CASSANDRA  "Campo di Marte"
   (2023 )

Campo di Marte è una zona a nord-est di Firenze 2, che sorse come area d’ampliamento del capoluogo toscano, e questo quartiere ha dato la spinta propulsiva per formare la band dei Cassandra, trio formato da Matteo e Francesco Ravazzi e Giovanni Sarti, rispettivamente voce, chitarra e batteria.

L’attuale progetto incorpora un background con i Kelevra, ma oggi i Cassandra fan musica per placare l’esigenza estrema di un’espressione schietta, spontanea, mai studiata a tavolino, condita di spassoso pop con attitudine rock, che non mira ai grandi numeri ma ad un pubblico recettore che possa condividere e riconoscersi in ciò che dicono.

Ecco perché “Campo di Marte” risulta un debut-album scorrevole, frizzante, briosamente malinconico che, per certi anfratti, ci ricorda il gusto empatico dei Pinguini Tattici Nucleari, con l’aggiunta che ai Cassandra non manca di certo il piglio ironico come fiore all’occhiello del loro stilismo.

I quattro singoli di lancio (“Kate Moss”, “Novembre”, “Ti auguro tutto il peggio che c’è” e “Polaroid e paranoie”) sono l’emblema di racconti fluidi, ampiamente condivisibili, nei quali si scorgono quei dettagli d’esperienza comuni che rispecchiano le nostre stesse esperienze, con la musica che desta un sorriso consapevole, carica di pop viscerale ma anche corredato di riflessioni adulte in agro-dolce come “Cassandra”, “Un finale da brividi” e, soprattutto, “Il 2020 non esiste”, che inveisce verso un anno terribile che non verrà mai conteggiato nella nostra età.

La ballad “Il cantante”, camuffata con piccoli fragori à là Coldplay, serra la sfilata di “Campo di Marte”. Vedete… nella vita si han poche certezze, ed una di queste è che i Cassandra non racconteranno mai cose inventate o frutto di maliziose strategie. La loro filosofia è dire pane al pane, con lievito linguistico immediato e diretto che, pian piano, li sta facendo prendere delle rivincite, riscattando i tempi nei quali non c’era nessuno a vederli.

Da ora, sarà un crescendo di presenze e di consensi, poiché la gente capta quando c’è, oltre alla buona musica, un eloquio fresco, autentico e sintonizzato sulle frequenze dell’empatia. Trasmissione riuscita. (Max Casali)