LAMECCA  "Ragazzina"
   (2022 )

C'era stato il reboot degli anni '80 (almeno tre volte, cribbio, anche basta), da pochi anni il remake degli anni '90; ora finalmente torna forse anche l'estetica emo. Eddai haters, siamo cresciuti e ce lo possiamo dire: loro erano gli unici sinceri, in un periodo dove da una parte c'era l'indie fighettino con l'ironia studentesca un po' borghese, e dall'altra il punk pop, ma quello ruffiano e poser (“Diventerai una star”, dai per piacere...)! Scusate, per noi ex giovani erano cose importanti queste!

A rivitalizzare l'emo punk, ci pensano i Lamecca, che esordiscono con l'album intitolato “Ragazzina”, che è la parola della prima canzone, “Ginger”. Che, potremmo dire, è anche il target di riferimento. Se tornassi ai miei 16 anni, avrei già il poster dei Lamecca. Le chitarre distorte di Alfonso Roscigno e Vincenzo Longobardi, il basso di Alfonso Palumbo e la batteria di Gianluca Timoteo sorreggono la verve di Rossella De Napoli, che ha in corpo una voce che sputa una rabbia incontenibile, si sente che è vera. In “Cactus”, tra le melodie, si lascia andare a improvvisi acuti spietati. Il brano è veloce e spaccatutto, ma per i depressi come me ci sono anche i famosi “lenti trascinati” post rock, come “Livido” ed “Emma”.

Sì, lo so che ridete di me, voi adulti pieni di certezze che non sbagliate mai, deridete l'emotività, chi perde il controllo, chi ha la sensibilità di percepire su di sé il dolore del mondo. Ecco, se vi ritrovate in queste sensazioni, alzate il volume che i Lamecca vi capiscono! E siccome mi sento coinvolto, non ho nessuna voglia di scrivere ordinatamente le citazioni, come fa un professionista. Vi mescolo direttamente qui sotto tutte le parole significative, gli atteggiamenti, le sigarette, il dito medio, senza specificare le singole canzoni da cui sono tratte. Così, avrete un contatto diretto coi pensieri urlati sulla musica.

E mi fa schifo quest'assurda innocenza. E mi fa schifo quest'assurda incoerenza. Non voltarti, non ti devi arrabbiare! Hai perso, ragazzina, non ti devi arrabbiare! Smetterò di fumare, comprerò una pianta grassa. Ricominciare di nuovo con la stessa farsa. Tu sei nuda carne trasparente, tu puoi soffocare il presente. Spingimi giù, acqua in bocca, non respiro più, dammi un'altra scossa, scioglimi le ali. Non sono più la stronza che credi. Non c'è motivazione, non c'è la soluzione, è un male animale che sale, sale, sale, ti assale. Sento il disagio in silenzio, piangevo solo per casualità, invece ho perso il sostegno. Avevo le braccia appannate di soffici pensieri, poi mi sveglio in un mondo, fatto solo di batteri! Mi dispiace, non mi fido, questa è una prigione. Guardami, sembro pazza, no? Sono stanca ormai. Ho ingannato e goduto, mi capirai. Io non so com'è che dormi, mentre colleziono mostri. Anche se non riesco a stare qua, anche se non riesco a stare qua, non mandarmi via, non andare via. Temo il buio dalle scale al mio letto. Nelle paranoie ci ho fatto sempre il bagno, da quando nell'utero credevo di affogare. Dovrei essere quello che non sono, per essere me stessa.

Già vedo queste frasi scritte nei diari delle ragazze migliori: quelle che avevano già capito tutto lo schifo del mondo, ma troppo presto per essere prese sul serio. Crescendo, capiranno che avevano fottutamente ragione! (Gilberto Ongaro)