MARCO CIGNOLI  "Coccodrillo bianco"
   (2021 )

Il presentatore televisivo e conduttore radiofonico Marco Cignoli, dopo anni che dà voce a tanti, decide di incidere anche la propria, di esprimere sé. Raccoglie le canzoni scritte e tenute in un cassetto, dando vita così all'album “Coccodrillo bianco”, uscito per Jab Media.

Nonostante il sound sia il synth pop leggero ed orecchiabile con il sound dei nostri giorni, riscontrabile fin dal primo brano “Mi devo abituare”, i testi affrontano le ansie e le paure di Cignoli. Che dedica una canzone agli attacchi di panico, che conosce: “Tamburo”, con ospite il rapper Berdix. Paragona il battito accelerato del cuore a una percussione: “Tamburo fin dentro le viscere, respiro da narghilè”. Berdix rincara la dose: “Metto l'inchiostro sopra il tamburo, che mi rimbalza addosso e restano sagome sul muro (…) pare che può suonare una cassa toracica ed un doppio pedale”.

I tormenti non lo abbandonano neanche cercando conforto nel cibo, in “Menù kebab”: “Che bell'espressione qui con la depressione (...) che strana società, cerco la felicità dentro un menù kebab”. Le sue emozioni le considera come un autunno. In “Autunno centrale” fa domande direttamente al tempo, ed anche al prato (“Ehi prato, quand'è che sei fiorito?”). Tema ricorrente, tipico della nostra generazione (Y), è una sorta di fatalismo rassegnato, con mancanza di autostima: “Annegherò di certo (…) Tanto io non mi piaccio”, e la cosa ritorna centrale nel brano di chiusura “Che ca__o sto dicendo”: “Ma che cazzo sto dicendo, mica ho scritto 'Innuendo', sono il solito coglione che si perde in un bicchiere (…) ed ora mi disprezzo, e adesso mi accetto, ed ora mi disprezzo, e adesso mi accetto”.

Eppure il desiderio di qualcosa di meglio non vuole arrendersi, e con quello Marco scrive “Utopia”: “Non c'è nessuna magia che fa sparire tutto questo, e la notte da solo io resto”. Però la notte è quella zona che fa uscire l'io nascosto, dove ci sentiamo tutti più vivi e veri, e così Cignoli scrive “Cercala la notte”, che si aggiunge alle tante canzoni dedicate alla gente della notte, rivolgendosi però stavolta direttamente alla fase temporale: “Amala, la notte dai sorrisi senza denti, delle unghie rovinate, ma di rosso colorate (…) accendila nei viaggi in autostrada nella tua radio”.

Canzone di addio a un amore è “Bulgaria”, un vaffanculo “alle tue frasi da 'cioè'”. Cita un modo di dire bulgaro, che non so riportare (anche perché sarà in cirillico) e di cui non so il significato, ma non penso sia un complimento!

Ci spostiamo per ultima sulla terza canzone dell'album, che esprime l'approccio da bastian contrario di Marco: “Invece scrivo canzoni”. Brano allegro, che un po' come le considerazioni di “Sono = Sono” dei Bluvertigo (“Avrei potuto essere un famoso pianista, sarei potuto diventare dj” ecc), e l'atteggiamento di Bugo quando canta “E invece sì”, il nostro sciorina aspettative degli altri (o di sé), costantemente disattese, in favore di scelte difficili che però lo rendono felice: “Invece scrivo canzoni, faccio televisioni, e ancora parlo alla radio, ma quanto dista Milano per me che vivo a Voghera e aspetto ogni giorno il sabato sera, sabato sera, sabato sera dell'anima”. Brano dance che si può ascoltare nelle playlist adatte.

Un album abbastanza personale nei testi, ma con sonorità ammiccanti che cercano di strizzare l'occhio al mainstream. Gli facciamo tanti auguri, sperando che la smetta di disprezzarsi da solo! (Gilberto Ongaro)