OFFICINA F.LLI SERAVALLE  "Blecs"
   (2021 )

Gli intrepidi cybernauti che con spirito di abnegazione (sacrificio?) si attardano nelle recensioni dello scrivente sanno quanto poco mi affidi a etichette e classificazioni, ritenendole poco più che post-it per collocare i dischi negli scaffali. Nell’Officina dei F.lli Alessandro e Gian Pietro Seravalle si possono scorgere diversi di questi post-it con la scritta krautrock (alcune timbriche richiamano gli ultimi Kraftwerk), alt-rock, industrial, progressive, e perfino il metallo, considerando la copresenza di Alessandro nei Garden Wall (band assolutamente da ri-scoprire). Occorre ribadire che questi bigliettini servono unicamente a non smarrirsi di fronte alla molteplicità e alla imprevedibilità degli orizzonti sonori che offre quest’ultima produzione (arricchita dalla presenza di ospiti quali Simone D’Eusanio, Andrea Massaria, Alessandra Rodaro e Paolo Volpato), non certo a inquadrarne il variegato mondo delle impressioni veicolate.

Il titolo del disco, ''Blecs'', come esplicitato dagli stessi autori, richiama l’omonimo vocabolo friulano che indica una toppa (“patch”), quale (vano) tentativo di arginare le irruzioni del caso-caos che insidiano il nostro ancestrale bisogno di cosmos (nei termini di Nietzsche, l’alternanza fra l’apollineo e il dionisiaco). Il sound è fortemente improntato all’elettronica: nella ritmica, talvolta martellante, talaltra a fare da tappeto, come nella creazione delle atmosfere, ora dense ed inquietanti, ora più rarefatte e rilassanti, da cui scaturiscono moniti sul possibile delinearsi di scenari distopici che prefigurano la realizzazione del famigerato panottico digitale (''Digital Panoptikon'', titolo del terzo brano) di benthaniana (e foucautiana) memoria. Foschi presagi di cassandre angosciate da una tèchne che sta prendendo il sopravvento su Homo Sapiens, o semplici constatazioni di una sua imminente (in atto?) trasformazione in Cyborg voluta (e sponsorizzata) dai padroni del discorso? Se i guardiani del pensiero unico, grigi turiferari del politicamente corretto, non esiterebbero ad etichettare come “complottista” (a proposito di etichette!) la prima ipotesi, evitando con il solito artificio retorico intellettualmente disonesto di confrontarsi sui contenuti, temo che le attuali tendenze giochino più a favore dei sogni transumanisti che non della vita buona tanto cara ai filosofi greci (e che tanto salutare sarebbe anche ai nostri giorni).

E’ probabile che le coraggiose scorribande sonore sperimentate in questa singolare Officina risultino fortemente indigeste a chi è solito deliziarsi negli illusori binari dell’easy listening e, viceversa, rappresentino un piatto invitante per chi ama esplorare percorsi alternativi osando guardare in faccia quelle disarmonie della vita di cui la musica può (anzi, deve in quanto forma d’arte universale) farsi degno interprete. Senza scomodare Jung, sappiamo che l’incontro con le dimensioni archetipiche del caos, del negativo, del perturbante, in prospettiva di una loro auspicabile integrazione, non è una spensierata gita fuoriporta. Prima di avventurarsi in queste strade sonore, consiglio quindi di passare in Officina e fare un tagliando affidandosi alle esperte mani dei fratelli Seravalle. Buon viaggio! (MauroProg)