BENEDETTO PENNATO "Fuori tempo vol.1 - Barchette di carta"
(2022 )
Alla vigilia del mezzo secolo di vita, il docente-artista toscano Benedetto Pennato debutta col penta-e.p. “Fuori tempo Vol.1 - Barchette di carta” (sotto l’egida della label Ondepop), dopo una manciata di singoli rilasciati in precedenza.
Quindi, è il naturale anelito di concretizzare, con un progetto multitraccia, il suo bignamino riflessivo che esprime vari aspetti di spaccati esistenziali. Canzoni che non nascono in simultanea in un singolo periodo ma, piuttosto, in frammenti diversi, per poi adagiarle nell’ipotetico oceano musicale, con la leggerezza di leggere ma forti barchette di carta, pronte a fronteggiare le insidie in itinere.
Centellinando la saggezza di professore qual è, Benedetto mette a punto un dischetto alquanto gradevole che collezionerà i consensi di chi il pop cantautorale anni '70-'80 lo ha masticato a iosa e rilutta quello attuale, che circola modestamente nelle radio.
Gocce di dolce piano stipano la cambusa di “Uomo occidentale” per delineare una mappa malinconia ed accorata, mentre il singolo “Finalmente libero” è forgiato in formula pop-rock per declamare la ritrovata libertà, alquanto soffocata in una storia d’amore full-immersion.
Invece, in “Siamo caduti in tanti” si ode quell’afflato combattivo tipico dei Nomadi ma, senza fare paragoni impegnativi con Augusto Daolio, anche Pennato sa trasmettere porzioni d’indubbia emozione, però è quando naviga nelle acque placide d’intense ballad come “Qui per te” che sfoggia il meglio di sé.
La sorpresa finale Pennato la riserva elargendo le carezze jazz-ambient di “Gone too soon (song for a singing Greek)” avvolte in un cullante sax ponderativo. Coadiuvato da Simone D’Argliano per le musiche e Lorenzo Fiorentino per gli arrangiamenti, “Fuori tempo Vol.1 - Barchette di carta” si lascia ascoltare senza infastidire nessuno, forte di un’interessante capacità scritturale: magari, ancora non completamente rifinita nei dettagli ma già capace di suscitare un suo piacevole e distinguibile perché. Finché la barca va... (Max Casali)