CHUCK JOHNSON  "The cinder grove"
   (2021 )

Prendete un cowboy da cinema western, con cappello d’ordinanza, ma vecchissimo. Però portatelo via dal suo habitat e mettetelo in un bosco… di cenere. No, quello del cowboy non assomiglia al volto di Chuck Johnson, ma è un personaggio immaginario che mi viene da evocare, leggendo la definizione “country post-rock”, che potrei contrarre in “post-country”. Johnson scrive sia musica per film e televisione, che musica sotto il proprio nome e per altri progetti; la sua discografia è vasta. Il nuovo lavoro “The Cinder Grove”, appena uscito per Glitterbeat Records, è composto da cinque suggestivi brani, dove la sua pedal steel guitar staglia le note in slide su un ambiente sonoro dilatato: fondali aerei come quello di “Serotiny”, o un solenne organo elettronico, come in “Raz-De-Marée”. “Constellation” fa navigare in suoni celestiali, ma da “Red Branch Bell” fino a “The Laurel”, si aggiunge un ulteriore elemento: la presenza degli archi, violino viola e violoncello, che se nel primo episodio si prendono uno spazio separato, al centro del pezzo, nel secondo dialogano con chitarra e fondali elettronici. Il sapore country in senso stretto, nell’andamento melodico della chitarra orizzontale, si sente soprattutto nel finale di “The Laurel”. Sembra un intenso testamento spirituale di questo cowboy, che ha vissuto e visto tante cose, e adesso è stanco e si siede pacifico sul dondolo, in attesa di entrare nel bosco di cenere. (Gilberto Ongaro)