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20/12/2024
15/11/2022 OFFICINA F.LLI SERAVALLE
''Realizziamo salti quantici tra istanze musicali anche profondamente diverse...''
Abbiamo il piacere di presentarvi Alessandro Seravalle, poliedrico musicista e scrittore che da diversi anni spazia in diversi campi della musica (cosiddetta) underground contemporanea, principalmente nel progressive rock con i Garden Wall, band che vanta una vasta produzione discografica [Principium, 1993, WMMS; Path of Dreams, 1994, WMMS, The Seduction of Madness, 1995, WMMS; Chimica, 1997, WMMS; Forget the Colours, 2002, Mellow Records; Towards the Silence, 2004, Mellow Records; Aliena(c)tion, 2008, Mellow Records; Recital for a season's end (A tribute to Marillion) – Incubus, 2010, Mellow Records; Assurdo, 2011, Lizard Records] e nell’avant-garde più spinto, con due lavori a proprio nome (Morfocreazioni I-V, 2016 , Setola di maiale e Spielräume, 2017, Lizard), altri due, sempre da solista, sotto il moniker Genoma (λόγος, 2010 Ma.Ra.Cash records e Silenzioso, 2014, Lizard records), il trio di “chitarre deliranti” accanto ad Andrea Massaria ed Enrico Merlin denominato Schwingungen 77 Entertainment (un disco all’attivo dal titolo Act I: notes in freedom, 2013, Setola di maiale) e, sempre con Massaria, col fratello Gianpietro e col filosofo Raoul Kirchmayr, il progetto James Frederick Willetts (disco omonimo del 2017, Setola di maiale).
Si segnala anche l’incontro tra la sua musica sperimentale e la poetica e la “torrenziale” critica sociale di Gianni Venturi degli Altare Tothemico (Qohelet, 2020, Lizard Records) e una sorta di “ritorno al rock” con il progetto Il Testamento degli Arcadi, con cui ha realizzato l’omonimo disco, ispirato alla serie cult di fantascienza Spazio 1999, pubblicato da Lizard Records nel 2021 in versione CD e nel 2022 in versione vinile. Attuale progetto principale è il duo col fratello Gianpietro, da cui il nome Officina F.lli Seravalle, con quattro dischi all’attivo: Ûs frais cros fris fics segs (2018; Lizard Records), Tajs! (2019, Lizard Records); Blecs (2021, Lizard Records) e il recente Ledrôs (2022), oggetto della nostra intervista.
Beh, mi sembra proprio un curriculum di tutto rispetto, alquanto lusinghiero, vi pare? Non resta quindi che alzare il sipario.
Ciao Alessandro e benvenuto in Music Map. Prima di visitare la vostra peculiare Officina fraterna, vorrei condividere con te e i nostri lettori “cybernauti” queste mie spontanee riflessioni di carattere generale. Nella attuale epoca “dell’incertezza e delle passioni tristi” (per dirla, rispettivamente, con Zygmunt Bauman e con Miguel Benasayag & Gérard Schmit), stretta dalla triplice morsa di a) una opprimente cappa (cito l’omonimo pamphlet di Marcello Veneziani) pseudoculturale asservita al politicamente corretto (ed eticamente corrotto, aggiungerebbe il filosofo Diego Fusaro), b) da una pervasiva digitalizzazione della vita che, scontati tutti i suoi vantaggi sul piano operativo, rischia a mio parere di indurre specie fra i giovani, quella che lo psichiatra tedesco Manfred Spitzer definisce “demenza digitale”, c) “...sommersi soprattutto da immondizie musicali” (cito il grande Franco Battiato), la prima cosa che viene in mente ascoltando la vostra musica, è che per pubblicare quanto da voi “fabbricato”, occorre una buona (e lodevole) dose di coraggio e di (pregevole) spregiudicatezza, vostri e dell’etichetta produttrice (Lizard Records)… Che te ne pare? ''Non c’è dubbio che l’opera (che va rigorosamente distinta dal lavoro che opus e labor mai possono coincidere) portata avanti da Officina F.lli Seravalle e da Lizard Records (a Loris Furlan andrebbe dedicato un monumento per la sua perseveranza nel proporre “musiche altre”), si configuri come una forma di “resistenza culturale”. Senza un’operazione “contro-egemonica” di stampo culturale infatti non c’è possibilità alcuna di sganciarsi dalla deriva autodistruttiva che il neoliberismo spinto, almeno dalla rivoluzione conservatrice realizzata nei primi anni ’80, quelli di Margareth Thatcher e Ronald Reagan per intenderci, ha imposto attraverso una forma di “colonizzazione dell’immaginario” (Ivan Illich) che ha metastatizzato l’intero corpo sociale. La musica è stata, senza dubbio alcuno, la forma d’arte maggiormente investita da questo fenomeno (assieme forse al cinema). Quella che chiamo la «Mcdonaldizzazione della musica» si ė ormai pienamente realizzata e restano poche le sacche resistenti anch’esse, per altro, in via di progressivo prosciugamento. Si assiste infatti all’irrompere delle dinamiche tipiche del mainstream anche nel cosiddetto mondo underground. Il rock stesso, un tempo latore, almeno nelle sue espressioni più “evolute”, di una forma di azione contro culturale, s’è adagiato sulla pedissequa riproposizione di cliché ormai consunti. Quello che tu definisci “coraggio” nasce dall’opposizione radicale a tali dinamiche e dall’aver espulso dal nostro orizzonte ogni ammiccamento teso a titillare e compiacere il gusto dominante. Ciò detto credo che in Officina F.lli Seravalle sia paradossalmente rintracciabile, accanto alla prevalenza di una componente avantgarde (passami il termine), una sorta di elemento pop (passami pure questo) che rende l’ascolto dei nostri lavori non così ostico come potrebbe di primo acchito sembrare''.
Diciamo ora ai nostri cybernauti interessati ad esplorare sentieri musicali avanguardistici “commercialmente scorretti” (e non solo) come è nata questa Officina fraterna, i relativi riferimenti culturali (fra gli altri, si trova spesso citato il filosofo Emil Cioran) e le eventuali connessioni con la tua verve progressiva nei Garden Wall… ''La connessione Garden Wall – Officina F.lli Seravalle risulta palese qualora si consideri che quello che per ora resta l’ultimo lavoro del gruppo (Assurdo, del 2011) vede l’ingresso nell’organico di mio fratello Gianpietro. Altro passo decisivo per la messa a fuoco di Officina è stata la realizzazione di un disco dai connotati fortemente politici che io e Gianpietro realizzammo assieme allo straordinario chitarrista e sperimentatore triestino Andrea Massaria e al filosofo Raoul Kirchmayr nel 2017 per l’etichetta Setola di maiale con il nome di James Frederick Willetts (si tratta del primo caso di pirateria sui diritti d’autore). Durante il concepimento del lavoro in questione io e Gianpietro capimmo che sarebbe stato interessante mettere in piedi un duo, con la possibilità di invitare talvolta degli ospiti ad arricchire e a deviare con la loro sensibilità le nostre traiettorie sonore. A quel punto cominciammo a lavorare al nostro primo disco con l’impagabile supporto di un discografico davvero appassionato e visionario come Loris Furlan. Nel 2018 esce dunque il nostro esordio intitolato Ûs frais cros fris fics secs, sorta di scioglilingua in friulano che nostra nonna materna era solita proferire (letteralmente «uova marce rane fritte fichi secchi») per Zeit interference, costola sperimentale di Lizard Records. Quanto a Cioran: il Privatdenker rumeno, così amava definirsi mutuando Soren Kierkegaard, è senza dubbio il mio riferimento culturale più rilevante. Il fatto di essermi laureato con una tesi sul suo pensiero non spiega a sufficienza il vero e proprio “amore” che nutro per questo maestro di lucida perplessità. Cioran è dunque per me più un oggetto d’amore che di studio (sebbene io abbia pubblicato nel 2021, per l’editore The Writer, un piccolo libercolo dedicato ai suoi rapporti con la filosofia buddhista dal titolo Cioran e Buddha: una fruttuosa impossibilità)''.
Veniamo al disco. Ascoltando Ledrôs, che fra parentesi ho molto apprezzato, fermo restando la dominanza del sound elettronico (una dominanza trasversale alle vostre produzioni) ho notato diverse innovazioni (posso dire “salto di qualità?”) con una estensione del bacino di fruizione legata (anche) ad una maggiore immediatezza comunicativa, pur nella complessità delle composizioni… ma lascio a te la parola... ''Come accennatoti, da sempre ritengo presente una componente pop nel nostro percorso artistico. Quella che amiamo chiamare musica officinalis presenta, alla propria radice, una ricerca timbrica abbastanza spinta, in qualche maniera erede dei grandi della musica elettronica sia di stampo “colto” (i seminali lavori dei musicisti nati negli anni ’20 del secolo scorso, come Luigi Nono, Bruno Maderna, Karlheinz Stockhausen o Gyōrgy Ligeti, continuano a esercitare una profonda fascinazione su di me) che “extra colto” (la glitch music in particolare ma anche l’ambient, la kosmische Musik e tutte quelle esperienze che potremmo definire “post-techno”), sempre ammesso e per nulla concesso che tale distinzione abbia un senso. Diciamo che Officina si situa in posizione intermedia, tenta di costituire un anello di congiunzione tra questi due mondi troppo spesso forzatamente separati. Ma le nostre radici suggono linfa anche dalle opere di musicisti “insospettabili” (il tanto – da certi “ambienti”- vituperato Phil Collins su tutti). In ogni caso concordo con te sul fatto che Ledrôs (“rovescio” in lingua friulana) sia il nostro disco più “accessibile”. Volendo semplificare, il risultato che emerge dalla nostra Officina è l’esito di una sorta di collisione tra le istanze radicali incentrate sul timbro o su armonie ricercate, quando non palesemente atonali, del mio agire (altro punto di riferimento per me è la cosiddetta “seconda scuola di Vienna” e dunque la triade Schönberg – Berg – Webern) e l’azione fondata invece sul groove nelle più disparate coniugazioni di mio fratello. Naturalmente le cose sono più complesse e intricate di così, tanto che spesso risulta difficile capire “chi faccia cosa” e questo è uno degli aspetti affascinanti del suono officinale. Decisivo è il non volersi mai appoggiare sulle dinamiche dei “generi” musicali. Pur essendo dotati di un suono peculiare, Officina F.lli Seravalle realizza salti quantici tra istanze anche profondamente diverse. Si passa dal jazz-rock al dark-ambient, dal pop sofisticato alla musica aleatoria, dalla techno al progressive rock, la coerenza essendo comunque garantita dalla singolarità del nostro approccio sonoro''.
L’attuale “epoca dell’incertezza” sopracitata, ci impone cautela rispetto a possibili voli pindarici sul futuro… restiamo quindi nel breve-medio termine: quali progetti si possono trovare nel vostro affaccendato cantiere? ''In questo preciso momento Officina è in stand by, abbiamo comunque già del materiale su cui lavorare in futuro per realizzare il quinto disco. Dal canto mio, mi sto dedicando a diversi progetti anche se non so quali e quanti di questi arriveranno a ipostatizzarsi in un’opera concreta. Ho un progetto con Davide Mezzatesta, grande musicista palermitano, titolare dei fantastici Mezz Gacano, un altro con il musicista romano di stanza in Brasile Mirko Jymi, un trio col batterista di area death-metal Stefano Rumich e la sassofonista free-jazz Clarissa Durizzotto (probabilmente ci chiameremo Suppergiù Zig Zag su suggerimento di Loris Furlan). C’è poi da lavorare sul secondo disco di Qohelet col poeta e performer bolognese Gianni Venturi (qualche brano è già stato realizzato) e de Il Testamento degli Arcadi (anche in questo caso ci sono delle composizioni pronte), sono entrato nel collettivo Autostoppisti del Magico Sentiero (è appena uscito il terzo lavoro dal titolo Erasmus a Kiev per New Model Label) e ancora altre cose al momento in nuce. Penso a un paio di progetti ideati dal boss di Lizard Records in cui mi ha coinvolto sia come compositore che come strumentista, il primo chiamato La notte dei girasoli e l’altro Il Cenacolo, o ai Pons Asinorum col batterista brasiliano Rhandu Lopez, il chitarrista Paolo Volpato (sul cui disco d’esordio ho cantato) e il bassista Roberto Scala. Mio fratello ha da parte sua avviato una collaborazione con Luca Cartolari, musicista piemontese noto per il suo ottimo lavoro con gli Anatrofobia… insomma molte cose bollono in pentola. Tra tutte però desidero segnalare l’ormai probabilissimo ritorno dei Garden Wall con un album che avrà per titolo Psicomachie e che vedrà in formazione, oltre al sottoscritto e a mio fratello, Ivan Moni Bidin alla batteria e William Toson al basso, già su Assurdo, e i redivivi Marco Ferrero al Chapman Stick e Alessandro Stornello, sbalorditivo chitarrista solista entrambi di ritorno dai tempi di Chimica (1997). Siamo in una fase piuttosto avanzata di lavorazione e sarebbe dunque un vero peccato se la macchina si dovesse fermare''.
La butto lì, sfondando probabilmente la classica porta aperta, visto le caratteristiche stesse della vostra musica avanguardistica: come vedi un progetto multimediale, in particolare teatro e/o film, abbinato alle produzioni dalla vostra Officina? ''Ebbene sì… la sfondi. Ogni volta che ci viene chiesto di proporre la musica officinale dal vivo noi rispondiamo di non essere interessati a un concerto “classico” di tipo frontale (la cui prossemica per altro ricalca meccanismi di potere che vogliamo combattere, in questo senso rimando alle illuminanti considerazioni di Luigi Nono, musicista che letteralmente adoro, a riguardo). Quello che vorremmo realizzare, budget permettendo, è proprio uno spettacolo (termine che non amo troppo, Guy Debord docet, ma tant’è) in cui alla musica (noi rigorosamente non sul palco!) si associ l’arte video, la danza e l’action-painting. Capisci bene che una cosa del genere è fondamentalmente irrealizzabile in quanto richiederebbe un impegno economico che non siamo in alcun modo in grado di affrontare, e sperare in un intervento pubblico che possa finanziare l’operazione mi sembra alquanto illusorio. Quanto al cinema ti segnalo che un paio di nostri brani sono finiti nell’opera prima del regista veneto Massimo Libero Michieletto dal titolo Desiderie, incentrato sulle storie di tre donne afferenti ai servizi psichiatrici, che fu anche presentato in un evento collaterale alla Mostra del Cinema di Venezia. La collaborazione con i cineasti è senz’altro uno dei possibili rivoli che Officina amerebbe seguire perché non c’è dubbio che la nostra musica sia potentemente evocativa e potrebbe davvero amplificare l’intensità espressiva di molte scene (senza fare paragoni inconsulti, immaginate il capolavoro di Stanley Kubrick 2001; Odissea nello spazio senza le straordinarie musiche di György Ligeti)''.
Bene Alessandro. Ringraziandoti della disponibilità, come di consueto, lascio “il microfono all’ospite” per congedarsi dai nostri cybernauti… ''In primis ringrazio te per gli stimoli, poi chi ci ha letti per l’attenzione dedicataci e, last but not least, mi permetto un suggerimento: siate curiosi! Non auto-ghettizzatevi in compartimenti stagni relativi ai “generi musicali” (purtroppo il mondo del rock progressivo da questo punto di vista è spesso disarmante). Niente sclerosi, niente chiusure, apritevi al mondo dei suoni senza preconcetti, perché, come diceva Luciano Berio, «musica è tutto ciò che si ascolta con l’intenzione di ascoltare musica». Credo che questa resti a tutt’oggi la migliore definizione dell’arte dei suoni che io conosca, certamente quella cui aderisco con maggior convinzione. Un caro saluto a tutti voi''.
(MauroProg - foto Giulio Casagrande)
Riferimenti
Bauman Z ., La società dell’incertezza, tr. it Il Mulino, Bologna, 2014.
Battiato F., Bandiera Bianca, La Voce del Padrone, Emi Italiana, 1981.
Benasayag M., Schmit G. (2014), L’epoca delle passioni tristi, tr. it. Felrinelli, Milano, 2014.
Spitzer M., Demenza digitale. Come la nuova tecnologia ci rende stupidi, tr. it. Corbaccio, Milano, 2013.
Veneziani M. (2022), La Cappa. Per una critica del presente, Marsilio, Venezia, 2022.