JET SET ROGER AND THE REINDEERS  "In the bleak midwinter"
   (2023 )

Non si dice, a dicembre, che dovrebbe essere Natale tutto l'anno? E allora, perché precluderci le canzoni natalizie a maggio, o ad agosto? Tra l'altro, Jet Set Roger and The Reindeers ci forniscono ulteriori motivi per valorizzare queste canzoni, togliendole dalla neve. Qui non troverete “Tu scendi dalle stelle” (che pure trovo bellissima, quando suonata con le zampogne), ma l'artista bresciano di origine inglese, da ormai 20 anni recupera la tradizione delle carole.

Scopriamo, tramite il suo racconto, che le carole in origine erano danze sfrenate, guardate con sospetto dalla Chiesa del XIII secolo. Dev'esserci un collegamento col tempo ciclico dell'agricoltura, nonché della cultura pagana. Un po' come per il carnevale, che era una “trasgressione controllata”, tollerata dal clero (“E' la locura, René...”, cit.). Conscio di queste origini, Jet Set Roger prende questo vastissimo repertorio, e lo riporta alla sua connotazione da taverna, precedente alla sua scomparsa forzata, voluta dai puritani a metà '600. Ed ecco così il secondo album “In the Bleak Midwinter”. Accanto alla cultura inglese, la band con le sue “renne” (ad ogni membro è assegnato un nome da renna, come Rudolph, Vixen...), affianca brani del repertorio americano, ma evita le banalità, concedendosi solo “Jingle Bells Rock”, o “Santa Claus is comin' to town”. Anche se quest'ultima è accelerata in una corsa à la musical di Broadway.

Per il resto, troviamo titoli buffi come “I want an hippopotamus for Christmas”, o brani dalla melodia barocca, come “Good king Wenceslas”, la tenera titletrack “In the Bleak Midwinter”, e l'intramontabile “Greensleeves”. Non toccate “Greensleeves” agli inglesi! (E a ragion veduta). Il disco è aperto in chiave spiritosa con “It's Christmas in the jet set”, mentre il ritmo dritto di “A child's Christmas in Wales” fa pensare a quegli sfuocati speciali televisivi anni '70, con i maglioni brutti di Natale, e la testa ondeggiante a destra e sinistra.

Nonostante la “ripulita” dalle forzature religiose imposte “dall'alto”, permane uno spirito religioso popolare. Ed ecco la suggestiva canzone sui Re Magi: “We three kings of Orient are”. Dopo lo spensierato rock'n'roll di “I saw mommy kissing Santa Claus”, è il momento del lento romantico in 6/8 “I'll be home for Christmas”, da ballare in coppia vicini, tenendo in mano il flûte di champagne. Commovente il finale “Hark! The Herald Angels Sing”, questa la riconoscerete all'ascolto, cantata dalle renne Angela Kinczly e Kika Negroni, sorrette da un ukulele. Un'occasione per scoprire delle canzoni natalizie non scontate, e magari fare bella figura alla prossima ricorrenza. (Gilberto Ongaro)