FRANÇOIS ROBIN & MATHIAS DELPLANQUE  "L'ombre de la bête"
   (2022 )

La cornamusa come non l'avete mai sentita. François Robin suona la vena, cioè una cornamusa bretone, diffusa soprattutto a Nantes. Ma se state pensando alla dimensione celtica più pura, siete fuori strada. Robin, grazie al musicista elettronico (e critico e insegnante) Mathias Delplanque, disseziona il suono dello strumento, elaborandone loop e intervenendo sul suono. Lo stesso Robin esplora anche le possibilità timbriche, fino a utilizzare il soffio d'aria, come si sente in “Sous le cuir”, prima traccia che apre l'album “L'ombre de la bête”, uscito per À la Zim!/Parenthèses Records. La “bestia” a cui fa riferimento il titolo è proprio la cornamusa stessa, perché dissezionandone il suono ne scopriamo “l'ombra”, nascosta dentro la sacca. In questa prima traccia, il suono sembra davvero rovesciato, trasformato.

François è polistrumentista, e in “Perdu” imbraccia il violone, e realizza arpeggi che Delplanque fa riecheggiare, raddoppia, pampotta eccetera. Dopodiché, ricompare la vena in maniera più riconoscibile. Con “Dans l'ombre”, un pattern ritmico costante, assieme a un basso synth, sembra evocare proprio l'ombra della bestia; la vena, in assolo, suggella questa sensazione, indugiando sulle note distanti dalla scala fondamentale (tritono, sesta minore, ecc, insomma tutto ciò che può mettere sull'attenti). L'incedere è costante e cresce d'intensità, fino ad un finale mozzafiato.

Per “Le puits” al contrario, si spengono i battiti. Il brano è fatto da un suono etereo di sintetizzatore di Mathias, un “tappeto” che accompagna Robin al... duduk. Sei minuti di ambiente immersivo, per farsi trascinare dallo strumento armeno, e meditare. Torna la ritmica con “L'homme à la tête de cheval”. L'uomo dalla testa di cavallo è un'ipnosi per violone e beat elettronici, conditi da synth cangianti. Dopo tre minuti, eccola tornare la vena, in una cellula melodica in tonalità minore, che non dà nessuno spazio ai cliché celtici: lo strumento contribuisce a modo suo, al clima psichedelico e ipnotico.

“Fin de règne” è l'ultimo capitolo, che sostiene ritmicamente la vena, con arrangiamenti elettronici e di violone. Fra gli strumenti è accreditato anche il mizmar, strumento a fiato egizio, ma non l'ho riconosciuto nei brani, scusate! François Robin e Mathias Delplanque realizzano un disco che permette di ascoltare la cornamusa bretone in un ambiente non folk, apprezzandola nelle sue peculiarità, accanto al viaggio mistico col duduk di “Le puits”. (Gilberto Ongaro)