FABRIZIO BOSSO QUARTET  "We Wonder"
   (2023 )

Pensare, considerandolo "a scatola chiusa", che questo album sia di altissimo livello non è cosa imprudente... eh... certo... perché Fabrizio Bosso non ha bisogno di presentazioni: la sua tromba è da anni protagonista della scena jazz italiana ed internazionale, i musicisti che formano il suo quartetto sono fra i più versatili ed affiatati, ed esprimono un jazz classico ed eclettico allo stesso tempo, con sonorità solide e collaudate. Uno sguardo al raffinatissimo artwork della copertina del disco dal sapore vintage fa risaltare le sembianze del volto di uno degli artisti maggiormente iconici, di quelli che segnano un'epoca, della musica soul internazionale cioè Stevie Wonder...

Azzeccato il titolo "We Wonder", che gioca sul nome del brano contenuto nel disco (traccia n°5) ma che fa presagire l'intensità e l'immedesimazione di tutti i musicisti di questo lavoro nel rendere omaggio al grande artista non vedente.

La scaletta dell'album contiene nove brani selezionati da Fabrizio Bosso all'interno della vasta discografia dell'artista americano (suo idolo da sempre) qui reinterpretati in curatissimi arrangiamenti strumentali in chiave jazz. All'ascolto mi arriva subito un senso di positivo equilibrio e leggerezza armonica... la tromba di Bosso non la fa da padrona, non è ridondante: corre, urla, modula, descrive ed esprime, condividendo molti assoli con il clarinetto di Nico Gori, special guest in questa produzione. Spazio a tutti gli strumenti, piano, batteria e contrabbasso.

I brani non vengono stravolti, lasciandone intatto il mood e le melodie. Su tutti cito la magistrale interpretazione di "Sir Duke", traccia n°8, come pure di "Visions" ed "Overjoyed", rispettivamente n°6 e 7. La celeberrima "Isn't She Lovely", qui destrutturata e con strofe accennate solo sulle prime note riconoscibili, è forse l'episodio meno condivisibile del tutto e chiude l'ascolto lasciando un senso di sospensione.

Ottimo lavoro, e non poteva essere altrimenti... Voto 8. (Roberto Celi)