RENATO FRANCHI  "Attimi di infinito"
   (2023 )

Credo che, a certi artisti che operano da svariati anni, con un palmares di titoli che superano la boa dei dieci dischi, vada attribuita piena fiducia, a prescindere. Se poi, il traguardo tocca quota 14 album, allora possiamo passare ascolti tranquilli e certificati in compagnia di Renato Franchi & His Band, che rilasciano il nuovo album “Attimi di infinito”, costellato di 8 inediti e 1 cover della Battiatiana “La stagione dell’amore” la quale (va detto subito) offre spunti altamente emozionali per la scelta di vestirla appena con l’ambo strumentale piano-violino.

Trattasi di un’opera tendenzialmente evocativa di sensazioni, umori e speranze, accomunate nel fil-rouge della “rinascita”, e l’artista di Rescaldina (MI) le pennella con tatto e premura espressiva, coadiuvato da fior di musicanti, tra i quali due d’eccezione: Vincenzo Zitello, che sfodera l’arpa celtica per elargire classe nella suggestiva “Emily” (Dickinson, grande poeta inglese), e Marino Severini dei Gang che fonde la sua voce con quella di Franchi nella declamante “Ballata della pioggia e delle rose”, urgente richiamo all’attenzione per l’eterno dramma delle morti bianche sul lavoro, tante volte promessa dai politici e sempre disattesa e dimenticata.

Gli onori di casa li riserva la dolcezza delicata della titletrack, con annessa la sensazione di ricevere un caldo abbraccio narrativo, ma il risveglio è un’altra tematica molto cara al Nostro e la racchiude nella tenera e malinconica “Apri gli occhi”, e… ”Lungo la strada” incrociamo una spigliata ballad, dal racconto dinamico e gentile, mentre “Istruzioni per la vita” ruota sull’importanza di allargare i propri orizzonti per abbracciare nuove visioni di vita con occhi diversi, protesi ad osservare ed incamerare ulteriori esperienze spontanee, come quelle che ci insegnano i bambini, continuamente meravigliati dei loro contorni senza farsi mai domande ma agendo unicamente con l’istinto della gioia nel cuore.

Ed anche una bimba che viene al mondo, come la citata Anita in “Mentre nasceva un fiore” conferisce, altresì, la forza ed il coraggio per affrontare laceranti dolori che impattiamo nel nostro esistere: il tutto commentato dall’accogliente voce di Renato, inglobata in un’elegante acustica tra chitarra e violino. Infine, si percepisce l’equilibrato impegno sociale nella speranzosa “Stand by me”, avvolta con ricami di sinuosa dobro-guitar, col fervido anelito di rivivere tempi pari, armoniosi ed orfani di abusi ed iniquità.

Tra incipit letterari e misurate poetiche, Renato Franchi e Soci modellano un altro disco raffinato, dosato al punto giusto con fragranze narrative e gustosi olezzi cantautorali, che fan tanto bene alla causa chiamata bella musica. (Max Casali)