PAOLO BENVEGNU'  "Delle inutili premonizioni - Vent'anni di misconosciuto tascabile vol.2 "
   (2022 )

Melodico e raffinato negli arrangiamenti per omaggiare adeguatamente la decade cui si ispira, capace di far muovere il piedino ed emozionare il cuore e la mente con quella voce in grado di non sfigurare neanche con una prova del nove come "Heaven" dei Psychedelic Furs.

Non si smentisce e menomale con l'aria che tira. Almeno tu nell'universo, canterebbe l'immortal Mimì. Nell'aprile del 2000, ossia iniziato da poco questo ventunesimo disgraziato secolo, andai al Tunnel di Milano ("uscita nuovi suoni" diceva la promo in radio) a sentire e vedere gli Scisma, erano più o meno le stesse sere in cui applaudii una allora più che emergente Cristina Donà reduce dal lancio di "Tregua". Fu come una folgorazione sulla via di Damasco, quella band, tanto che presi di corsa i suoi cd.

La band poi si separò - c'è stato un concerto di reunion nel 2015, cercateli online - e in carriera rimase come solista di spicco il leader Paolo Benvegnù. Che è una delle perle del panorama indipendente italiano, un maturo lupo di mare che meriterebbe ben altre platee, lo sappiamo, ma accontentiamoci della nicchia.

La qualità assoluta del suo lavoro e del suo percorso, la conferma senza tema di smentite - voto 10 e lode e a questo punto uno dei migliori dischi dell'anno, imho ça va sans dire - questo album che ribadisce quanto lavoro di scavo e sintonia con i maestri del passato, conoscenza del loro mondo serva - senza per questo essere tradizionalisti e bacchettoni - per avere e maturare e far crescere a schiena dritta una propria identità artistica.

E Benvegnù con le sue canzoni, i suoi ritmi, la sua caparbia unicità, lo dimostra eccome in questo personale canzoniere di memorie, dove spiccano almeno l'omaggio ai Wall of Voodoo di "Mexican Radio" e il ripescaggio di un grande dimenticato della canzone italiana d'autore come Faust'O. Disco senz'altro da avere, collezionare, sentire in loop nelle sere d'estate sulla vostra spider se ne avete una, insomma come vi pare e se non l'avete procuratevelo.

Allego qui, perché Benvegnù è una rarità inattuale e controcorrente, queste parole dell'amico batterista Walter Calloni che ha appena messo su Facebook, perché si adattano proprio a descrivere la temperie attuale e a far capire che c'è un bisogno tremendo di artisti seri e onesti e indipendenti e che fanno musica per il piacere di farlo come Paolo. Scrive Walter, che ha suonato per grandi in grandi dischi come ad esempio un altro Paolo, che di cognome fa Conte, al mitico Stone Castle di Carimate: "In questo momento così buio musicalmente, forse uno dei più terribili, il vero problema non sono questi incapaci che riempiono le radio più popolari e i concerti, il vero problema sono i ragazzi che cantano a squarciagola questi brani sterili e privi di qualsiasi contenuto e che seguono questi nuovi “artisti” privi di alcun talento, se non quello di sapersi vendere, come fossero i nuovi Beatles. Tralasciando la preparazione, cosa fondamentale nella musica e non solo, quello che mi rattrista di piu è che molti di questi nuovi “artisti” ci credono, non lo fanno solo per i soldi e il potere, no, lo fanno perché quello che fanno gli piace veramente, e questo è molto grave. C’è bisogno di una nuova rivoluzione culturale e solo voi ragazzi avete in mano la possibilità del cambiamento! Sveglia!"

Paolo Benvegnù con il suo canzoniere anni Ottanta che pesca nel miglior repertorio di Joy Division, New Order, Roxy Music e Spandau Ballet, è uno di quegli artisti che possono interpretare questa voglia di cambiamento auspicata dal maestro Calloni e indicare una via autonoma quanto autorevole. Fare cover traducendo nel proprio stile senza tradire è un'arte e Paolo la conosce eccome. (Lorenzo Morandotti)