NICOLAS MICHAUX "Amour colère"
(2021 )
Introdotto dalla pigra cadenza di “Harvesters”, ciondolante su un’aria tra Al Stewart e i Pink Floyd periodo “A momentary lapse of reason”, “Amour colère” vede il ritorno del cantautore belga Nicolas Michaux a cinque anni dal debutto di “À la vie, à la mort”, esordio promettente che ne aveva inscritto il nome nel bel mondo del songwriting europeo colto e impegnato.
A lunga distanza da quello scintillante exploit, Michaux si ripresenta con dieci tracce autoprodotte che mischiano inglese e francese in un accostamento che non è soltanto linguistico: se il crooning indolente di “À nouveau” ricorda anche nel timbro la slackness di Mathieu Boogaerts, il passo felpato e sornione di “Enemies” rimanda echi di Jim Capaldi, così come la sezione ritmica in “Parrot” si perde dalle parti degli Chic.
In una generale atmosfera laid-back figlia di un milieu sempre velatamente desueto, gradevole nonostante una scrittura poco incline a variare, Nicolas pennella con garbo e misura la ballata notturna della title-track - strumentale carezzevole e ovattato – così come l’accoppiata boogie di “Factory town” e “Cancer” – in inglese la prima, in francese la seconda con un piglio à la Francis Cabrel – o la conclusiva “Every word”, che riporta tutto a casa senza brusche scosse, un po’ Greenwich Village, un po’ Joe Dassin.
Insieme ad “Amour colère” Michaux pubblica anche un secondo album dal titolo “Le chutes”, che raccoglie dieci brani registrati tra il 2017 ed il 2021, cinque già presenti sull’album (pregevoli sia la versione live di “Enemies” che l’alternate take bucolica di “Harvesters”) e cinque inediti, tra i quali spiccano la brillante “Weary sailors” e la breve, desolata “Choming out” in chiusura. (Manuel Maverna)