STRAWBS "40th anniversary celebration vol.2: Rick Wakeman & Dave Cousins"
(2010 )
Nel 2010 escono sul mercato del disco due eleganti cofanetti per celebrare il quarantennale di carriera della band degli Strawbs, capitanata dall’eclettico cantante, chitarrista, compositore Dave Cousins. Gli album sono registrati dal vivo durante le esibizioni al Twickenham Stadium del 12 e 13 novembre 2009. In questa sede ci occupiamo del bellissimo Vol. 2, package che contiene un cd e un dvd relativi all’esibizione live del 12 novembre 2009.
In realtà qui non si tratta degli Strawbs al gran completo bensì di una entusiasmante, incredibile, trascinante, commovente performance di quei due grandissimi artisti che sono Rick Wakeman e Dave Cousins. Wakeman peraltro militò negli Strawbs prima di approdare alla corte di Jon Anderson negli Yes, incidendo ben tre album con la formazione di Cousins: ''Dragonfly'', ''Just a Collections of Antiques & Curious'' e ''From the Witchwood''.
Quando due musicisti, oggettivamente tra i più geniali, sensibili, sinceri, autentici e creativi del secolo scorso (ma pure oggi), per di più amici di vecchia data, si ritrovano sulle scene per rendere onore ad un periodo d’oro del loro glorioso percorso artistico, ciò che ne esce non può che essere un capolavoro. E qui siamo effettivamente al cospetto di una autentica delizia per soli voce, chitarre, banjo e pianoforte. Il dvd ci mostra i due sul palco intenti a raccontare e raccontarsi storie ed aneddoti, a prendersi in giro con una leggerezza e spontaneità tali da far partecipe attivo anche il pubblico.
Atteggiamenti questi di una amabile naturalezza, sicuramente lontani mille miglia dai modi della maggior parte degli odierni “eroi” musicanti/canterini di cartapesta che, prigionieri nella loro buia, sterile e insignificante isoletta pseudo artistica tanto luccicante quanto immersa nel vuoto, si prendono penosamente sul serio e persino girano circondati dai loro gorilla.
Ma veniamo al dunque: il modo di cantare e la voce nasale e apparentemente stentorea di Dave Cousins possono, ad un ascolto superficiale, lasciar perplessi i neofiti. Tuttavia Dave è un cantante dallo stile vocale unico ed è tra i pochi (o molti?) capaci di assimilare, interpretare e raccontare le forti emozioni che derivano dal far musica con passione, cose queste che soltanto gli artisti che la amano profondamente (ed hanno con essa un sincero e rispettoso rapporto) riescono poi a trasmettere a chi ascolta. Uno stile canoro, il suo, che risente del blues, del rock ma soprattutto di quel folk tradizionale inglese che poi ritroviamo sovente in molte delle sue composizioni ispirate appunto alla tradizione. Il suo chitarrismo essenziale ma inesorabilmente preciso ben si coniuga con il funambolico lavoro di Wakeman al pianoforte che qui troviamo in meravigliosa forma.
Questi ingredienti non potevano che preludere al capolavoro e gli otto brani ben si susseguono, dunque, con una disinvoltura così palpabile che ci carezzano e deliziano fino ad arrivare dritti a dialogare con il nostro cuore, con l’anima di chi ascolta. Si tratta in sintesi del giusto e mistico interscambio di emozioni che solo certa musica riesce ad instaurare tra musicista e ascoltatore.
La chitarra acustica, il banjo e le melodie di Cousins si destreggiano in ballads dalle spiccate caratteristiche folk combinandosi mirabilmente coi suoni dalle tinte classicheggianti del pianoforte di Wakeman, dando così origine ad una curiosa miscela sonora tanto perfetta quanto intrigante e coinvolgente.
L’album si apre con ''The Hangman and the Papist'', introdotta dalle stupende note del piano, per poi proseguire con altri sette meravigliosi zaffiri sonori cesellati con una perfezione assoluta. Segue l’evocativa ''October’s to May'', la semplicemente stupenda e persino commovente ''Martin Luther King’s Dream'', la folk song ''Witchwood'', la poetica ''Can You Believe'', poi ''A Glimpse of Heaven'' e a chiudere la conclusiva ''The Shepherd’s Song''.
Che dire poi della performance del solo Rick Wakeman al pianoforte, quella ''Temperance of Mind'' al cospetto della quale ogni appassionato di musica dovrebbe inchinarsi, trattandosi di una esibizione del biondo tastierista non meno che eccellente ed ispirata? Altra musica, altra arte, altri tempi. (Moreno Lenzi)