AUTOSTOPPISTI DEL MAGICO SENTIERO "Erasmus a Kiev"
(2022 )
L'urgenza espressiva post-pandemica di questo nuovo lavoro degli Autostoppisti Del Magico Sentiero si percepisce in modo significativo, ed è originata dalla necessità di terminare un percorso iniziato e sviluppato nei due dischi precedenti.
Questo "Erasmus a Kiev" infatti si può ritenere il tassello mancante di una trilogia di opere che vedono l'aspetto musicale (e non solo...) incentrarsi su una riflessione molto critica di quello che è lo stato attuale del mondo.
Cio' quindi non può prescindere dal percepire e vedere i veloci cambiamenti a livello sociale ma anche geopolitico dettati dalla avidità delle classi dirigenti in questo antropocene che, come dice il nome stesso coniato nel 2000 dal premio Nobel olandese Paul Crutzen, è l'era dell'uomo, quel periodo in cui gli esseri umani hanno un impatto enorme e devastante su tutto l'ecosistema terrestre.
Il processo creativo degli Autostoppisti non è legato agli stilemi compositivi tradizionali e neppure ad un genere musicale definibile. Si sperimentano ed esplorano modalità di collaborazione alternative dove quindi, accanto ai musicisti e cantanti, abbiamo poeti, attori e voci recitanti. Ognuno apporta il proprio contributo con il proprio senso estetico, per cui ogni episodio (brano in forma canzone, pezzo strumentale, poesia o declamazione di recitativi) ha un suono ed un approccio variabile.
Ecco che allora occorre considerare la definizione di Autostoppisti del Magico Sentiero come di chi sta cercando un percorso composto di tappe eventuali, per arrivare ad una consapevolezza scevra dal pensiero comune, dal mainstream culturale a senso unico che ci investe.
In questo senso è l'idea di un collettivo che si esprime, piuttosto che di un gruppo musicale: viene valorizzata la libertà di espressione di tutti, non importa se può arrivare all'ascoltatore una sorta di collage caleidoscopico, sono le varie interpretazioni dei protagonisti... si raccoglie in modo democratico ogni materiale, e perciò in questa accezione direi che si tratta di "demo music and multimedial messages".
Assieme al nucleo strutturale, composto da sei notevoli musicisti, abbiamo qui ulteriori artisti e voci ospiti. Noto la presenza di Alessandro Seravalle (Officina F.lli Seravalle), eclettico musicista ambient e di avanguardia oltre che scrittore... qui sapientemente contribuisce con elettronica e sintetizzatori, fautore da svariati anni di quella che potremmo definire una resistenza culturale contro una imperante deriva di stampo egemonico e distruttivo... Fra i suoi numi tutelari vi sono Battiato e Ciolan, Luigi Nono ed Alban Berg... ciò mi definisce ancora maggiormente il "milieu" empatico che conduce i nostri sul sentiero magico.
Dal punto di vista musicale voglio citare ottimi arrangiamenti di fiati, suoni elettronici e chitarre trattate. Esistono inoltre nel disco due "chicche" di valore assoluto vicine alla forma canzone e quindi maggiormente fruibili anche agli ascoltatori non avvezzi a questi impegnativi impatti. Mi riferisco alla traccia n.3 "Bioantenne mobili semisenzienti", con sezione fiati molto "cool" e dove il fraseggio delle strofe mi ricorda Giorgio Gaber...(!), ed alla traccia n.10 "Wall Street Uigura", dall'incedere blues con fiati e chitarre in evidenza. Altri episodi notevoli il brano n.6 "La dittatura delle plebi", con flauto alla Ian Anderson, ed il n.12 "In assenzio di riverbero", convincente funky strumentale.
Il resto è tutto da scoprire fra citazioni di Greta Thunberg e ritmi balcanici. Nonostante la sua struttura eterogenea, questo lavoro risulta davvero interessante; il manifesto politico-sociologico si colloca oltre la dimensione musicale. Voto 7 e 1/2. (Roberto Celi)