non si applica la logica della media, ma della moltiplicazione. Se metti insieme due e quattro non ottieni tre, ma sei. Dopo tanti anni insieme siamo ancora curiosi di scoprirci a vicenda, riuscendo a sorprenderci magari per come ciascuno di noi interpreta determinati passaggi, per come fornisce idee completamente spiazzanti rispetto alle attese. Realizzare il nostro progetto è stato un bellissimo viaggio, in cui ciascuno di noi ha imparato cose nuove. Viaggio che abbiamo affrontato con la massima umiltà ed impegno. È la prima volta che il pubblico ascolta una nostra produzione, siamo piuttosto emozionati. Positivamente emozionati, sapendo di aver fatto del nostro meglio''.
La scelta di indirizzare il vostro lavoro musicale verso il progressive, visto il ricco curriculum formativo ed esperienziale di ciascuno di voi, deriva anche dal fatto che è un genere che lascia spazio alle improvvisazioni dei singoli delineando un’originale propria creatività d’insieme del gruppo? ''In realtà non si è trattata di una “scelta” in senso stretto: il gruppo stesso è nato all’insegna del progressive, per come oggi lo intendiamo. La vocazione iniziale era quella di eseguire brani di musica progressive, scelti nel vastissimo repertorio nazionale ed internazionale degli anni ’70 senza particolari preferenze. Successivamente la scelta si è ristretta sui gruppi italiani, fino a comprendere esclusivamente il repertorio storico del Banco, che per noi ha rappresentato un’occasione di sfida e di crescita. Poi, ciascuno di noi musicisti ha una innata tendenza alla libertà espressiva ed a spingersi sempre verso il limite delle proprie capacità, senza risparmio. Questa libertà espressiva messa a denominatore comune di un gruppo di sei persone con caratteri diversi ed esperienze diverse ha verosimilmente molto contribuito a creare uno stile non direttamente riferibile ad un particolare gruppo storico. Non abbiamo fatto nulla per somigliare o non somigliare a qualcuno, abbiamo composto e suonato i nostri brani così come ci è venuto spontaneo fare''.
Non vi nascondo che il titolo del brano che subito mi ha catturato l’interesse per iniziare l’ascolto dell’album è stato “Il giardino del mago” (peraltro molto ben eseguito), uno dei principali cavalli di battaglia del Banco del Mutuo Soccorso. Come è nata l’idea di rifare questo classico che lo stesso leader Vittorio Nocenzi ha sempre definito di difficile esecuzione in concerti dal vivo? ''Si tratta di uno dei brani più importanti in assoluto di tutto il progressive, ed anche uno dei più difficili. Le difficoltà sono di diversa natura: intanto c’è quella relativa alla tecnica esecutiva individuale, poi quella di esecuzione di insieme, con tutti gli incastri che devono funzionare alla perfezione; c’è la difficoltà dei numerosi cambi di tempo, che richiedono una perfetta sincronizzazione tra gli esecutori. Ma forse la difficoltà maggiore è quella di creare l’atmosfera giusta, carica di mistero e di pathos, coinvolgendo appieno l’ascoltatore nonostante la complessità e la lunghezza del brano, che deve scorrere leggero e mai monotono. Per la migliore resa dal vivo abbiamo dovuto operare alcune leggere modifiche che a nostro avviso nulla tolgono al fascino dell’originale. Anche le ragioni per cui abbiamo deciso di inserire una “cover” (o meglio, la nostra esecuzione) del Banco del Mutuo Soccorso sono diverse: quella forse più importante rientra nello stesso “concept” dell’album, che è quello del percorso, dell’evoluzione, della maturazione, che ci coglie nel momento del passaggio da gruppo che esegue brani di altri autori, a quello di gruppo che propone musica propria. Di nuovo, il portarsi oltre il limite, guardare avanti''.
I titoli dei brani del CD evocano viaggi verso lontane terre straniere, il che farebbe pensare ad un concept album con un filo conduttore dal respiro orientale… Potrebbe essere questa una chiave di lettura o si può parlare di singole tracce con proprie autonome caratteristiche? ''Inizialmente l’album non ha seguito un progetto predefinito, fondamentalmente è nato con l’idea di essere una raccolta di brani indipendenti. Solo più avanti ci siamo accorti che i contenuti che stavamo elaborando avevano molto in comune, ovvero il tema del viaggio, del cambiamento, dell’evoluzione della propria coscienza. Attenzione: non si tratta esclusivamente del viaggio inteso in senso geografico, che è un tema toccato in modo diretto solo in “Sogno d’Oriente” ed indirettamente in “Antico mare”, ma più in generale degli effetti del fluire del tempo, che si fanno sentire nella sfera delle nostre sicurezze, dei nostri affetti, oltre che nelle nostre radici geografiche quando l’incalzare di stati di necessità ci spinge ad abbandonare il nostro passato, il nostro paese, per intraprendere viaggi di speranza verso obiettivi che spesso non si riesce a raggiungere. Non sono viaggi di piacere, quelli che ci hanno ispirato. Tutt’altro…''.
Il nome “Limite Acque Sicure” suggerisce la voglia di oltrepassare quei confini musicali del progressive tradizionale, il voler andare oltre il limite di schemi preconfezionati… Nel contempo, nella musica (e nell’arte in genere), è ben nota l’importanza dei modelli di riferimento (nel progressive in particolare, dei gruppi storici)… ''In prima istanza la sfida è rivolta ai nostri limiti personali, è una sfida con noi stessi. Poi, certamente, la sfida si orienta anche in senso orizzontale, verso quei limiti della “comfort zone” rappresentata dal “già visto”, “già sentito”. L’aspetto più difficile nel creare musica propria è avere qualcosa da dire. Si possono avere grandi doti tecniche, ma non sempre si hanno cose da dire…''.
Gran bel disco questo primo lavoro. Dopo la soddisfazione della sua recente uscita, quali progetti si possono intravedere “oltre il limite delle acque sicure”, magari un prossimo album e/o un tour di concerti dal vivo? ''Siamo felicissimi che il nostro primo album stia riscuotendo così tanti pareri positivi, e ne siamo anche piuttosto sorpresi. Stiamo vivendo un bel momento. Dopo due anni di lavoro in studio di registrazione abbiamo voglia di far ascoltare dal vivo i nostri brani e di divertirci insieme al nostro pubblico, ma stiamo già piantando i semi per far germogliare il prossimo album''.
Grazie Antonello. Consigliando caldamente ai nostri lettori il vostro disco ed in attesa di potervi vedere presto sul palco in versione live, vi faccio i miei migliori auguri per altri futuri emozionanti successi. (AlbeSound)