THE BLACK VEILS "Carnage"
(2022 )
Postpunk con tanti echi letterari e cinematografici, tra tortellini e mortadelle. Apocalittico ma a suo modo anche integrato secondo la classica dicotomia lanciata da Umberto Eco. Scarno, crudo e incazzato quanto basta, come si conviene, ma anche ambizioso e malizioso, questo nuovo album dei made in Bologna Black Veils.
Una adeguata colonna sonora di questi tempi smaliziati e sfibrati anche sul piano musicale, sull'orlo di una costante e incosciente disperazione. Una scarica di adrenalina pulsante e che rende l'ascoltatore anche cogitabondo e pensante oltre a dargli una giusta dose di energia e tensione per farlo più vigile e staccarlo dalla dipendenza digitale. Più di quanto possono fare i sopravvalutati Maneskin o la pur lodevole incursione satirica sanremese della Rappresentante di lista (a proposito, avete mai provato ad arrangiare nella testa "Ciao Ciao" come "Pigs (Three different ones)" dei Pink Floyd? non ci sono matrici comuni?).
Vengono alla mente tanti retrogusti ascoltando questo nuovo "Carnage" della band italica, il cui cantante si è scelto il nome letterario del protagonista della metamorfosi kafkiana e per il nuovo album orecchia il titolo di un film altrettanto specchio dei tempi come quello di Polanski di ormai 10 anni fa con Jodie Foster, Kate Winslet, Christoph Waltz.
Un suono quello di "Carnage", concept album sul tema del rapporto tra vittima e carnefice, che è un mix dei echi come i Public image Limited di Johnny Rotten, qualche atmosfera alla Cocteau Twins primissima maniera nei tappeti elettrici di chitarra, echi anche dei Green Day ma anche molto alla lontana dei primi U2, anche se nel suo recente senile revisionismo Bono rischia di buttare nel cesso anche quello che di buono la band dublinese ha fatto (per fortuna oggi ci sono i Fontaines D.C. a tenere alta la bandiera del rock irlandese!).
Se fossi Rick Rubin (mannaggia non lo sono e la barba mi dà fastidio) e fossi chiamato dopo Cash, Shakira e Red Hot (sta per uscire l'album nuovo prodotto da lui) a produrre il futuro quarto disco dei Veils proporrei, un po' così a raffica come le batterie che sono punta di diamante del terzo album: introdurre una voce o dei cori femminili? e dei fiati?
Non saranno i nuovi Clash ma promettono se si metteranno in gioco di crescere ancora. Se il cantante volesse fare meno lo Spandau Ballet in salsa punk, ammiccasse meno al defunto Meat Loaf, agli Ultravox e al cantante dei Prefab Sprout, e avesse la voce più maledetta ed arrochita e meno epica o al contrario più ctonia, più tellurica, alla Ian Curtis, e meno in primo piano, il loro sound ne guadagnerebbe non poco. Voto di incoraggiamento 6 e mezzo.
Il vostro affezionatissimo torna a incuffiarsi con "Citizen Zombie" dei Pop Group tanto per rimanere in ambito di affinità musicali con "Carnage", e poi per ripulire le trombe di Eustachio una dose di Einsturzende Neubauten per cena e di Impaled Nazarene prima di coricarsi. (Lorenzo Morandotti)