JACKSON BROWNE  "Downhill from everywhere"
   (2021 )

La verità, la giustizia, il rispetto e la dignità secondo Jackson Browne. Uno degli apostoli rock più grandi di ogni epoca torna in auge con un album, "Downhill from Everywhere", che è desiderio e al tempo stesso sprezzante ottimismo per un presente violentato.

Il nuovo lavoro di Browne fa seguito, a ben sette anni di distanza, al precedente "Standing in the Breach", ed al di sopra dei dieci brani che lo costituiscono una sola consapevolezza, quella del tempo che passa con la posta in gioco che diviene ancora più elevata. La riflessione sulla macchina del tempo che afferra e trasforma conduce Browne a una meta, la considerazione del mondo che sta avvicinandosi lentamente ad un punto di non ritorno: sociale, politico, ambientale.

Vi è un salmo che lega tutti e dieci i brani dell' album, e che recita di precipitarsi a ritroso in un riscatto della libertà (''Still looking for something''): dall'aria alla libertà, alla democrazia e all'equità, nulla è assicurato. In Jackson Browne c'è una profonda corrente di reclusione che scorre attraverso questo disco: l'idea di aprire sé stessi a persone diverse da noi è la chiave per comprendere questo mondo. Dentro si parla di libertà dalle discriminazioni legate alle relazioni omosessuali, alle crisi ambientali ed umane, all'abuso della politica, ai dissesti naturali e le pratiche esistenziali.

Un disco che è intriso di pace. Non solo sorprese mentre stiamo fantasticando, ma anche un invito a sognare ancora più in grande. Le dieci canzoni contenute in ''Downhill from Everywhere'' sono ritratti di persone, luoghi e possibilità che fanno appello alla nostra essenza davanti alla gioia, al dolore, all'amore e alla tristezza. La speranza ed il desiderio che legano noi tutti non solo l'uno all'altro, ma anche coloro che sono venuti prima di noi e le generazioni a venire.

Si parla di un mondo migliore, pulito, libero dalle diseguaglianze. Il cristallino rock anni Settanta torna in auge sposando il country, già nel bellissimo primo brano, ''Still looking for something'': la batteria e la chitarra aprono questo motivo in cui il cantante cerca "qualcosa che possa colorarmi la vita e regalarmi nuove emozioni". Cercare qualcosa in cambio e pur di ottenerla non esitare un attimo ad elogiare il sacrificio, che deve essere il solo mezzo per raggiungere gli obiettivi.

La successiva ''My Cleveland Heart'' è un piccolo capolavoro. Influenze del primo rock e molta spensieratezza prima di rivelare la gemma dei magnifici cori pre ritornello. Riff di grande bellezza, con il cantato e gli strumenti che dipingono un artista che ha raggiunto i propri traguardi senza avere dimenticato la persona che è. La tastiera, con colpi leggeri, ed il basso introducono ''Minutes to Downtown'': brano dallo sfondo più cupo ma dall'andante sereno e tanto romantico, la canzone tributo all'amore che vince tutto, il motivo d'altri tempi senza troppe allusioni o metafore. Il tema conduttore di questa traccia è portato avanti in ''A Human Touch'', splendida canzone che Jackson Brown esegue in coppia con Leslie Mendelson. Il tema è quello della delusione che genera tristezza, la ballad struggente nella quale si avverte vivissima nel cuore la speranza di trovare qualcuno che veramente ci vuole bene.

Il ritmo suadente di ''Love is Love'', dolce e delicato al tempo stesso, celebra l'amore fondamentale per la nostra esistenza e prelude a ''Downhill from everywhere'', una classica canzone rock che ha dentro l'appoggio al momento ecologico per la salvaguardia del pianeta. Rock frizzante e con belle sonorità su un accordo in fa maggiore, non meno interessante è la successiva ''The Dreamer'', inglese e spagnolo per metà e tema della deportazione al centro dell'attenzione. La mancanza di bisogno verso il prossimo spinge lo stesso ascoltatore a chiedersi come si sentirebbe se fosse dall'altro lato della visuale.

Torna il country rock in ''Until Justice is real'', il fiammante rock anni '70 che caratterizza la seconda parte del pezzo rivendica la giustizia sia dalla parte del popolo che dell'individuo stesso. Si passa a ''A Little Soon to say'', una ballad lenta in cui chitarra e i cori su un tappeto morbido di tamburo toccano un livello altissimo: è profondo il senso del brano, da un lato ci si spinge per raggiungere i propri sogni fino a chiedersi se la vera felicità sia il credere necessario tutto quello che desideriamo. Il finale è un sipario di stelle, il medley di "A song for Barcelona", ancora suono rock trionfante per un disco splendido. (Leo Cotugno)