DEAR  "Mon Turin"
   (2023 )

Il nuovo album di Davide Riccio, in arte DeaR, è dedicato alla città di Torino. “Mon Turin”, uscito per MusicForce, è una suite di 20 brani, quasi tutti pressoché brevi tranne due. La forma non è quella tipica della canzone (strofa-ritornello ecc), perché DeaR ha tirato fuori un sogno nel cassetto, cioè creare delle composizioni classicheggianti, seguendo le strutture di tradizione colta. Infatti, i titoli dei brani iniziano con “Passacaglia”, “Rondò”, “Berceuse” eccetera. Le costruzioni possono anche non prevedere ripetizioni, svilupparsi di continuo, come “Moresca: Assalto all'Angelo Azzurro”.

Realizzati principalmente alle tastiere, questi episodi prendono spunto da luoghi precisi del capoluogo torinese, come “Jazz – Un treno per Torino con la valigia di cartone”, dove un field recording della stazione anticipa un movimento ritmato di pianoforte e fisarmonica. “Rondò: le giostre di Piazza Vittorio” sono arpeggi romantici di pianoforte, che virano poi in una modalità più marziale.

C'è l'influenza del prog anni Settanta, come nell'iniziale “Ouverture: Baroque and roll, buongiorno signora Maschera”. Quando si va nel blues, come in “Blues per il comandante Diavolo”, ci si riferisce allo stile delle origini, il blues di fine Ottocento inizio Novecento, ancora così secco e cupo. Ma in realtà, è solo la prima metà del brano; poi si apre ad un clima più sognante. In certi momenti, questa musica ricorda le sonorizzazioni dei primi film muti, ma più per una frequenza nel ritrovarsi di fronte a quelle musicalizzazioni, che spesso prevedono appunto pianoforte e archi di tastiera. Forse è un caso, ma ricordiamo che a Torino c'è anche il Museo del Cinema. E forse, su quest'onda lunga, è stata concepita “Bagatella: pensieri sulla tomba di Isa Bluette”, attrice teatrale, cantate e soubrette torinese degli anni Venti e Trenta del Novecento.

La maggior parte dei brani è strumentale, ma ci sono anche momenti cantati, come il secondo, “Notturno: Nocturnal, a walk under Porches”, e gli ultimi cinque. Tra questi, “Silent lights bejewel the night” è interpretato in maniera molto teatrale, e accanto al pianoforte compaiono suoni di simil theremin. Emerge una voce patinata, che ricorda da lontano quella di David Sylvian. “Da Quarto a Torino” canta in italiano, raccontando la visione di Torino, che agli occhi di DeaR appariva come una Parigi. Questo perché visse ventitré anni nel quartiere “Piccolo Parigi”, cioè il Cit Turin, ma anche perché effettivamente il Piemonte (assieme alla Valle d'Aosta) mantengono storiche influenze dei vicini francesi. La canzone documenta anche le situazioni di disagio senza filtri, come i disoccupati che si danno fuoco davanti al centro dell'impiego. A sorpresa, su questa base quasi chillout, arriva uno scatenato assolo di chitarra elettrica.

“Quando il bambino era bambino” affonda direttamente nei ricordi d'infanzia, quando “tutti i giorni erano eterni”, su un ritmo di quelli da pop elettronico anni '80. A metà brano, gli accordi prendono strade strane, creando un clima disturbante, discutendo di “gente davvero cattiva” attorno all'Angelo Azzurro, riferendosi all'attentato del 1977, ma anche di radio libere.

Questo è un disco molto personale e molto geolocalizzato. Le sonorità, prodotte un po' in low fidelity, accentuano la sensazione di ricordi lontani, come se la musica fosse ascoltata da una vecchia radiolina. Forse le voci della bonus track “No side effects” sono un po' sparate troppo alte nel mix, che è dance. Questi suoni “vintage” di tastiere possono far storcere il naso ad alcuni, ma rendere nostalgici gli altri. E soprattutto, racconta una Torino vissuta dall'interno, riportando alla mente storie che magari i non torinesi non ricordano. (Gilberto Ongaro)