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17/05/2022   UNWELCOME
  ''Il marketing e la moda hanno fatto sì che la qualità musicale sia diventata una cosa quasi irrilevante...''

Bentrovati ragazzi! Il vostro disco ''Be unwelcome or die'' è fresco di pubblicazione. Siete soddisfatti del lavoro? ''Ciao e grazie a voi! Siamo veramente molto contenti e soddisfatti di questo nuovo disco, le risposte finora sono state ottime e nonostante questo sia un periodo decisamente complicato, tra pandemie, guerre e chi più ne ha più ne metta, non possiamo di certo lamentarci''.

Come vi sentite a ritornare con brani inediti dopo così tanti anni? Cosa è cambiato dentro di voi e cosa è rimasto invariato? In che modo tutto questo si riflette sulle nuove canzoni? ''In realtà è stato tutto piuttosto naturale… bene o male alcuni di noi hanno continuato a suonare insieme in altri progetti e poi il rapporto di amicizia non si è mai interrotto. Ci frequentiamo da venticinque anni e siamo cresciuti insieme, la musica è semplicemente l’espressione dei nostri cambiamenti e della nostra maturazione. In realtà tutto è nato in piena pandemia, quando ci è arrivata la richiesta da Kappa (boss di Ammonia Rec), amico di lunga data, per ri-pubblicare il materiale degli Unwelcome che non era mai stato pubblicato: è così che abbiamo fatto uscire la versione svedese di "Independent Worm Songs" ed anche l'album con tutti gli inediti chiamato "Rifles", entrambi usciti nel 2020. E da cosa nasce cosa... abbiamo ritrovato entusiasmo, abbiamo fatto uscire un singolo nel 2021 e ci siamo messi al lavoro per dare alla luce un nuovo disco, è stato tutto naturale''.

Il pubblico come sta rispondendo a questo disco? Avete sicuramente una fan base acquisita negli anni precedenti che aspettava di riascoltarvi... ''Per adesso la risposta è stata ottima, il disco piace e le persone che già ci conoscevano ci stanno riscoprendo. Lascia che ti dica però che non ci interessa alcun tipo di “revival” o di “effetto nostalgia”, questi sono gli Unwelcome di oggi, con il nostro suono che si è evoluto in tutti questi anni. Non ci interessano le mode né tantomeno guardare al passato. Siamo qui oggi e siamo pienamente a nostro agio nel presente''.

Passiamo alle canzoni: come sono nate? In che modo avete sviluppato il processo creativo, in primis, e il lavoro in studio di registrazione? La produzione è ottima! ''Beh, mi fa molto piacere, avendo curato produzione e mixaggio in prima persona. La realtà è che nessuno di noi ascolta la stessa musica, non abbiamo un genere preferito o una band od artista preferito. Non abbiamo alcun riferimento musicale e, almeno personalmente, mi annoio ad ascoltare dischi che suonano tutti uguali. A livello di produzione volevo sperimentare e volevo che il suono fosse moderno ma allo stesso tempo "diverso", non vogliamo assomigliare a nessuno, non vogliamo scimmiottare nessuno. Noi facciamo la nostra cosa e basta. Nel disco ci sono synth, ci sono distorsioni armoniche, feedback, rumori, le chitarre non suonano quasi mai "riff" veri e propri, ma abbiamo sempre e comunque lasciato molto spazio alla melodia. Non abbiamo alcun tipo di vincolo o preconcetto. Se in una canzone pensiamo che ci possa stare bene il sax allora ci mettiamo il sax, se pensiamo che ci possa stare bene una tastiera allora ci mettiamo la tastiera. Non abbiamo mai pensato "gli Unwelcome devono suonare come tizio o essere in un certo modo". Durante la fase di mixaggio del disco ho ascoltato tantissimo jazz, proprio per non avere influenze e condizionamenti a livello di suono. A livello compositivo non abbiamo una regola, alcune canzoni le abbiamo sviluppate insieme partendo da un riff o un'idea ritmica, altre invece sono provini che io o Livio (chitarra) abbiamo sviluppato per conto nostro e poi ci abbiamo lavorato su in sala prove, a volte tutto è partito da un giro di basso mentre altre canzoni erano solo embrioni che poi in fase di registrazione/produzione sono state sviluppate. Siamo liberi di sperimentare e di fare qualunque cosa ci passi per la testa''.

Il mondo della musica negli ultimi anni è cambiato drasticamente. Come vi trovate a dover affrontare un'industria profondamente mutata? ''Ci siamo adattati. E’ il progresso, e non puoi fermarlo. La musica è diventata “liquida”, ma soprattutto l’attenzione e l’importanza della musica è andata scemando negli anni. Voglio dire: noi siamo cresciuti negli anni ’80 e ’90 ed abbiamo passato settimane, mesi, ad ascoltare certi dischi. La musica era vissuta in modo viscerale, c’era molta più attenzione e partecipazione. Oggi è tutto tremendamente veloce, escono centinaia di dischi ogni settimana ed è veramente difficile farsi notare. Inoltre i guadagni derivanti dalle vendite dei dischi e dai concerti si sono ridotti drasticamente, è una situazione oggettivamente difficile. Il rovescio della medaglia è la possibilità di ascoltare e di essere ascoltati ovunque nel mondo in qualunque momento, pensa che “Be Unwelcome or die” ha raggiunto più di centoventimila ascolti solo su Spotify, numeri che qualche anno fa sarebbero stati impensabili… anche se i numeri non rispecchiano in alcun modo la qualità di una proposta. Il marketing e la moda hanno fatto sì che la qualità musicale sia diventata una cosa quasi irrilevante, almeno a livello mainstream. Ma a noi delle mode non frega niente, facciamo quello che ci pare e ci va bene così''.

Negli anni di "silenzio" che hanno preceduto "Be unwelcome or die" vi siete in qualche modo dedicati alla musica? ''Quando gli Unwelcome si sono presi una pausa, abbiamo comunque continuato a fare musica dedicandoci ad altri progetti: abbiamo fatto un disco come Kessler (prodotto da Riccardo Tesio dei Marlene Kuntz ed intitolato “Un altro giorno d’amore”) approcciandoci al rock in italiano. Io ho fatto due dischi a nome Gr3ta, esplorando la mia passione per l’elettronica e l’industrial, e per finire io e Maxim abbiamo fatto due dischi come “TheBuckle”, un duo chitarra/voce e batteria, dediti ad un ibrido stoner/hard rock. Insomma non siamo stati fuori dal giro…''.

In passato avete raggiunto ottimi traguardi, arrivando a varcare i confini nazionali. Con questo nuovo disco dove vi prefiggete di arrivare? ''Innanzitutto stiamo lavorando per organizzare un po’ di concerti, che sono la parte più importante per una band underground e poi sono la cosa più divertente ed appagante per un musicista: viaggiare, visitare posti diversi e conoscere persone diverse. Ma il vero traguardo – almeno nel prossimo futuro – sarà quello di spendere in malo modo le royalties milionarie che dovrà pagarci Ammonia Rec.!!! Be Unwelcome or die...''.