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14/06/2022   NEW MARTINI
  ''L'attitudine al trasgredire le regole di una quotidianità opprimente...''

Benvenuti New Martini. "Malavida". Partiamo da qui. Cos'è per voi la “Malavida"? ''La Malavida in salsa meneghina è stata la Ligera, la vita breve e spericolata dei Vallansasca e dei Turatello. Ma forse, meno prosaicamente, anche una certa attitudine nel trasgredire le regole di una quotidianità opprimente. Un modo di rifiutare. Un’attitudine a sognare un futuro migliore. Per noi era una maniera di raccontare il nostro amore nel riguardare ogni sera tutti assieme qualche scena di “Quei bravi ragazzi” su YouTube. O semplicemente la nostra banda, il nostro rifugio in cui ci confidiamo segreti, emozioni, desideri, sconfitte. È più un concetto da romanzo che una descrizione di una cosa concreta. Malavida è un suono, un modo di vestire, di essere percepiti. Una battuta deficiente di Liam Gallagher. Una poesia di Pinketts''.

Dalla vostra bio leggiamo "i New Martini sono Daniele, Giacomo, Il Popi e L'avvocato". Sembrano i personaggi di un romanzo. Nel dettaglio, chi si cela dietro questi nomi e in che modo, insieme, formano i New Martini? ''Si celano persone normali, persone qualunque, che però sognano molto. Siamo amici da una vita e abbiamo questa fissa della musica che ci tiene uniti. Tutti i venerdì sera ci ritroviamo a suonare nella nostra saletta, con la nostra intimità, dopo la trattoria. È un privilegio molto raro di cui siamo molto consapevoli. Tanti nostri coetanei non hanno questa fortuna. Giocare a pallone o avere altri hobby non ti garantisce questa stessa tensione verso il futuro, questa progettualità. La banda, il gruppo, sono quanto di più ti può legare l’un l’altro. Condividiamo gioie e dolori. È molto meglio di andare dallo psicologo, e ci costa molto meno''.

Torniamo al disco. Si percepisce un ottimo lavoro in studio di registrazione, un approccio compositivo fresco e al tempo stesso retrò. Voglia di leggerezza ma anche di amarcord. Quando avete capito di voler fare un disco proprio così? E poi, come lo avete fatto? ''Ci abbiamo messo un sacco di tempo a fare questo disco, non meno di sei anni. Tantissimo calcolando le gestazioni delle attuali uscite discografiche. Ma vedi, non essendo il nostro mestiere principale, quello di cui si campa, avevamo l’esigenza della soddisfazione finale. Per anni abbiamo sfornato pezzi su pezzi che però non corrispondevano a quello che avevamo in testa. Ascoltavamo Piero Piccioni e Trovajoli e poi uscivano pezzi pop qualunque. Alla fine invece credo che queste undici canzoni siano davvero una bella raccolta, un viaggio sudamericano, una fotografia di quello che ci piace, gli anni ’70 e ’80, ma suonata nel 2022. La soddisfazione arriva anche dal fatto che abbiamo registrato tutto da soli nel nostro studio, il Florida, sui Navigli a Milano. Ogni suono, ogni rullante, chitarra, tastiera, tutto è stato fatto in casa. Pure il master. Avessimo fatto tutto in uno studio blasonato probabilmente la musica sarebbe migliore, ma non suonerebbe così. La volevamo veramente così. Autentica. Come quelle bottiglie di rum senza il dosatore, dove l'alcool scende nel bicchiere come fosse acqua''.

A noi è piaciuta molto "Le cose della sera" dove cantate tutto quello che non cercate e quello che cercate. "Cerco tanta felicità". Dove la trovano la felicità i New Martini? ''“Le cose della sera” è forse il pezzo con il testo più sentito che abbiamo fatto, un po’ più personale. Nelle altre canzoni ci siamo divertiti a raccontare storie degli uomini che probabilmente non saremo mai. “Le cose della sera” invece è un bilancio emotivo, in cui si tira una riga e si cerca di capire cosa si è combinato nella vita, e cosa si è perso. Complessivamente, siamo riusciti a perdere molto''.

C'è qualche artista del panorama musicale italiano con il quale vorreste collaborare? ''Di recente abbiamo conosciuto Nina Zilli e ci siamo subito voluti bene, lei sarebbe bravissima a cantare le nostre cose, credo a causa di una certa predilezione per il passato musicale che condividiamo. Poi, beh, sono molti i grandi che ci hanno ispirato. Potendo pescare anche tra i morti ti direi Piero Ciampi, ma forse più per andare a bere assieme che altro...''.

Alberto Sordi diceva che Roma è un grande salotto da attraversare in punta di piedi. I New Martini, invece, cosa direbbero della loro Milano? ''Il nostro amico Andrea Pinketts (al quale abbiamo dedicato una canzone presente nel disco) ne "Il vizio dell'agnello" scriveva molto bene, meglio di come noi potremo mai fare, queste impressioni sulla nostra città: “A Milano, di notte, c'è il mare. È un mare di persone che, nascoste dall'oscurità, nuotano da un locale all'altro per pescare o per farsi pescare, un po' esche, un po' squali disinvolti e impacciati. È un mare di guai, nelle bische volanti di Piazza Tirana, dove un dado e una pallottola rimediano sempre un buco di troppo. È un mare in burrasca alla disperata, frenetica ricerca del divertimento prima che faccia giorno. È un mare di equivoci in cui i travestiti brasiliani si spacciano per ex ballerine Oba Oba, ostentando, anziché la voce delle sirene, baritonali listini dei prezzi. È un mare che a tratti può apparire deserto e ti sembra che non ci sia in giro nessuno, ma sai che è profondo come l'oceano e, come l'oceano, abitato. È un mare in cui potersi perderti se non ci fossero le luci dei locali aperti a farti da faro, se non ci fossero finestre illuminate anche in palazzi quasi completamente addormentati, come a dirti che a Milano le case dormono con un occhio solo. E poi ci sono i fari delle auto che dragano la città per mettere a fuoco una tentazione. I buchi dei dadi, dei proiettili, delle siringhe, delle narici da dove esce muco ed entra cocaina, i buchi del corpo umano eletti a custodi del piacere della carne. Da tutti questi buchi, di notte a Milano, fuoriesce l'acqua, da tutti questi buchi, al mattino, l'acqua rientra e nessuno ha il coraggio di ricordare che a Milano, di notte, c'è il mare”.