LUCIANO MACCHIA CROONER "L'estate che va"
(2021 )
Ve lo ricordate lo ska? Vi mancava? Luciano Macchia Crooner, cantautore e trombonista, riporta in auge questo stile, che da un po' era rimasto a far polvere. E pubblica l'album autoprodotto “L'estate che va”, dove riversa tutto l'amore per la sua terra d'origine, tanto che il secondo brano strumentale si intitola “Capodanno in Lucania”, l'altro nome della Basilicata.
Ma il disco è aperto dalla titletrack, che contiene quella malinconia, sorretta dalla velocità della chitarra in levare. “Strada Statale 658”, raccontando delle prime difficoltà di una convivenza, porta il nome della strada che collega Melfi a Potenza. Qui c'è l'altro genere affrontato a salti nel disco, il funky, con basso che cammina e chitarra immersa in un lento wah wah.
L'elemento d'autore inizia a spiccare con “Il Disegnatore di algoritmi” che, lungi dall'essere un pescatore di asterischi, fa un lavoro pragmatico di conti, che serviranno a qualcun altro, “a chi ruba il futuro”. Il contrasto tra i desideri d'artista e di giustizia, e un lavoro che invece fa sopravvivere ma sostiene questo sistema malato d'algoritmi, è forte. “Arriva il tormento, il giorno passa, ma la notte... pensavo in positivo, ma è tutto negativo, mi chiedon 'perché', rispondo 'non so'”.
Ispirandosi al libro “Lungo la via incantata” di William Blacker, dove un inglese si innamora di una ragazza rom, nasce (a 4 mani con il chitarrista Gianluca Grossi) “Aracnofobia”. Da questa premessa si spiega il verso: “Aria di te, donne dall'est, tragicomiche, periferiche”. Divertente la musica, che nel ritornello a sorpresa raddoppia la velocità. Continuando l'ispirazione, il seguente “Apa” è un altro strumentale, e il titolo in romeno significa “acqua”.
In questo disco, voce, trombone e la tromba dell'amico Raffaele Kohler, sono di importanza pari. I fiati sono onnipresenti e si prendono spesso lo spazio di protagonisti, rendendo bella fresca la musica. Ma un assolo di chitarra scalda il centro di “Io non mi fido”, altro brano funky con un bel tiro. Si rallentano i bpm con “Ti parlo”, ma il groove resta, per poi far ripartire la festa ska con “Il circo della verità”, con i suoi “musicanti sempre all'arrembaggio di talent in cerca di un ingaggio”. Come accade spesso, viene paragonata la vita ad un circo, solo che stavolta non fa più ridere, perché tutti fanno i pagliacci, mentre “i veri clown ormai stupiti, adesso sì, sì che sono in crisi, restano in bar a bere del gin, del gin, si sfidano a cin cin!”.
Questa costante malinconia, trasportata dalla musica festosa, è bellezza, è vita pulsante. Perché, come declamava Tonino Carotone, è un mondo difficile, felicità a momenti, e futuro incerto. Nostra piccola vita, e nostro grande cuore. (Gilberto Ongaro)