BARBERINI  "Giorni d'oro"
   (2022 )

''Giorni d'oro'', il secondo album della sua giovane ma promettentissima carriera musicale, Barberini - nome d'arte della 32enne cantante romana Barbara Bigi - lo ha totalmente rivolto a visioni oniriche raccontate alla maniera di un album da disegno.

Sono nove ritratti, infatti, quelli che compongono questo disco, che magari a prima vista potrebbe anche un po' deludere, vista una certa staticità della voce, ma che in realtà dischiude un panorama di grandissimo livello: un timbro soffuso, intrigante, che dipinge immagini a tratti giocose, a volte invece intime e in grado di seguire le direzioni che l'insieme stesso riesce ad evocare.

La particolarità di questo album, composto interamente da opere di Barberini con arrangiamenti proposti ed eseguiti da Marco Catani, è di non avere un determinato filo conduttore, possiamo estrapolare un qualsiasi motivo della tracklist e da lì elaborare la ricostruzione del pensiero e della riflessione dell'artista, che alla vigilia della pubblicazione del lavoro ha dichiarato: "Da quando le ho scritte, queste canzoni hanno attraversato quattro compleanni, una pandemia e due traslochi, centinaia di scrupoli e decine di ripensamenti, un numero non quantificabile".

Il suono distorto è una costante della parte centrale del disco che si apre con ''Pirati'', un inizio scandito in tono marcatamente synth e la voce onirica di Barbara Bigi che calza la timbrica della grandissima cantante irlandese Enya: un ricordo, una fotografia. ''Dalla finestra ho guardato nella strada e ho tenuto tutto quanto avevo dentro casa solo per fare succedere qualcosa. Ho pensato a come siamo adesso e siamo stati, e che non siamo tutti numeri'': si plasma il ritratto della città fantasma in cui convivono pensiero e parola, passato e presente, certezze e dubbi.

Li introduce ''Luna Park'', ancora con una sonorità soffusa e non delineata ma tuttavia affascinante: "Sono le cinque di mattina e mi sono perso nei tuoi perché, orario di apertura dei concessionari pochi metri sopra la realtà". Il futuro prova a discostarsi dal passato, ma non ce la fa: si inizia una eterna corsa contro il tempo, la posta è superare, abbattere quel velo tra i due mondi, ed il luna park è pure rielaborazione di un amore finito. "Dove vai e stasera con chi sei? Universo oltre il sesso...".

''Se'' è il terzo brano dell'album, ed è aperto da una intro tastieristica, a dire il vero un po' prevedibile, acerba, da metà anni Ottanta, ma risollevata da un testo vigoroso. Una domenica qualunque il cielo si spacca in due, piove oro sul mondo, ma tutti rimangono fermi. La profondità della veduta è lo spaccato di un mondo corrotto che non si vuole più, e difatti Barberini lo attesta: un altro mondo è possibile ed un altro mondo per riprendere c'è. Siamo a metà strada tra la pandemia lasciata finalmente alle spalle ed i dubbi sulla contemporaneità irta di "ma".

Il ritmato della batteria di ''Grattacieli'' ritorna a pulsare sulla veduta futuristica fatta di fosforescenza, prospettive di un domani già dietro l'angolo e di potenze simili ai picchi di una montagna che, prima di scalare, bisogna contemplare. L'ironia entra in gioco - ed è proprio il caso di sottolinearlo perché di un brano giocoso si tratta - in ''Tempura nostalgia'': un amore profondo ma ora già archiviato se non fosse per quel ricordare martellante i cui episodi più significativi sono simili ad un menù da ristorante orientale, una prima notte senza dormire che assomiglia ad un piatto di ravioli al vapore, peccato, occhi pigri, ore piccole e progetti stanchi che si sono fusi in quella reminiscenza.

Testo valido, musica però non eclatante, ma va molto meglio in ''Notti magiche'', duetto tra la notte ed il giorno che fa da sfondo ai desideri: che cosa si cerca di notte? La trasgressione avrà la meglio sulla magia lunatica? Ascoltare questo brano che risolleva l'interesse (anche e soprattutto musicale), pienamente positivo negli ultimi tre motivi del disco: ''Su un altro pianeta'', aspettativa di amicizia utopica con gli abitanti di una vicina galassia fatta di domande e usanze misteriose, e generose elargizioni delle tradizioni più conosciute della Terra, il fascino dei mari tropicali e la malinconia dei compleanni.

L'augurio onirico di ''Giorni d'Oro'' e le speranze riposte in ''06:15'', concludono questa mezz'ora di musica che ha tanto in potenza ma deve crescere in atto, seppur il profilo del disco resti di assoluto interesse e talento. (Leo Cotugno)