CAPPADONIA  "Canzoni per adulti"
   (2022 )

Una raccolta di dieci brani che, come afferma il titolo dell'album, contiene ''Canzoni per adulti''. Ugo Cappadonia, artista siciliano dalla polivalenza strumentale eclettica e incisiva, ha scelto la strada di raccontare in questo disco una consapevolezza, quella di non essere più ragazzini, e lo ha fatto con una non comune intensità, avvertibile dall'inizio alla fine.

Già nel primo dei motivi che compongono il disco, composto durante la parte più cruda del periodo biennale di pandemia e che fa seguito a "Corpo minore" del 2019, avvertiamo la esigenza di un grande desiderio di comunicabilità, la libertà che si traduce in un oceano di forza propulsiva. ''Sentirete il rumore'', esclama: ''Prenditi quello che ti hanno promesso, o prova a cercare tra ciò che è rimasto''. Dentro c'è la certezza, ma si avverte altresì la paura, perché "noi siamo sentinelle d'umore, e noi siamo di più". Il lungo battito iniziale della chitarra elettrica di Cappadonia è l'intro al racconto delle esperienze richieste, guardate e già viste. Noi siamo di più e non potete farci niente. E nel finale di questo pezzo molto trascinante un altro battito di chitarra farà da stacco, ma qui si tratterà di un anelito, mentre il precedente era il bussare con insistenza alle porte di una esistenza completamente mutata.

La più ritmata "Il nostro pesce rosso" è il segnale del passaggio avvenuto dall'età adolescenziale a quella consapevole. Le sapienti orchestrazioni di Filippo La Marca scandiscono ancora il suono puro chitarristico che si intreccia al synth: ''Amico, sei meglio di me, non sappiamo stare fermi, non sappiamo cosa ne sarà dei nostri capelli, del nostro pesce rosso già si sa... Diamo fuoco a questa casa, ci fa stare meglio, non sopporto più i fantasmi dell'umidità, ogni singola parete ci sussurra un consiglio". Ecco quella età nuova, temuta ma attesa con impazienza. Non restiamo appesi a un filo, tanto si spezzerà. Almeno fino a quando si potrà chiamarsi fratelli.

Soft nella sua introduzione tutta affidata alla tastiera, ''Il ruolo'' è una storia amara di violenza (che poi diverrà protagonista legandosi alla solitudine di ''Tigre nera'', forse il brano più introspettivo di tutto l'album): un distacco dettato da delusioni sfociate nella depressione. ''Lo decidono le nuvole, quante stelle conterai, non è tempo per le favole". Dietro si avverte anche una nota nera di rimorso per ciò che era e che poi non è stato: ''giuravo di non rivederti più, non rispetterai tutto il tempo per decidere quanto vivere, smascheriamo i nostri complici, la parte che non hai mai scelto e che non ci sarà più. Dovrai uccidere il mostro che hai nutrito con i tuoi desideri".

In questo splendido terzo brano la nota musicale più significativa è quella dovuta alla presenza degli archi arrangiati ed eseguiti da Nicola Manzan (alias Bologna Violenta). Notevole il duetto synth - batteria de "Il gioco", una idea che non serve a niente, spiega Cappadonia, "se non siamo pronti alla felicità, nell' odissea di chi resta indietro e di chi mente". Erano quelli i tempi dei primi dubbi, ora diventate voragini. ''Un'altra vita, cinque anni fa, sono ancora io, anche se non corro più, il tempo è il gioco che ci cambia, per ricordarti chi sei e non cosa vuoi''.

Dolce e quasi suadente l'avvio di ''Tigre stanca'', chitarra e tastiere soft. La vecchiaia, la solitudine, il pensiero dilagante di non avere più nessuno al fianco, "racconta quello che hai, lascia quello che vuoi, e non ti basta. Lo fai, sempre senza tempo, a spegnerti adesso con gli anni addosso. Ma sarà lei, la vecchiaia, ad occuparsi di noi". Ma dopo l'apparente arrendersi, c'è il moto di orgoglio di ''Giro di vite'', il duetto diventa un trio di chitarra, piano mellotron (ancora Filippo La Marca) e batteria. Per scandire "di cambiare idea, se puoi capire che c'è bisogno di sognare un po', e trova alternative alle tue guerre, non sentire mai trionfo, quello confinato dalle bugie''. ''La guerra è iniziata'' è uno spaccato sull'oscurantismo politico e sociale scoperchiato proprio dalla pandemia: le crociate, il Ku Klux Klan ed un vaccino da raccontare, si pensava a nascondersi in seno a chi cresceva tra i barbari, e poi la caccia è partita, quando l'ultima testa impazziva, la guerra iniziava...

Il tema della solitudine è reso ancor più evidente se si accompagna alla malattia spiegata da "Lo sappiamo solo noi": ci si può bloccare ma anche estrarre forze di cui neppure eravamo a conoscenza. Il brano più maturo di questo disco è proprio questo, non ci sono premi in questa corsa, è tutta qui. Non avremo posto fino a quando non saremo liberi di sceglierci da soli la prigione. Si chiude con i toni decisamente meno duri ed incalzanti di ''Sulle tue spalle'' e ''Quadro storto'', i temi di una amicizia più forte di te, che provi solo a farti del male se non sei sorretto e se non ricordi cosa di veramente importante hai nascosto nella stanza della vita.

Il disco è stato registrato da Andrea Duna Scardovi al Duna Studio di Russi di Romagna in provincia di Ravenna, tra l'ottobre 2019 e il settembre del 2021. Ecco l'ensemble degli artisti che lo compongono: Ugo Cappadonia, voce, chitarre elettriche ed acustiche, basso, eword e synth; Filippo La Marca, pianoforte mellotron, Hammond, synth, cori; Emanuele Alosi, batteria e percussioni, cori; Michele Zappoli, basso. Ugo Cappadonia attualmente vive a Bologna e collabora in studio con esponenti importanti del panorama indipendente, quali Il Pan del Diavolo, Sick Tamburo, Aura e Gli Avvoltoi. (Leo Cotugno)