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11/10/2022   GIOVANNI PAURA
  ''Penso di aver fatto tanti sbagli, ma non ne eliminerei neanche uno...''

Benvenuto Giovanni! Ci racconti la tua storia in breve? Da quando hai iniziato a fare musica? ''La passione per la musica mi è stata tramandata da mio padre. Lui è un chitarrista (molto bravo se posso aggiungere) e quindi sono stato sempre immerso in un contesto dove la musica è qualcosa di abituale. Mi ha sempre ispirato il fatto che mio padre riuscisse ad esprimere le sue emozioni solo suonando uno strumento musicale e, quindi, io, che già di mio scrivevo poesie e racconti, ho provato ad ampliare questa mia passione per le parole con un'altra forma artistica. Passo dopo passo è nato per la seconda volta Giovanni Paura''.

A livello artistico, cambieresti qualcosa di questo percorso o sei fino ad ora pienamente soddisfatto? ''Penso di aver fatto tanti sbagli nel mio percorso, come è naturale che sia, ma di questi non ne eliminerei neanche uno. Se oggi sono quello che sono è anche perchè ho capito, tramite alcuni errori fatti in passato, quali siano i movimenti da compiere e quale invece quelli da evitare''.

Quali sono le tue più importanti influenze? Da dove attingi per trovare ispirazione? ''L'ispirazione è in tutto. In una persona, in uno sguardo, in una situazione, in un paesaggio. Io, con la musica, cerco di far mie tutte le esperienze e tramutarle in forma artistica. Se parliamo invece delle mie ispirazioni, beh, servirebbero ore. Mi limito a fare qualche nome per dare un'idea più chiara. Sicuramente il cantautorato italiano ha influito tantissimo nella mia crescita, soprattutto Lucio Battisti o i più moderni Cesare Cremonini e Brunori Sas. Ho anche ascoltato tanto rap, italiano e non e, sicuramente, vedo questo modo di esprimersi molto vicino a quelle che sono le mie forme. Marracash, Luchè, Mecna, Coez, sono artisti che stimo moltissimo, che ho ascoltato tanto e che continuo a fare. Per fare gli ultimi due nomi, che sono quelli degli artisti ai quale più mi interfaccio, sicuramente direi Mac Miller e Bruno Mars''.

Passiamo al tuo nuovo singolo ''Cleopatra''. Quando lo hai scritto e perché? ''Ho scritto ''Cleopatra'' nel pieno della pandemia (covid, 2020). Prima che tutto il mondo subissasse avevo incontrato una ragazza (Cleopatra appunto) con cui c'è stata subito una forte sintonia. Per vari motivi, soprattutto il fatto che dopo poco tempo sarebbe subentrata la quarantena, non siamo mai riusciti a creare un legame diretto tra noi e passo dopo passo il rapporto è andato deteriorandosi terminando in maniera molto asettica. Ero in una situazione di eccessiva sofferenza e, un giorno, girando su youtube, ho trovato questo type beat funk. In due ore è nato tutto e, dopo aver scritto il ritornello, è tornato il sorriso. Con Nicola Panzanini (produttore del pezzo) abbiamo rilavorato alla produzione del brano e curato tutti i dettagli per far sì che la canzone suonasse nel miglior modo possibile. Due anni dopo possiamo dire di esserci riusciti''.

La canzone è quindi dedicata ad una persona in particolare? ''Alla ragazza di cui ho parlato precedentemente, al cospetto della quale mi sentivo una nullità (da qui la frase "tu che sei Cleopatra, io non sono nessuno"). Non volevo parlare di una situazione del genere nel modo canonico, ma cercare di trasformare la sofferenza che provavo in qualcosa di più catchy e che facesse muovere la testa a chi ascoltava. Mi sentivo nessuno in sua presenza, ma quel nessuno è rinato''.

Come sono i tuoi live? ''Per il momento, purtroppo, sono ancora abbastanza inesperto in questo settore. Ho fatto qualche comparsata a live di amici e colleghi (in cui ho sentito veramente l'energia di un'esperienza del genere), ma purtroppo ancora non ho la possibilità di condividere un evento tutto mio. L'unica sicurezza che ho è quella di voler essere accompagnato da una band e di avere al mio fianco musicisti che, tramite la loro esperienza, possano farmi crescere e aiutare in quella che considero la consacrazione musicale di ogni artista''.

Uno sguardo al futuro: cosa ci sarà nel tuo? ''Tanta musica, tanta sperimentazione, tante sorprese ma, soprattutto, tanto me''.