NOVADEAF  "Bellicus"
   (2022 )

L’elettronica è l’elemento chiave che distingue questo album di Federico Russo alias Novadeaf, che impernia attorno al suono sintetico la sua esperienza musicale.

In realtà non ci si deve aspettare nulla di artefatto. È un disco molto gradevole, a tratti introspettivo e crepuscolare ma soprattutto vero, a dimostrazione che è sempre e comunque importante avere qualcosa da dire, da raccontare. Infatti Novadeaf, oltre a scoprirsi ottimo cantautore, su ‘Bellicus’ ha saputo curarne l’estetica, ricorrendo appunto all’elettronica, senza però lasciarla protagonista assoluta.

Il disco quindi non rappresenta un tributo minimale al pop frivolo, ma un ricco intreccio di suoni sintetico-analogici, riuscendo a dipingere una tela sonora di tutto rispetto e originalità. È probabile che la scelta di un titolo come ‘Bellicus’ abbia contribuito ad immergere l’artista in queste trame, che mostrano come una ferita esponga il conflitto nelle sue varie manifestazioni.

Come già detto, il suono di questo disco è rotondo, riflessivo, che ben affronta e racconta le inquietudini di Federico Russo nell’affrontare un tema fatalmente molto attuale. Grazie comunque ad esperienze fatte con artisti come Radiohead, Alan Parsons Project e l’ultimo Steven Wilson, personalmente ho intravisto qualche affinità stilistica, constatando ancora una volta come le potenzialità espressive del suono elettronico, tipicamente freddo, riportino a quello generato e suggestivo che ha reso leggendarie molte band del krautrock.

Ma in questo caso, il risultato è particolarmente aggraziato grazie a quel pizzico di mediterraneità che solo un artista sensibile e con la melodia nel DNA come Russo poteva aggiungere. Una particolarità che da sola potrebbe aprire tutto un capitolo sull’apporto che certi suoni di sintesi hanno dato alla musica mainstream di fine anni ’70 e ’80, ma visti con il gusto e la mente di oggi. Citerei per esempio l’italiano Giorgio Moroder, un apripista che con il tempo ha avuto il buon gusto di portare quei suoni verso le immagini, elevando la musica pop di estrazione elettronica da prodotto di facile presa, a musica di qualità e spessore.

Mi perdoni Federico Russo se mi son permesso queste similitudini, ma è un tentativo per invitare ad un ascolto ripetuto ed attento delle sue composizioni. Se lo merita. (Mauro Furlan)