PATRIZIO TRAMPETTI  "'O Sud è fesso"
   (2021 )

Cofondatore della Nuova Compagnia di Canto Popolare, che tanto ha spopolato negli anni '70, Patrizio Trampetti, punto di riferimento per la cultura partenopea contemporanea, torna solista con dieci brani inediti, raccolti nell'album dal titolo inequivocabile “'O Sud è fesso”. Cantate tutte in napoletano, le canzoni portano con sé non solo suoni, ma molte suggestioni teatrali e viscerali.

L'LP è aperto da “Villaggio Vomero”, dove la voce di Trampetti è anticipata dalle voci recitanti di Gianfelice Imparato ed Angela Ippolito, che ci ambientano in un questo paese che, come raccontava Pino Daniele, è odiato e amato allo stesso tempo: “Questo paese è una bestemmia che non si dice, una donna bella che non si piace, un pessimo attore, che non tace, è come uno sciocco che non ha vergogna e si compiace (...) quelli del Vomero vivono albe asfittiche, detriti di palazzi in costruzione, deliri immaginifici di vita”.

Ad un simile scenario evocato, arriva la titletrack come risposta: “'O sud è fesso”, un rock andante e trascinante, con chitarra acustica, elettrica, hammond, basso e batteria. Da notare qui, e in altri brani, il tres elettrico, strumento cubano simile alla chitarra, ma differente nella distribuzione delle corde. Il sud è fesso perché “s'abitua 'a tutte cose”, e “campa malamente ma campa 'o stesso”. La provocazione può far innervosire i meridionali più permalosi, ma l'autorevole punto di vista di Trampetti è abbastanza onesto e severo. La musica comunque la fa da padrona, sopra a quel che si può dire. “L'ora da controra” parte come un lento blues rock, parecchio “lanzato”, ma poi si accende con la fisarmonica (organetto), per prendere la direzione della tammurriata, affrontando un rapido scioglilingua arduo da districare.

Avevamo nominato Pino Daniele. Trampetti scrisse “Canzone 'e niente” nel 1983 e gliela fece ascoltare, e lui gli diede qualche suggerimento. Chissà com'era in origine, fatto sta che si sente l'impronta stilistica del compianto bluesman, come omaggio. Altra dedica musicale è quella a Gilberto Gil, che Patrizio realizza con “Senza passione”, brano delicato dagli accenti brasiliani, con parole di resistenza ai cambiamenti frenetici dei giorni nostri, che non lasciano tempo alle cose fatte con dedizione: “Cangiate tutt'e cose, e stu mund' non se reposa mai, da 'sta vita, vulimmo sempre quaccosa (…) senza passione 'o tiemp nun te dà ragione, senza passione quanti cose tu non sai capire”.

La delicatezza è sparsa anche in altri brani soffusi, come “Chiove”, e “'O mare”, arricchiti dal sax tenore di Giovanni Servillo. L'ultimo di questi due è nato durante un laboratorio con alcuni ospiti delle strutture di riabilitazione mentale della Cooperativa Spartaco di Santa Maria Capua Venere, ed il testo è stato scritto da uno dei ragazzi, Marco Junior Dentale: “Je voglio 'o mare, pure co' friddo, pure co' gelo”. Una villanella moderna invece è “È tarde”, malinconico pezzo con presente il sax soprano di Mario Lupoli, mentre con “Ammore” ci addentriamo in un dolce arrangiamento da classico messicano. La presenza di Fausta Vetere fa ricordare i fasti della NCCP.

L'album è chiuso con un'altra voce parlante, questa volta del giornalista Sandro Ruotolo, che legge lettere di condannati a morte della Resistenza, nel brano “Lacreme”. Una chiusura per ricordare (ed è sempre bene farlo) da dove deriva il nostro presente di repubblica democratica, pur con tutti i suoi difetti. “Se voi mi vedeste in questo momento, sembra che io vada ad uno sposalizio. Ricordate che io non muoio da delinquente, ma da patriota”. Così, come accade spesso con gli artisti napoletani, emerge non solo il legame con Napoli, ma anche con tutta l'Italia. Dieci nuovi brani, per una penna che non si è ancora asciugata! (Gilberto Ongaro)