NOISE UNDER DREAMING "Lone"
(2022 )
Un lessico breve, un dizionarietto, fors'anche un promemoria sul tema della solitudine. I Noise Under Dreaming, dieci anni dopo l'uscita del loro ultimo album ''In Mine'', tornano con "Lone", in cui la linea di sonorità è tracciata in modo semplice ed essenziale.
Chitarra, synth, una comprovata venatura British che traspare in almeno sette dei nove brani del disco. Il nuovo album di questo più che propositivo duo milanese di rock, molto vicino al cinema (nella fattispecie per la collaborazione con il regista Gabriele Salvatores per la colonna sonora di ''Educazione Siberiana''), è una spruzzata dal sapore molto più gustoso e dal carattere molto più sanguigno che non il precedente disco: con lo scopo, tutt' altro che pretestuoso, di dare un corpo critico a una materia sfuggente subito dopo l'avvento della pandemia "che ha confuso e gettato a terra", come si evince dal testo di ''Nothing To Say'', il bellissimo primo motivo dei nove che compongono la tracklist.
Si guarda all'ottica di perseguire sempre la strada migliore, pazienza se questa sarà piena di ostacoli e imprevisti. In fondo alla lunga pista percorsa c'è il paradiso, forse è bene e meglio non avere niente altro cui pensare se non ad una meta favolosa. Ma se il progetto è allettante, la fatica è improba, recita ''Home'', un brano in cui la chitarra ha questa volta scelto caratteri più sfumati e meno perentori, e dove un testo semplice (''so cosa ho preso e dove sono stato; mi sento finalmente di stare a casa''), e che si sposa in modo perfetto con l'incedere strumentale, fa capire come non si potrà più guardare indietro se si vorrà andare avanti.
In ''Silenzio'' torna a recitare il dramma, battuto a tempo regolare dal synth, di una angoscia vissuta, quel nemico che, prima che con la venefica forza del suo male, ha fatto deragliare con la spietata legge della solitudine. Tutto l'intero album, in cui non è impresa ardua captare sonorità molto vicine a quelle britanniche di inizio new wave anni Ottanta, e un intrigante sapore rock, volge a fare comprendere, odoroso di divulgazione, che soli si sta male, Non dimentichiamolo mai. (Leo Cotugno)