WENDY?!  "In the temple of feedback"
   (2021 )

La band di Lorenzo Canevacci, uno dei più noti sopravvissuti della scena hardcore italiana per esser stato chitarrista dei romani Bloody Riot, è giunta al traguardo del quarto album grazie al lavoro importante di un bravo musicista/produttore come David Petrosino e ad un’etichetta che meriterebbe più attenzione: la Tide Records.

Diciamo subito che ho ascoltato un ottimo disco di rock’n’roll schietto, grezzo, a tratti ruffiano ed a tratti amorevolmente incazzato. Con molta probabilità, a distanza di anni, un pizzico di rabbia si è sedimentata nell’animo di Canevacci, rabbia che sta dietro e ha dato senso all’esperienza Bloody Riot, in un periodo dove fare rock aveva ancora qualche briciolo di valenza politica e poteva addirittura diventare una pericolosa arma culturale.

Da questo punto di vista, non si creda che la scelta del cantato in inglese possa essere una contraddizione, considerato che è la lingua del r’n’r per eccellenza ed i temi contenuti delle liriche di questo ‘In The Temple...’, come per esempio il disagio sociale, potrebbero essere benissimo condivisi anche oltre confine.

La musica dei Wendy?! è dominata dalla chitarra, che si esprime spesso nelle forme del r’n’r minimale (leggi punk), con lo spettro dei grandi Clash (quelli di ‘Rudie Can’t Fail’), oppure il tiro hardcore del brano che racconta l’attuale, nuovo Medio Evo in ‘TNMA’. Ma questo album contiene anche inaspettate raffinatezze stilistiche come in ‘27th Dream’, territorio peraltro già battuto dai grandi Sailor Free, la band di David Petrosino.

Come già detto, a quest’ultimo i Wendy?! devono molto, a partire dai suoi interventi alle tastiere, per arrivare ad un egregio lavoro dietro la consolle. È vero, il rock di ‘In The Temple...’ è duro e grezzo, ma momenti blues ed intimistici come ‘A Song For Johnny’, ne dimostrano anche i lati più malinconici e, direi, anche saggi. E la saggezza, si sa, arriva col passare del tempo e con l’esperienza. (Mauro Furlan)