STEFANO TRAVAGLINI & ACHILLE SUCCI "Book of innocence"
(2023 )
Di innocente in questo disco, nonostante il titolo, vi si trova ben poco...
Sono dunque colpevoli, i nostri due artisti, Stefano Travaglini ed Achille Succi. Di avere pubblicato ottima musica...
Non sono solito fare paragoni filosofici ma, in questo caso, l'unione dei due musicisti, come lo yin e lo yang produce una interazione fra due energie che raggiunge un mirabile equilibrio armonico e sonoro.
Da una parte un affermato ed eclettico pianista, dal tocco veloce e agile, capace di accennare dissonanze rendendole gradevoli, che qui compone otto tracce dalle caratteristiche certamente ascrivibili alla tradizione jazz moderna ma con forti venature ambient, a cui contribuisce dall'altra parte uno straordinario improvvisatore e significativo esponente del jazz italiano e non solo, che suona sax alto e clarinetto basso (strumento dal timbro veramente interessante) alternandoli all'interno dei brani in scaletta.
Il risultato è notevolissimo in termini di timbrica ed interplay strumentale... spesso il piano stende un tappeto sonoro su cui si leva la voce del sax/clarinetto o viceversa... sono un duo ma ce lo si dimentica ben presto. tale è la calibrata ed armonica tessitura delle parti mai ridondanti.
Tutti i brani sono validi e da ascoltare, in sottofondo od in ascolto diretto e meditato. Cito su tutti il brano d'apertura "Rothko", che ci fa subito capire di che stiamo parlando con il suo andamento nervoso e virtuosistico e dove, come in tutto il disco, piano e sax si rincorrono senza mai scontrarsi od odiarsi... Un altro brano emblematico è il n.7 "Turning Tables", dove l'atmosfera si fa più rilassata grazie anche al suono caldo e coinvolgente del clarinetto basso.
Senza se e senza ma, il voto è 8. (Roberto Celi)