RUFUS PARTY  "Night light"
   (2023 )

Vicino al recente “Paradigm volume 1” per ascendenze e mood generale, ma al contempo lontano dalle non poche asperità che ne increspavano la superficie, “Night light”, pubblicato solo in vinile su label Tommyrec Records, ripresenta gli immortali Rufus Party da Novellara con sette nuove tracce deliziosamente gentili, ben impregnate di quell’inconfondibile impasto tra cantautorato e morbidezze blues/alt folk che da sempre li definisce.

Rispetto ai fasti passati, “Night light” ammorbidisce i toni, leviga il suono, smussa gli spigoli, pur conservando intatta una sfuggente afflizione di fondo nella quale è piacevole crogiolarsi; sono trentatré minuti in tonalità minori che scorrono placidi, arricchiti da preziosi contrappunti e dalla tendenza ad abbassare i giri, quasi ogni canzone fosse un confortevole abbraccio in una giornata triste.

In un clima laid-back privo di inessenziali esagerazioni, accelerazioni fuori luogo o brusche impennate, ogni traccia è un piccolo prodigio di misurata eleganza che fluttua sulle ali di melodie tanto solide quanto avvolgenti, un florilegio di atmosfere notturne, non crepuscolari né cupe. Vagamente melanconiche sì, ma di una malinconia che mette nella giusta prospettiva per goderne appieno, come volesse cullarti nel soave ballabile di “Before I met you”, nel soul soffice di “Love is hell”, nel pianoforte ineffabile di “More”.

Ombre lunghe al calare della sera, carezze languide, tenui armonie. Sarà suggestione, ma sembra di ascoltare i Tindersticks che suonano pezzi di Amy Winehouse (“Riviera Street”), oppure Hugo Race (“I’m the man”), o i Songs For Ulan (“Angel of oblivion”), o perfino qualche eco leggera dei Traffic (“Ordinary judgement day”, con la tromba a ricamare il finale), in un album che trabocca di sentimento, mai sdolcinato o ridondante.

Sparsi ovunque come polvere di stelle, archi & fiati disegnano trame figlie di molti nobili padri, ma rielaborate con una grazia che è un marchio di fabbrica, una firma inconfondibile in calce all’ennesima lezione di stile, elargita con compostezza e signorile umiltà. (Manuel Maverna)