CISCO  "Canzoni dalla soffitta"
   (2021 )

Non è solo una necessità, ma è il solo mezzo per dire ad amici, conoscenti, popolo, che non è finita. Il nuovo album di Stefano "Cisco" Bellotti, ''Canzoni dalla soffitta'', nasce così, nel contesto di una pandemia che ha segnato nel corpo ma soprattutto nell'anima. È un distillato di forza e desideri, il più grande: tornare a vivere e dirlo a tutti, siamo qui, con i nostri sogni, le nostre avventure, il nostro mondo finalmente quello di sempre.

Cisco, la ormai storica voce dei Modena City Ramblers, ha composto un racconto: di chi è rimasto che si rivolge a chi invece non c'è più. Un disco che scava a fondo di quest'uomo che ha vissuto come tutti il dramma della convivenza con un avversario troppo grande, troppo cattivo. Ma alla fine lo ha abbattuto, dopo averlo contemplato nella sua perfidia in una soffitta di casa, ed ora che le cose sono pian piano volate a essere quelle di prima, da raccontare.

Sono stati proprio questi lunghi mesi chiusi in casa a fare inventare questo album, i momenti in cui la riflessione sulle cose della vita quotidiana hanno generato quella "necessità" di comunicare. Dentro le dodici tracce del disco - che divengono 24 comprendendo anche i live dalla soffitta - spiccano le collaborazioni con artisti del calibro di Simone Cristicchi, Phil Manzanera, Dan Chiorzoli e Takari Mbeya.

Una chitarra armonica che sposa la voce scandita di un narratore che nel primo brano è messaggero di rinascita: il collage che Cisco ha voluto creare vivendo con chi lo segue o aveva il piacere della sua compagnia.

''Mio padre raccontava che alla fine della guerra arrivarono i soldati americani, da sopra il carrarmato lanciavano caramelle e cioccolata'': l'incipit di ''Baci e abbracci'', un inno di speranza in tono allegro e giulivo. La guerra è finita, "ed andrà a finire a baci e abbracci, e la gente distesa lungo i fossi. E brinderemo per un mese intero, almeno è quello che spero".

Chitarra e lieti fini, favole liete in cui il lupo non mangia i porcellini e Biancaneve può sposare il suo Principe Azzurro e fare con lui tanti bambini. Baci, abbracci e libiamo nei calici alla ritrovata vita. Una speranza che nella successiva ''Andrà tutto bene'', il motto che ci ha accompagnato nei lunghi mesi di pandemia, è più di una promessa. Torneremo ad aprire le finestre, e a sorridere ai nostri vicini, ad amare la gente e a portare a casa i bambini. Per ognuno di noi è stato lo stillicidio di pensiero, parole ed opere: "torneremo a suonare, abbracciarci, a ballare e a cantare insieme e a partire per un lungo viaggio. La paura non dura in eterno, lascia sempre il posto al coraggio".

Ma che cosa si vedeva dalla finestra di quella soffitta? Un cortile dove il vicino portava il cane a fare i suoi bisogni anche sei volte al giorno, la ragazza che al tappetino si esibiva in esercizi ginnici, la donna che "nel giardino ha già piantato sei violette". Tutti incatenati, ''ed io più di tutti, sembravo fatto ma in verità non avevo proprio da fare un cazzo". Il ritmo scorre sempre molto gradevole, ora sul tema di marcetta, tanto caro a Cisco, ora alternato a piccole pause, sapienti virgole musicali che racchiudono gli slanci della gente. Un album dal finale a sorpresa, già anticipato da ''Vox Dei'' e manifesto in ''Cosa lasciamo'': per tornare a vivere si deve anche non dimenticare. Dobbiamo essere tutti pronti a farlo. (Leo Cotugno)