SCHILLER  "Illuminate"
   (2023 )

Ordinaria amministrazione, per il tedesco Christopher Von Deylen in arte Schiller, arrivato al suo quindicesimo album rallentando sempre un po' rispetto agli inizi e dedicandosi ormai, con peraltro immutato successo teutonico, ad una chillout elettronica di gradevole benché un po' ripetitivo ascolto, e con la sempre maggiore preferenza data allo strumentale che non al vocale, quasi si cercasse una specie di colonna sonora del documentario di una propria vita che non ad alzare, in qualsiasi modo, i toni.

Dando i pochi passaggi vocali alla delicata ugola di Tricia McTeague ("Empire of light" e "Space" in primis), trovando altre collaborazioni con i reduci dei Tangerine Dream e del musicista Cedric Monnier, uscendo anche dai canonici confini occidentali offrendo alla voce iraniana di Yalda Abbasi l'umanità di "Love and tears", chi ha seguito su questo sitariello il lungo elenco di recensioni a nome Schiller saprà come vanno le cose. Ovvero, che tutto è meravigliosamente d'atmosfera e di serenità, in album tra il magnifico e il magniloquente - 28 tracce - che portano avanti il percorso senza trucco e senza inganno, pur con la nostalgia di quando c'era un po' più di attenzione per la ritmica e non solo per l'intensità del sonoro, senza però colpo ferire.

Diventa quindi un ottimo lavoro da tenere in sottofondo, chiedendosi però se mai non si rischi fin troppo la narcolessia, perché le camomille sono dolci, deliziose, tutto quello che volete. Ma l'abuso, senza mai un briciolo di cambio di gusti, porta poi al quasi dimenticarsi che la si sta ascoltando, questa musica. E allora, come sempre, rimando alle cose dell'epoca 2000-2010: qui troverete il meglio del Nostro, mentre il resto, come detto, va e non va. (Enrico Faggiano)