AURA POPULARIS  "Entrelace"
   (2021 )

Il duo Aura Popularis è costituito dalla soprano portoghese Juliana Azevedo e dalla pianista italiana Ludovica Vincenti. Nell'album “Entrelace”, le musiciste esplorano il repertorio colto portoghese, di autori vari, compositori che attingono dalla musica popolare.

Nei ventitré brani scelti (tutti pressoché brevi), si avverte quella caratteristica tipica dei popoli latini europei, nella direzione armonica e melodica. Alcune arie sembrano estratte da opere, come “Canção perdida”, mentre altre sembrano tenere filastrocche, come “Senhora Dona Sancha”.

Si alternano situazioni spensierate e leggere, come “Chorinho”, con un'aria di ampio respiro, e “Capim di pranta (Alagoas)”, o come i trentacinque secondi di “O Cuco (Minho)”, riempiti da scale rapidissime di pianoforte, a momenti carichi di saudade, come “Cantiga do campo”, “Adeus” e l'inequivocabile “Tenho tantas saudades”, davvero toccante, specialmente nel finale cantato piano. Tutta la scala delle emozioni viene affrontata. Oltre a gioia e tristezza, si alternano anche fasi molto delicate, come in “Nem de chorar su senhora”, con un pianoforte ovattato, a momenti più energici come “Xangô (Recife)”.

Se ogni tanto vi sentite disorientati, e se più che in Portogallo vi sembra d'essere in Brasile (dove si parla portoghese), siete giustificati dal fatto che in certi momenti anche l'intenzione ritmica del pianoforte si sposta verso coordinate sudamericane, come nel ritmo sbarazzino di “Adeus Êma (Minas Gerais)”, dove la soprano intona con un'eleganza quasi da jazz. Poi anche i titoli aiutano a spostarsi sotto l'equatore, come nel caso dell'allegra “Feijoada do Brasil”, nella leggiadria di “A Brasileira” e nella festosità del brano di chiusura “Engenho novo (Rio Grande do Norte)”.

“Olh'ó mê amori (Alto Alentejo)” è particolare: l'armonizzazione è sospesa, gli appoggi pianistici sono quasi dissonanti, o comunque non toccano i gradi che determinano la tonalità maggiore o minore (le terze), dunque un brano dal sapore novecentesco. Purtroppo dalle informazioni che ho, non posso risalire all'autore di ogni brano. I compositori citati nella presentazione del disco sono numerosi, e vissuti più o meno tra la seconda metà dell'Ottocento fino al 1963 (l'anno di morte più recente che ho trovato).

Resta il fatto che “Entrelace” è un viaggio nella musica portoghese colta con moltissime tappe, che spazia dalla solennità di “Ó Alendroeiro (Alentejo)”, presentata qui con la sola voce, fino alla dolcezza e ai cambi spiritosi di velocità di “És o meu amor e não digas que não (Beira Baixa)”. L'album può essere così considerato come un compendio didattico di esempi di catalogo, per testimoniare una tradizione magari poco conosciuta fuori dai confini del Portogallo. (Gilberto Ongaro)